Perché il prezzo della benzina non segue il prezzo del petrolio

A cura di di Stefano Giudici, Digital Marketing Manager, MoneyFarm.com
Dopo mesi e mesi in cui il prezzo del petrolio è ai minimi storici sembra che finalmente, per la gioia degli automobilisti, l’effetto si stia riflettendo anche sui prezzi della benzina alla pompa. Il Brent crude oil che dettava un prezzo al barile di 106$ a giugno dello scorso anno è sceso del 64% negli ultimi 18 mesi a circa 37,91$, il prezzo più basso degli ultimi sette anni. Per farla semplice, un barile di petrolio oggi costa circa la metà rispetto ad un anno fa.
Ottima notizia e tutti felici e contenti se non fosse che una domanda sorge spontanea: come mai il prezzo della benzina non è sceso allo stesso ritmo? Perché il prezzo della benzina ha subito un ribasso solo del 14% e non si è dimezzato come quello del petrolio?
La risposta che solitamente viene data è che serve tempo, alcuni mesi secondo le grandi compagnie petrolifere. Ma sappiamo tutti che non è così. L’altra risposta è che il prezzo del petrolio è solo una componente del prezzo della benzina/diesel al litro, ci sono infatti altri fattori come le tasse, i margini di vendita e le fluttuazioni dei tassi di cambio che rendono le cose meno facili.
Le tasse sulla benzina. La più grossa fetta di margine sul prezzo del petrolio a contribuire sul costo della benzina è dettata dalle tasse. Niente di nuovo, tasse e accise in Italia pesano circa il 70% sul prezzo finale. L’elenco completo delle accise sulla benzina dal 1935 è orami abbastanza famoso e comprende le seguenti voci:

  • 1,90 lire (0,00103 euro) per il finanziamento della guerra d’Etiopia – 1935-1936;
  • 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
  • 10 lire (0,00516 euro) per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
  • 10 lire (0,00516 euro) per il finanziamento dell’Alluvione di Firenze del 1966;
  • 10 lire (0,00516 euro) per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
  • 99 lire (0,0511 euro) per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
  • 75 lire (0,0387 euro) per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980;
  • 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
  • 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
  • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
  • 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 0,04 euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
  • 0,0089 euro per far fronte all’alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011;
  • 0,082 euro per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011.

A queste si aggiunge IVA al 22% che si aggrava sul prezzo finale. Anche se quindi il prezzo del petrolio fosse gratuito e le case di distribuzione tipo Eni non facessero pagare la “consegna” senza generare profitto, fare benzina costerebbe comunque più di 50 centesimi al litro.
Il prezzo del petrolio.  Il costo del petrolio è solo il secondo elemento a contribuire sul prezzo del carburante. Anche questo costo, definito costo industriale può essere scomposto a sua volta il mille fattori, tra i quali si ritrovano nuovamente le tasse. I governi globali addebitano infatti alle compagnie petrolifere ingenti tasse sui profitti e sulle esportazioni. A queste si aggiungono i costi per la ricerca, l’operatività, l’estrazione.
Infine il terzo componente del prezzo della benzina sono i margini di profitto che le case vogliono mantenere. I margini aziendali tuttavia, al contrario di quanto molti pensano, non influiscono troppo sui costi data la forte competizione sul prezzo. Essi servono però a coprire i costi di gestione e di marketing. Perché sebbene il petrolio sia un bene praticamente di prima necessità, al momento la produzione supera la domanda e quindi le case petrolifere devono combattere per accaparrarsi fette di mercato.
La componente valutaria. Il prezzo al barile è stato spinto al ribasso anche dal rafforzamento del dollaro, la moneta con cui viene prezzato il petrolio. Il rafforzamento dovuto in gran parte alla decisione della FED di rialzare i tassi di interesse alla fine del 2015 non ha però influito sul prezzo della benzina al consumatore. In Italia infatti la benzina viene pagata in Euro e quindi l’effetto viene molto mitigato.

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