Polonia, la Cina d’Europa

Nel bel mezzo del rallentamento dell’economia globale, la Polonia si distingue come campione europeo di crescita. Con un tasso annuo costante di forte crescita pari al 4,2%, tra il 1992 e il 2019, la Polonia sta recuperando costantemente il ritardo rispetto all’Europa Occidentale ed è diventata la settima economia dell’Ue con un Pil totale di 524 miliardi di euro. Considerando la popolazione di 38 milioni di abitanti, segnata da una storia turbolenta e dall’emigrazione a seguito dell’ingresso nell’Ue. Lo evidenzia Eglé Fredriksson, portfolio advisor di East Capital, il quale ritiene che l’incredibile motore di crescita della Polonia non stia ricevendo l’attenzione che merita.

La forza e la capacità di ripresa dell’economia polacca – nota l’esperto – possono essere ricondotte al suo ampio mercato interno, a riforme economiche tempestive e profonde nonché a politiche prudenti, laddove una strategia coerente dell’Ue è della massima priorità, costituendo un’importante disciplina per l’integrazione politica ed economica. Un vivace panorama imprenditoriale costituito da piccole e medie imprese (PMI), che beneficiano di un ampio mercato interno e di forti vantaggi competitivi nei paesi vicini, è un’importante fonte di crescita. L’afflusso massiccio di immigrati dall’Ucraina e dai paesi della Comunità degli Stati indipendenti (CSI) ha sostenuto il mercato del lavoro, la competitività delle esportazioni, il mercato immobiliare e il consumo interno. La resilienza della Polonia è stata dimostrata durante la crisi finanziaria del 2008-2009, quando si è distinto come l’unico Paese dell’Ue ad avere evitato la recessione. Dal 1989, la Polonia ha aumentato il suo Pil pro capite di quasi otto volte, portandolo a 15.431 dollari.

Una delle caratteristiche più importanti dell’economia polacca è il suo ampio mercato interno dei consumi, pari al 61% del Pil, che supera la media dell’Ue e, sotto questo aspetto, ricorda più gli Stati Uniti. Infatti, i consumi delle famiglie, trainati da un forte mercato del lavoro e da una crescita salariale superiore al 5%, dovrebbero continuare a essere uno dei principali motori dell’economia polacca nel medio termine. La politica del governo basata su significativi aumenti dei trasferimenti sociali sta alimentando ulteriormente questa crescita. Family 500+, un importante programma governativo introdotto nel 2016, ha incrementato di circa il 2-3% all’anno il reddito disponibile. Nel 2019 è stata annunciata una nuova ondata di prestazioni sociali, compresa un’estensione di Family 500+, pari all’1,7% del Pil, che dovrebbe stimolare i consumi di oltre il 3% nel 2020. Con l’estensione del programma Family 500+, una famiglia con due figli e uno stipendio medio netto di 864 sterline per lavoratore, vedrà aumentare il proprio reddito di un ulteriore 7% al mese.

Inoltre, i soggetti al di sotto dei 26 anni non pagheranno le imposte sul reddito, le pensioni saranno aumentate e, in generale, la popolazione pagherà imposte sul reddito inferiori dell’1%. È importante sottolineare che questi trasferimenti non compromettono la solida posizione fiscale del Paese con un deficit di bilancio inferiore al 2% del Pil. Queste politiche sono chiaramente positive per i consumi e per i settori del commercio al dettaglio, immobiliare, del tempo libero, della sanità e dell’istruzione. “Per quest’anno – aggiunge Fredriksson – prevediamo una crescita media del commercio al dettaglio in Polonia del 7%, con un potenziale di ulteriore accelerazione. Da investitori, apprezziamo ancora di più la componente relativa all’e-commerce dei consumi, in crescita del 15% tra il 2008-2018. Nel 2018 abbiamo osservato una crescita di oltre il 20% per le piattaforme di e-commerce asset-light della più grande internet company Wirtualna Polska“.

In termini di investimenti infrastrutturali, la Polonia è stata la principale beneficiaria dei fondi Ue nel periodo 2007-2013 e 2014-2020, con 102 miliardi di euro e 106 miliardi di euro di fondi ricevuti e da ricevere rispettivamente per ciascun periodo. “Ci aspettiamo – prosegue l’analisi – che la Polonia continui a ricevere fondi comunitari netti a un tasso di circa lo 0,8% del Pil all’anno, anche dopo il 2020”. Il settore edile e immobiliare è in piena espansione, trainato da progetti infrastrutturali, nonché dalla crescita delle attività commerciali e dall’espansione dei centri di assistenza in Polonia, con società internazionali come IBM, Citigroup, Credit Suisse e Capgemini che trasferiscono parte delle loro attività in Polonia. I rendimenti nel settore immobiliare sono scesi fino a toccare il minimo storico del 5% e si assiste a un aumento dell’entità delle operazioni per lo sviluppo di torri per uffici, che raggiungono i 400-600 milioni di euro con rendimenti pari o addirittura inferiori al 5%, che si stanno avvicinando ai livelli dell’Europa Occidentale. Diverse società immobiliari quotate alla Borsa di Varsavia traggono vantaggio da queste opportunità e presentano rendimenti dei dividendi in aumento, a due cifre, e redditi da locazione in aumento.

Inoltre, la Polonia è riuscita a trovare solide e innovative fonti di crescita nella “New Economy”. Uno dei settori in più rapida crescita è lo sviluppo di videogiochi. Il successo di CD Projekt, ora con una capitalizzazione di mercato di oltre 5 miliardi di euro, che negli ultimi 3 anni si è quasi decuplicata, ha innescato una crescita impressionante nel numero di sviluppatori di videogiochi nel Paese. Attualmente si contano oltre 300 società del genere in Polonia e più di 20 sono quotate alla Borsa di Varsavia.

Quali sono i rischi in questa storia di crescita? Secondo Fredriksson, le fonti più ampiamente citate di venti contrari per l’economia sono il deterioramento della situazione demografica, l’invecchiamento della popolazione e l’emigrazione. Tuttavia, dal 2014 circa 1,0-1,3 milioni di ucraini sono arrivati in Polonia per lavorare e, insieme all’afflusso dai Paesi della CSI, il numero di immigrati ha raggiunto i 2 milioni, il più alto afflusso in termini assoluti per qualsiasi Paese dell’Ue. Secondo le stime della Banca Nazionale di Polonia, gli immigrati ucraini hanno un impatto positivo dello 0,3-0,9% annuo sul Pil. In termini di rischi esterni, le esportazioni verso la Germania e l’Ue potrebbero subire la pressione causata dai timori di un’escalation delle guerre commerciali e di un rallentamento della zona euro. Tuttavia, è importante notare che, nonostante la vicinanza, la Polonia è meno soggetta a un rallentamento della Germania rispetto agli omologhi Cee.

“Attualmente le valutazioni azionarie sono al minimo degli ultimi sette anni, intorno a un multiplo prezzo utili pari a 10 volte”, conclude Fredriksson. “Insieme a una solida crescita dell’EPS dell’8,7% prevista tra il 2018 e il 2021 e a un potenziale miglioramento del dividend yield dall’attuale 2,5% a oltre il 4%, il mercato polacco offre una proposta interessante per gli investitori. Per quanto potremmo essere vicini al picco del ciclo macroeconomico, una brusca decelerazione dell’economia è improbabile a causa dei forti driver di crescita interna. Per gli investitori potrebbe essere il momento giusto per capitalizzare finalmente su quella che la Banca Mondiale, con una retorica atipicamente artificiosa, ha definito ‘l’età dell’oro’ per la crescita polacca”.

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