Outlook 2020, i quattro sviluppi politici da monitorare

A cura di David Giroux, Cio Equity and Multi-Asset di T. Rowe Price

Guardando al 2020 riteniamo che i mercati dovrebbero essere supportati da un’economia globale che continuerà a crescere e da tassi di inflazione bassi ma stabili. Tuttavia, ci saranno anche una serie di rischi che potrebbero mettere alla prova i mercati, tra cui una persistente incertezza politica.

A tal riguardo, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti saranno probabilmente l’evento più significativo del 2020, ma una serie di altri rischi geopolitici, compresi trade war, Brexit e le proteste ad Hong Kong, avranno probabilmente un impatto notevole sui mercati globali.

1. Guerra commerciale

La guerra commerciale tra Usa e Cina è stata tra i principali driver della volatilità nel 2019, come dimostrato dai risultati altalenanti delle società esposte in maniera più diretta al mercato cinese.
Dopo le difficoltà registrate ad agosto, in seguito all’annuncio da parte statunitense di voler aumentare i dazi su ulteriori 300 miliardi di dollari di importazioni, i titoli legati alla Cina sono entrati in rally in linea con il mercato più in generale, mentre crescevano le speranze per un accordo ad interim.

Sebbene ci siano segnali che Usa e Cina potrebbero finalizzare un accordo di breve termine – in sostanza, una tregua – che supporterà le vendite di beni agricoli statunitensi e ridurrà in parte i dazi – è improbabile che assisteremo a una risoluzione del conflitto sottostante nel 2020. Su alcune questioni cruciali, come i sussidi alla tecnologia, un compromesso potrebbe essere sostanzialmente impossibile.

La Cina difficilmente farà un passo indietro su obiettivi in aree come intelligenza artificiale, robotica, veicoli elettrici e produzione domestica di semiconduttori. È possibile inoltre che Usa e Cina non riusciranno mai a trovare un punto di incontro sul supporto statale cinese alle industrie chiave.

2. Brexit

L’incertezza generata dal divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea sembra destinata a continuare anche nel 2020. Dopo essere stata rimandata diverse volte, la deadline per Brexit è ora fissata per il 31 gennaio 2020. Tuttavia, la conferma di tale data è ancora al vaglio del Parlamento britannico, dopo il risultato delle elezioni del 12 dicembre.

Anche se gli accordi post-Brexit – come la relazione commerciale tra Regno Unito e Unione Europea – potrebbero essere negativi per la crescita e per gli utili, l’approvazione di una legislazione per l’uscita dall’UE rappresenterebbe probabilmente una notizia positiva per l’azionario britannico e per la sterlina, se non altro perché ridurrebbe l’incertezza. In una certa misura, dato che la Brexit si è trascinata così a lungo, si può dire ci sia già stato un danno economico, con investimenti delle aziende rimandati e inflazione più elevata.

3. Hong Kong

Le proteste di massa nella regione amministrativa speciale di Hong Kong sono iniziate in reazione alla proposta di legge di estradizione che avrebbe permesso ai residenti di essere processati in Cina, ma si sono evolute in un movimento che chiede riforme politiche democratiche. Se da un lato queste turbolenze hanno avuto effetti chiaramente negativi sull’economia di Hong Kong, dall’altro è difficile distinguere l’impatto di tali questioni sulla Cina nel complesso da quello delle altre problematiche legate al commercio e alle questioni strutturali di una crescita in rallentamento.

Inoltre, continua a essere poco chiaro quali saranno i prossimi passi, se ce ne saranno, da parte di Pechino per riportare la regione all’ordine. È difficile immaginarsi quale potrebbe essere un esito ragionevole di tale situazione.

4. Elezioni Usa

È possibile che i mercati azionari stiano sottostimando il potenziale impatto della corsa alle elezioni presidenziali del 2020 su tasse, regolamentazione e sulle imprese nei settori dell’healthcare, dell’energia e dei servizi finanziari. Stupisce il fatto che il mercato sembri non essere più preoccupato delle elezioni Usa. Riteniamo infatti che potrebbero essere molto disruptive in diversi settori.

Parte del contesto politico per le elezioni del 2020 è costituito dal dibattito su un potenziale aumento della disuguaglianza di reddito che ha accompagnato le riforme di libero mercato degli ultimi 40 anni. Anche se questi cambiamenti strutturali hanno sostenuto la crescita economica e ridotto l’inflazione, i benefici non si sono sempre tradotti in salari e standard di vita più elevati.
Sebbene le preoccupazioni economiche abbiano aiutato a fomentare il populismo, l’appeal politico dei candidati che promuovono regolamentazioni più stringenti e una redistribuzione di reddito e benessere rappresentano un rischio più immediato per i mercati.

Esiste la possibilità che un simile candidato possa vincere la nomination dei Democratici. Se venisse eletto un Presidente democratico, è probabile che incontrerebbe delle difficoltà nel far passare al Senato un’agenda legislativa di sinistra. Tuttavia, i potenziali cambiamenti nelle regolamentazioni portati avanti da tale amministrazione – come limiti più stringenti sul fracking di petrolio e gas – non sono ancora stati prezzati dal mercato. Ecco perché è necessario restare particolarmente cauti.

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