Perché i fondi Usa hanno paura del debito corporate

A cura di Morningstar

I fondi specializzati sugli Usa iniziano ad avere paura del debito corporate. Anche perché, nonostante alcuni segnali che indicano una riduzione di questa voce, in generale il livello di esposizione resta in linea con quello visto durante la crisi finanziaria del 2007-2009. “Le aziende americane hanno approfittato dei tassi di interesse ai minimi storici arrivati dopo la crisi del credito. Si sono fatte finanziare non solo per sostenere e sviluppare il business, ma anche per pagare dividendi e lanciare piani di buyback”, spiega Kevin Mc Devitt, analista di Morningstar. Secondo gli ultimi dati elaborati dalla Federal Reserve il debito corporate Usa alla fine del primo trimestre 2018 era pari al 45,2% del Pil americano, in calo di un decimo di punto percentuale rispetto ai sei mesi precedenti.

Ma c’è un elemento in particolare che fa preoccupare il mercato. “Secondo i dati di Wells Fargo Securities, circa 4mila miliardi di dollari di debito corporate dovranno essere rifinanziati nei prossimi anni. Se i tassi di interesse si dovessero impennare o l’economia dovesse entrare in recessione, molte aziende potrebbero trovarsi a corto di capitali o con le linee di credito chiuse proprio nel momento in cui hanno più bisogno di soldi”, dice Mc Devitt. La situazione è particolarmente pressante per le aziende americane. “Sono quelle che, di solito, sono più indebitate rispetto a quelle di altri paesi”, dice l’analista. “Il rapporto debito/capitale (debt/capital) delle società presenti nel paniere S&P500 è del 43%. Quello delle aziende presenti nell’indice Ftse All World ex US è del 32,7%”.

Il debito non è tutto uguale
Ci sono delle differenze anche all’interno dello stesso universo delle aziende Usa. “Le large cap tendono ad avere un rapporto debito/capitale più alto rispetto alle piccole e medie imprese”, dice Mc Devitt. Quelle presenti nell’indice Russel 2000 hanno un rapporto del 37,8%.

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“Ma anche fra le grandi ci sono delle differenze”, continua l’analista. “Le società growth di solito sono più indebitate di quelle value”. I titoli presenti nel paniere Russell 3000 Growth hanno un rapporto debt/capital del 44,7% rispetto al 40,5% di quelle che formano il Russell 3000 Value.
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“Questi elementi non stupiscono”, dice Mc Devitt. “Le large cap sono considerate più stabili delle small e mid e quindi hanno una maggiore facilità di accesso al credito. Un discorso simile vale per growth e value: le prime, grazie ai tassi di crescita e agli utili che corrono, sono molto interessanti per i finanziatori. Tuttavia, forti livelli di indebitamento uniti ad alti multipli di prezzo possono diventare un cocktail tossico in caso di crollo dei mercati”.

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Chi ha meno debito
In base a questo quadro, il consiglio dell’analista è quello di orientarsi verso quei fondi che alla luce dei titoli in portafoglio presentano un basso rapporto medio  debt/capital e che puntino su società dai forti bilanci e con un basso livello di indebitamento.

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