Posizione più solida per le azioni statunitensi

A cura di Larry V Adam CIO and Chief Investment Strategist – WM Americas, Dws
La nostra previsione di un’intensificazione della volatilità delle borse nell’anno in corso è stata confermata dall’altalena delle quotazioni azionarie, alimentata dalle inquietudini suscitate da alcune spinose questioni irrisolte. Questa settimana i toni ancora più accesi di alcune dichiarazioni sui contrasti commerciali (tra cui la notizia che il presidente Trump avrebbe ordinato al suo Rappresentante per il commercio di studiare l’imposizione di altri 200 mld di dollari di dazi su prodotti cinesi importati, che porterebbe il totale a ben 400 miliardi) hanno provocato ben otto ribassi dell’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA) consecutivi.
Data la persistenza di alcune incognite di rilievo (in particolare i contrasti commerciali, i rapporti con la Corea del Nord e le elezioni di medio termine negli Stati Uniti), la volatilità dovrebbe mantenersi elevata per tutta l’estate.
Tuttavia, il rafforzamento dei fondamentali azionari constatato negli ultimi mesi conferma la nostra intenzione di approfittare di eventuali ribassi per acquistare a quotazioni convenienti. Anche se la borsa resta sotto il massimo storico del 26 gennaio (S&P 500 a 2872 punti) di circa il 4%, numerosi fattori indicano un certo potenziale al rialzo.
• Accelerazione della crescita economica – Grazie all’aumento dell’occupazione, alla maggiore vivacità della spesa per i consumi e alla politica di bilancio espansiva, i fondamentali dell’economia restano solidi e continuano a indicare un’accelerazione della crescita economica, con pochi rischi di recessione. L’elaborazione del modello GDPNow della Federal Reserve di Atlanta, secondo cui nel secondo trimestre il PIL statunitense salirà del 4,70%, ha indotto gli analisti ad rivedere dal 2,60% al 2,80% la previsione relativa all’intero anno 2018. Anche noi abbiamo corretto al rialzo (dal 2,60% al 2,70%) la previsione di aumento del PIL nel 2018.
• Aumento degli utili previsti – Le previsioni degli utili delle imprese sono costantemente corrette al rialzo grazie al rafforzamento dei fondamentali economici e ai benefici effetti della riforma tributaria. Infatti dal 26 gennaio l’utile per azione, previsto dagli analisti nell’esercizio 2018 per le aziende dell’indice S&P 500, è aumentato da 153 a 161 dollari (+4,80%). Un’altra indicazione della solidità dei fondamentali degli utili nel lungo periodo è l’aumento a 177 dollari (+4,40%) dell’utile per azione previsto nell’esercizio 2019.
• Multipli di valutazione più convenienti – Negli ultimi 5 mesi i multipli di valutazione misurati nell’ultimo anno e quelli previsti nel prossimo esercizio sono diminuiti per l’effetto congiunto dei modesti rincari delle quotazioni e dell’incremento degli utili. Infatti, dopo aver raggiunto l’apice dal 2001 a oggi (il 26 gennaio il rapporto prezzo/utili degli ultimi 12 mesi era 23,30 volte e quello dei 12 mesi successivi era 18,50 volte), la serie storica dei multipli di valutazione ne evidenzia la maggiore convenienza attuale (rapporto prezzo/utili degli ultimi 12 mesi a 19,10 volte e dei prossimi 12 mesi a 16,60 volte).
• Attenuazione delle incognite geopolitiche – Il rischio di un conflitto armato con la Corea del Nord, che ha pesato sulle borse per tutto il 2017 e nella fase iniziale del 2018, si è attenuato dopo l’incontro tra il presidente Trump e Kim Jong Un. Ci aspettiamo inoltre un compromesso nella disputa sui dazi il che impedirebbe conflitto commerciale vero e proprio. In politica interna, l’aumento della percentuale di approvazione del presidente Trump ha incrementato le probabilità di vincita del suo partito alle elezioni «midterm» di novembre, il che permetterebbe la continuazione di iniziative di politica economica espansiva del presidente.
Importanti operazioni societarie – Alcune valide operazioni societarie continuano a imprimere notevole slancio alle borse. Le quotazioni azionarie dovrebbero approfittare di alcune decisioni vantaggiose per gli azionisti, come le operazioni di fusione e acquisizione, i riacquisti di azioni proprie e l’impennata dei dividendi, che nel 2018 dovrebbe superare il 10%. Il maggior rendimento del valore per gli azionisti (un criterio di calcolo che abbina il rendimento del dividendo al rendimento del riacquisto di azioni proprie) ha potuto compensare l’aumento del tasso d’interesse.

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