Ovs si inabissa dopo la trimestrale, pesano anche prospettive incerte

Di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, 6 In Rete Consulting

Settimana da dimenticare per Ovs, che ha vissuto la giornata di giovedì e la prima parte della seduta successiva tra una sospensione al ribasso e l’altra, con una capitalizzazione dimezzatasi in poche sedute a poco più di 170 milioni di euro. A penalizzare il titolo della catena distributiva di abbigliamento veneta (che controlla anche il marchio Upim) è l’andamento decisamente negativo del terzo trimestre, legato principalmente a due fattori che rischiano di condizionare anche i risultati degli ultimi tre mesi dell’anno, allungando i tempi per l’atteso turnaround.

Anzitutto pesa il clima eccezionalmente mite di quest’anno, durato fino alla terza settimana di novembre come ha poi ricordato l’amministratore delegato Stefano Beraldo (che da un modulo di internal dealing di Borsa Italiana si apprende aver comprato 100mila azioni a un prezzo medio di 0,7841 euro l’una) in conference call con gli analisti. Inoltre Ovs sta ancora subendo l’eredità di Sempione Fashion che implica svalutazioni, accantonamenti ed oneri straordinari, in parte dovuti anche ai ribassi di prezzo (“markdown”) effettuati, in particolare in agosto, per smaltire le rimanenze di magazzino.

Risultato: i primi nove mesi del 2018 si sono chiusi con vendite nette, escludendo il sell-off di Sempione Fashion, per 1,01 miliardi (-1,4% su base annua) e un Ebitda rettificato di 104,1 milioni (-10,3%). L’Ebitda contabile (“reported”) è invece risultato positivo per soli 41,7 milioni, mentre l’utile ante imposte rettificato cala così a 51,2 milioni (40,3 milioni in meno dei primi nove mesi del 2017), quello contabile a 36,8 milioni, in crescita di 2,3 milioni rispetto a un anno prima. L’indebitamento finanziario netto rettificato è pari a 440,4 milioni (424,3 milioni quello contabile), con un rapporto tra la posizione finanziaria netta media degli ultimi 12 mesi e l’Ebitda pari a 2,5 volte.

Per quanto riguarda il quarto trimestre la generazione di cassa dovrebbe rimanere intorno ai 30 milioni di euro e l’Ebitda sui 40-45 milioni. Anche nel 2019 il management si attende di dover ridurre il magazzino, a fronte di un andamento dell’intero settore che si prospetta ancora negativo. Beraldo ha però esplicitamente escluso la necessità di ricorrere ad un aumento di capitale, ipotesi che ha certamente pesato sull’umore degli investitori nelle ultimissime sedute almeno quanto la pioggia di downgrade sul titolo da parte dei principali broker.

Se Banca Akros ha sospeso il giudizio, Websim ha confermato di ritenere il titolo a questi prezzi “interessante” ma ha tagliato a 1,2 euro il target price, mentre Equita ha tagliato il rating da “buy” a “hold” e Kepler-Cheuvreux ha ridotto il prezzo obiettivo a 1,70 euro. Da notare che vari hedge fund hanno una posizione “corta” sul titolo, tra cui Marshall Wace (posizione short equivalente ad un 2,26% del capitale), Worldquant, Algert Global, Citadel II, e Jp Morgan (con posizioni short tra lo 0,50% e l’1% del capitale ciascuno).

Per chi volesse scommettere su Ovs oltre che il titolo sono disponibili opzioni put o call.


 

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