Oro, yen e tecnologia blockchain

A cura di Vincent Mivelaz, analista di Swissquote 

La settimana che si è appena chiusa ha beneficiato del ritorno degli acquisti in Borsa grazie ad un’indiscrezione sul prolungamento dei colloqui tra Usa e Cina, allo scampato pericolo di un secondo shutdown e ad una Fed che sembra più accomodante. Chiusura in territorio positivo anche per i futures sul petrolio sulla base di tagli più sostenuti alla produzione imposti dall’Opec.

Ma non è tutto oro. La sorpresa maggiore è stata la pubblicazione delle vendite al dettaglio per il mese di dicembre, giunte con un ritardo di un mese a causa dello shutdown, a ricordarci che la situazione economica americana è molto diversa da come l’avevamo lasciata qualche mese fa. Il dato sulle vendite, in contrazione dell’1,2% mese su mese rispetto ad attese di un’espansione dello 0,1% e che seguono il dato rivisto al ribasso di novembre, ci mostrano il calo più marcato da settembre 2009.

In maniera simile, la valutazione che esclude le vendite di automobili e gasolio è scivolata dell’1,4% mese su mese se comparata a previsioni di +0,4 e +0,5% a novembre. Sono diversi i fattori che potrebbero spiegare questo collasso nelle vendite: in primo luogo, lo shutdown governativo iniziato il 22 dicembre ha contribuito a diffondere un senso di cautela e prudenza tra i consumatori in generale ma ha soprattutto causato l’interruzione dello stipendio dei dipendenti pubblici.

Secondariamente, il sell-off registrato sui mercati a dicembre è stato abbastanza violento da ricordare sia agli investitori che ai consumatori che la recessione continua ad essere una possibilità dietro l’angolo. Sussiste inoltre una discreta possibilità che i consumatori abbiano dunque aumentato la propensione al risparmio nelle ultime settimane. Sul mercato valutario, la delusione relativa ai dati Usa ha innescato una scossa di volatilità pur senza avere la forza per originare un vero e proprio trend.

Comunque, possiamo osservare che i cosiddetti “porti-sicuri” sono certamente tra i beneficiari di questo nuovo movimento: lo yen ad esempio ha guadagnato lo 0,75% ieri raggiungendo il livello di 110,35 mentre l’oro si è apprezzato fino a 1315 dollari l’oncia. Nel complesso, riteniamo che benchè vi sia certamente un rallentamento in corso, occorrerà del tempo agli investitori per prendere le misure con il nuovo scenario, che necessita comunque di venire confermato da ulteriori dati.

Volgendo lo sguardo più vicino a noi, non possiamo non notare come non termini di stupire l’incessante boom di nuove aziende nella cosiddetta “cryptovalley” incastonata tra la Svizzera e il Liechtenstein. Sono ben 750, inclusi 4 Unicorni (20% in più dello scorso anno) le società che sviluppano cryptovalute e tecnologia blockchain. Quest’ultima infatti, nonostante gli up e soprattutto i down delle cryptovalute (Bitcoin, Ethereum e Ripple sono in calo rispettivamente del 75, 85 e 60% da gennaio 2018), rimane fortemente attrattive poiché le società attive nelle applicazioni basate sulla blockchain e le soluzioni da questa offerta continuano a mantenere il passo.

E la Svizzera continua a giocare un ruolo di primo piano nell’industria tanto che la stessa Borsa svizzera (SIX) si appresta a lanciare una piattaforma digitale con scambi regolamentati che punta ad aumentare i volumi e a supportare le offerte di token (STO Security Token Offering) su larga scala, oltre che a migliorare l’efficienza e ridurre i rischi operativi aumentando la gamma di titoli in contrattazione su questo network. La Borsa svizzera diventerebbe in tal modo la prima infrastruttura di mercato ad offrire soluzioni di trading integrate (end-to-end, settlement e custodia inclusi) per i titoli digitali.

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