Politiche monetarie, banche centrali legate dalle “catene globali”

Dopo quello successo negli ultimi giorni: il governatore della Fed che non annuncia il taglio dei tassi richiesto dalla Casa Bianca, Joachim Fels, Global Economic Advisor di Pimco, spiega nella sua rubrica “Signposts” qual è, secondo lui, la posizione delle banche centrali in questo momento.

Le banche centrali si trovano oggi sempre più spesso di fronte a delle limitazioni, le cosiddette, secondo Fels, “catene d’oro“, le quali sono state sostituite da “catene globali” che limitano fortemente la politica monetaria. Questi vincoli riflettono il ruolo del dollaro statunitense come valuta internazionale dominante e la crescente influenza del tasso di interesse di equilibrio globale sul tasso di interesse interno.

A differenza delle “catene d’oro”, le “catene globali” difficilmente causano una Grande Depressione, ma hanno il potenziale per agire come un ulteriore peso sia sull’economia globale che su quella statunitense, in particolare se la Fed non ne tiene conto in tempi rapidi, sottolinea l’esperto di Pimco.

Molti dei documenti di Jackson Hole, così come il discorso di Mark Carney, documentano le ricadute economiche e finanziarie create dal tasso di interesse degli Stati Uniti e dai cicli del dollaro sul resto del mondo. Di conseguenza, il ciclo finanziario globale è in realtà un ciclo del tasso di interesse statunitense e del dollaro statunitense, osserva Fels.

L’altra ragione principale per cui le “catene globali” limitano sempre più la politica monetaria anche degli Stati Uniti potrebbe consistere nella crescente dominanza del tasso di interesse di equilibrio globale.

Il documento Jackson Hole dell’economista della Fed di San Francisco, Oscar Jorda e del professor Alan Taylor, senior advisor di Pimco, afferma che le banche centrali sono ora “riders on the storm” di questi sviluppi globali.

Fels conclude identificando una buona e una cattiva notizia: la buona notizia è che la Fed ha riconosciuto e riconosce sempre di più l’importanza delle ricadute globali come conseguenza dei risparmi in eccesso a livello mondiale dovuti ai risultati economici e alla politica monetaria degli Stati Uniti.

La cattiva notizia, tuttavia, è che, nonostante la loro consapevolezza e il riconoscimento di questi fattori globali, i responsabili politici della Fed rischiano ancora di rimanere indietro a causa dell’incertezza politica globale e del probabile grave impatto sulla crescita globale di una guerra commerciale e tecnologica tra Stati Uniti e Cina.

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