Petrolio, possibile ritorno all’equilibrio in vista?

A cura di Erasmo Rodriguez, Senior Equity Analyst, Energy and Utilities di Union Bancaire Privée

Durante le ultime tre settimane il mercato del petrolio ha raggiunto i suoi massimi. Il prezzo del Brent è aumentato del 30% ed è attualmente scambiato a 40,5 dollari al barile. Sono tre le ragioni alla base di questo rialzo: i rumours circa un possibile accordo tra i produttori di petrolio per controllare la produzione, i segnali che la produzione nei Paesi non appartenenti all’OPEC sta calando e la debolezza del dollaro.
A fine febbraio, il mercato ha assistito alle discussioni tra l’Arabia Saudita e altri grandi Paesi produttori di petrolio circa un possibile congelamento della produzione. La decisione saudita ha dato un forte segnale riguardo al fatto che l’OPEC potrebbe voler cambiare la politica sul petrolio, basata sul mantenere alta la produzione in modo da tenere i prezzi del greggio sotto pressione. Di recente, anche l’Equador ha ospitato un incontro con altri produttori sudamericani, al fine di raggiungere un consensus sull’offerta di petrolio e su tutti i prezzi.
I membri dell’OPEC stanno soffrendo a causa di un crollo del prezzo del petrolio che sta intaccando le riserve internazionali e i conti pubblici di questi Paesi. Tale calo ha inoltre portato a una destabilizzazione degli equilibri interni politici e sociali in alcuni Paesi come Venezuela, Equador, Nigeria e Algeria. In media, il costo di pareggio fiscale per l’Arabia Saudita è di 105 dollari al barile e più di 70 dollari per il gruppo dei Paesi OPEC.
Tuttavia, rimangono incertezze significative circa la composizione dei partecipanti OPEC e non-OPEC nel futuro processo decisionale e circa l’eventualità che questi partecipanti riescano a raggiungere un accordo significativo agli inizi di aprile. Recentemente, l’Iran ha rimandato l’intenzione di partecipare all’incontro e ha confermato il suo obiettivo di aumentare la produzione a 4 milioni di barili al giorno.
La condizione attuale del mercato è stata rafforzata dai nuovi dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) che confermano un calo nella crescita della produzione mondiale. Pertanto, a febbraio, l’offerta globale di petrolio è diminuita di 180 mila barili al giorno attestandosi a 96,5 milioni di barili al giorno, per via di una produzione inferiore sia da parte dei paesi OPEC che di quelli non-OPEC.
A febbraio, l’offerta da parte dei paesi non-OPEC è diminuita di 90 mila barili al giorno e dovrebbe calare di 750 mila barili al giorno nel 2016, grazie a una produzione più bassa negli USA, in Colombia, in Messico e in Cina. Il mese scorso l’offerta statunitense è diminuita fino a 9,1 milioni di barili al giorno, 0,6 milioni in meno rispetto al picco registrato ad aprile del 2015, in seguito al calo della produzione dell’onshore Lower 48 (il numero di piattaforme petrolifere in attività continua a ridursi, essendo attualmente pari a 365, il 55% in meno rispetto all’anno precedente).
Anche l’offerta dei Paesi appartenenti all’OPEC ha subito un rallentamento il mese scorso, di 90 mila  barili al giorno a 32,61 milioni di barili al giorno. Tale diminuzione è stata una conseguenza delle perdite da parte della Nigeria e dell’Iraq, che sono state parzialmente compensate dai flussi in crescita provenienti dall’Iran. La produzione saudita è rimasta stabile a 10,23 milioni di barili al giorno, mentre quella iraniana, che punta a raggiungere i 4 milioni di barili al giorno, è aumentata di 220 mila barili al giorno, fino a un livello di 3,22 milioni di barili al giorno.
Infine, mentre le previsioni per il 2016 sulla domanda globale rimane praticamente invariata a 95,8 milioni di barili al giorno, i dati preliminari indicano che a febbraio le riserve commerciali dei paesi OCSE sono diminuite per la prima volta in un anno. A nostro avviso, il prezzo del petrolio deve rimanere al di sotto dei 40 dollari a barile per due trimestri per far tornare il mercato in equilibrio. Da parte nostra, manteniamo la nostra precedente previsione sui prezzi a sei mesi di 40 dollari a barile.

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