Pechino promette un recupero per lo yuan e le Borse asiatiche riprendono fiato

Mercati asiatici in progresso nella seduta, sulla speranza che Pechino abbia davvero intenzione di porre un freno alla svalutazione dello yuan (che tra martedì e mercoledì si è deprezzato di circa il 4%). E’ in crescita intorno allo 0,40% lo Shenzhen Composite. Pechino ha spinto in declino la sua valuta per la terza seduta consecutiva dopo avere tentato di sostenerla mercoledì, in chiusura delle contrattazioni quando lo yuan si era avvicinato a una perdita del 2% sul dollaro, limite giornaliero consentito e ai minimi di quattro anni.

La mossa di martedì della People’s Bank of China, arrivata a sorpresa, era mirata a rendere la valuta regolata più direttamente dal mercato. In precedenza Pechino stabiliva ogni mattina un valore mediano che poteva oscillare fino a un massimo del 2% rispetto alla chiusura del giorno prima. Ora, invece, la quotazione dovrebbe essere basata sul tasso di chiusura del foreign exchange interbancario della seduta precedente.
Ma le perdite significative della valuta, e l’impatto avute sulle altre monete e sui mercati azionari globali, hanno spinto l’istituto centrale a convocare un’inusuale conferenza stampa, in cui sono state definite “infondate” le indiscrezioni secondo cui l’obiettivo era portare lo yuan a un deprezzamento del 10%.

Il vicegovernatore Yi Gang ha anzi detto che la tendenza potrebbe tornare velocemente verso un apprezzamento della valuta. In ogni caso prima della conferenza stampa lo yuan era in flessione dell’1% e successivamente ha limato le perdite a poco più di un terzo di punto percentuale.

Il recupero dei listini è partito da Sydney, anche se l’S&P/ASX 200 ha visto ridursi decisamente il suo guadagno da oltre mezzo punto percentuale ad appena lo 0,11% in chiusura degli scambi.
Estrema volatilità che riflette quella della valuta australiana, che nelle ultime 24 ore è passata da un massimo di 73,90 sul dollaro a 72,16, livello più basso addirittura dal 2009. Sul fronte delle materie prime, l’oro ha perso lo 0,20% mettendo fine a una striscia positiva durata cinque sedute, mentre a Londra il rame a tre mesi ha segnato un declino dello 0,80% riavvicinandosi ai minimi di sei anni.
Complessivamente, però, i titoli minerari hanno recuperato terreno a Sydney (come hanno fatto per altro anche quelli del settore bancario), soprattutto in scia alla ripresa dei corsi del petrolio innescata da dati inferiori alle attese sulle scorte in Usa.

Prende decisamente fiato la piazza di Tokyo, con il Nikkei 225 che segna un progresso dello 0,99% nella seduta, nonostante l’unico dato macro di giornata sia deludente.
In giugno, gli ordinativi di macchinari industriali core (escludendo cioè quelli per la generazione elettrica e quelli navali) in Giappone sono calati dopo tre mesi consecutivi di progresso, segnando un declino del 7,9% dopo l’incremento dello 0,6% di maggio (3,8% in aprile e 2,9% in marzo). Il dato si confronta con la flessione del 5,6% del consensus.

Peggiore titolo nella seduta è quello di SoftBank. Il gruppo delle telecomunicazioni ha perso oltre il 2,5% dopo avere annunciato di avere acquisito ulteriori azioni della controllata americana Sprint, per un investimento di 87 milioni di dollari. Positive anche le performance di Seoul (il Kospi ha chiuso in progresso dello 0,40%) e Hong Kong (l’Hang Seng guadagna circa lo 0,60%).

a cura di Trend Online

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