Petrolio: croce dei produttori negli emergenti, delizia dei consumatori nei mercati sviluppati

a cura di Viktor Nossek, Director of Research WisdomTree Europe

Il 2016 contrapporrà l’ascesa dei consumi nei mercati sviluppati (DM) alla caduta dei produttori nei mercati emergenti (EM), sulla scia di una sempre più accentuata correzione dei prezzi delle commodity. Le previsioni sono ottimistiche per un ampio ventaglio di strategie azionarie incentrate sui mercati sviluppati, in particolare sull’Europa. Strategie selettive di tipo value orientate verso gli importatori di commodity offrono l’opportunità di posizionarsi al rialzo nei mercati emergenti.

Le condizioni delle economie del mondo sviluppato sono nettamente migliorate. Sostenuta dal cambiamento strutturale, l’Eurozona sta trovando un nuovo equilibrio: la crescita sta cominciando a essere trainata dai consumi e, partendo da un precoce punto d’inflessione, accelererà la produzione economica e consoliderà la ripresa. A sottolineare il rafforzamento dei consumi, una Fed “colomba” impegnata in un progressivo ciclo di rialzi dei tassi negli Stati Uniti. Ciò consente l’insorgenza di moderate pressioni salariali in questa fase d’irrigidimento del mercato del lavoro ma senza penalizzare il sentiment sugli attivi rischiosi. In Giappone gli stimoli fiscali potenzieranno i consumi e le spese aziendali mentre l’aumento del salario minimo e i tagli alle imposte per le imprese rappresenteranno i principali fattori trainanti dell’attività nel 2016. Il rating del segmento azionario nipponico troverà nuovo impulso anche grazie all’impegno del settore privato nell’accrescere il valore delle aziende.

Le economie dei mercati emergenti sono costrette a ristrutturare. I Paesi esportatori di commodity devono tagliare i budget a fronte del calo delle entrate e del rincaro dei costi di finanziamento. Secondo le aspettative, misure aggressive di stimolo fiscale dovrebbero assecondare la lenta e difficile liquidazione delle scorte in eccesso da parte dei produttori dei Paesi emergenti: questo fenomeno e il crollo dei prezzi delle commodity incentivano la sovrapproduzione da parte delle imprese di proprietà statale nel tentativo di proteggere la quota di mercato e salvare posti di lavoro. Il consolidamento dell’industria e la ristrutturazione del debito, ormai prossimi, sostituiranno l’indiscriminata caccia ai rendimenti con allocazioni mirate esclusivamente agli investimenti di qualità.

Eurozona: ripresa trascinata dai consumi In generale siamo rialzisti sull’azionario europeo, privilegiando le small-cap per posizionarci sulla ripresa dell’Area Euro trainata dalla domanda interna e sulle large-cap a distribuzione di dividendi che offrono rendimenti superiori rispetto ai bond in un momento in cui la BCE è irremovibile sull’allentamento quantitativo (QE). A fronte di un ulteriore irrigidimento della Fed, stando alle previsioni, gli investitori esteri alla ricerca di un’ampia esposizione sui titoli azionari europei dovrebbero considerare il rischio di ribasso che l’accresciuta divergenza di politica monetaria presenta nei confronti dell’euro. Dovrebbe essere contemplata un’esposizione con copertura sull’azionario dell’Eurozona.

BCE “colomba”: deprezzamento dell’euro tramite la retorica, anziché azioni concrete Non è previsto alcun cambiamento di rilievo per ciò che concerne le misure di allentamento monetario già esistenti. Dopo le operazioni di TLTRO, la politica di tassi d’interesse prossimi o inferiori allo zero e il programma di QE, tutte le opzioni sono state esaurite. Quel che resta è la retorica, che Draghi ridurrà ad un laconico: “non escludiamo nessuna opzione”, nel tentativo di provocare il ribasso dell’euro. L’invito della Fed a posticipare le aspettative sui rialzi dei tassi sarà probabilmente controbilanciato dalle dichiarazioni “da colomba” di Mario Draghi. Fino al 2017, l’euro resterà fondamentalmente ed artificialmente debole. Gli investitori esteri alla ricerca di esposizione sull’Europa dovrebbero valutare l’ipotesi di una copertura del proprio rischio di cambio.

Regno Unito: i timori di una “Brexit” e di un irrigidimento da parte della BoE oscurano la solidità dei consumi Il calo dei prezzi dell’energia, un mercato del lavoro in fase d’irrigidimento e il rialzo dei salari continueranno a rappresentare i principali driver della crescita trainata dai consumi nel corso di quest’anno. La vera minaccia per il 2016 è costituita dal prossimo referendum sull’UE e dall’incertezza politica riguardo all’eventualità di un’uscita del Regno Unito dall’Unione (la cosiddetta “Brexit”) che intacca il sentiment sugli investimenti in sterlina considerati un porto sicuro. Anche i titoli governativi britannici (Gilt) sono soggetti al rischio che la Banca d’Inghilterra (BoE) si prepari ad irrigidire la politica monetaria mentre il mercato immobiliare resta solido e il credito al consumo è in pericolo di surriscaldamento. A questo punto del ciclo delle commodity, i titoli ad alto dividendo in Regno Unito offrono opportunità di valore che, rispetto ai Gilt, mostrano un premio storicamente elevato.

USA: i consumi resistono al rialzo dei tassi  L’intenzione della Fed di rialzare ancora i tassi non è percepita come una manovra a discapito dei consumatori in termini di costi poiché il tonfo delle commodity, in particolare dei prezzi dell’energia, controbilancia abbondantemente timori di questo genere. Si ritiene siano incoraggiate le spese per i beni ciclici. Siamo selettivamente rialzisti sull’azionario USA, privilegiando le strategie small-cap rispetto a quelle large-cap per sfruttare la forza dei consumi negli Stati Uniti, anche se il calo delle esportazioni e delle spese in conto capitale rallenteranno lo slancio economico del Paese. Le large-cap si muovono verso una decelerazione dei profitti poiché il rialzo dei tassi d’interesse fondamentalmente supporta l’apprezzamento del dollaro. Fino a quando gli aumenti salariali non accelereranno, alimentando previsioni d’inflazione più alte, la curva dei rendimenti negli USA dovrebbe appiattirsi. Ciò mitiga la nostra view ribassista sui Treasury USA a lunga scadenza per il primo semestre del 2016, offrendo eventualmente la possibilità di adottare posizioni corte.

Giappone: attribuzione di nuovi meriti di credito per l’azionario giapponese Le riforme strutturali da parte del Governo – la terza freccia dell’Abenomics – insieme all’incoraggiamento attivo delle autorità di politica monetaria per migliorare la governance aziendale, stimolano il mondo corporate nipponico ad accrescere il valore delle imprese. Il settore privato del Paese del Sol Levante è sempre più smanioso d’indebitarsi ed investire, mentre la volontà d’invertire la tendenza all’accumulo di liquidità per offrire politiche dei dividendi che rappresentino alternative competitive rispetto ai JGB sta gettando le fondamenta per sviluppare una cultura della titolarità azionaria. Gli investitori istituzionali giapponesi al servizio delle famiglie ribilanceranno i portafogli a favore delle azioni e a discapito dei mercati monetari e del reddito fisso. Nel 2016 proseguirà il re-rating del segmento azionario.

Mercati emergenti: nuovi stimoli monetari e ristrutturazioni difficili Il collasso dei prezzi delle commodity significa che i tassi d’interesse, corretti sulla base dell’inflazione per gli esportatori di commodity, sono troppo alti e ci si aspetta che un ulteriore allentamento monetario aiuti a liquidare le capacità in eccesso. La Cina consentirà una svalutazione controllata dello yuan, in aggiunta ad altri tagli dei tassi. Nel 2016 sono previste ancora attività di ridimensionamento delle aziende, ristrutturazione del debito e operazioni difensive di M&A. Le imprese a conduzione statale (SOE) dovrebbero beneficiare del sostegno del governo, mentre le aziende private e le piccole imprese si concentreranno sul taglio dei costi, i disinvestimenti, il consolidamento e la ristrutturazione del debito.

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