Prese di beneficio all’orizzonte?

A cura di Didier Saint-Georges, Managing Director di Carmignac

L’elezione di Donald Trump solleva innumerevoli domande, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti. Ma negli Stati Uniti il mondo del business vede le cose in termini semplici: Trump, l’uomo d’affari diventato presidente, significa il ritorno del capitalismo al timone, il che comporta, tra l’altro, tagli fiscali, una minore regolamentazione e incentivi agli investimenti. Inoltre Trump è un sostenitore di una forma di capitalismo spudoratamente mercantilista, che ha lo scopo di favorire la creazione di ricchezza all’interno degli Stati Uniti. Non è quindi una sorpresa che gli indicatori di fiducia dei consumatori e il sentiment delle imprese americane siano notevolmente migliorati dal 9 novembre dello scorso anno. L’economia degli Stati Uniti procede a tutto vapore.

Tuttavia i mercati finanziari sono tutta un’altra storia. Mentre la promessa di una accelerazione del ciclo economico degli Stati Uniti si è inizialmente riflessa nei mercati azionari (in particolare nei settori più ciclici e nel dollaro) la forza di questi movimenti può creare il suo stesso antidoto.

In primo luogo, la ripresa del ciclo economico non risale alla elezione di Donald Trump, ma al primo trimestre del 2016. L’effetto Trump ha semplicemente stimolato questo aumento, sia pure con forza. Di conseguenza, è possibile che questo ciclo inizierà la ripresa nella seconda metà dell’anno, dato che i settori manifatturiero, dei materiali e dell’energia hanno fortemente sovraperformato da un anno a questa parte. I mercati finanziari potrebbero quindi essere stimolati a iniziare a fare profitti in questi settori in pochi di mesi a partire da oggi.

In secondo luogo, i mercati obbligazionari restano convinti che l’inflazione sia destinata a rimanere perennemente bassa, soprattutto in Europa. Tuttavia gli indicatori in Cina, Stati Uniti, Giappone ed Europa stanno sempre più mostrando che l’inflazione – che è anch’essa ciclica – è ora in ripresa da livelli molto bassi. I mercati obbligazionari sono quindi estremamente vulnerabili – sia negli Stati Uniti che in Europa – e potranno pertanto costituire un limite per la rivalutazione dei mercati azionari. La situazione per i mercati azionari potrebbe diventare particolarmente difficile se nella seconda parte dell’anno il ciclo economico degli Stati Uniti dovesse appiattirsi, nel momento in cui i tassi di interesse si inaspriscono a causa dell’aumento dell’inflazione. E questa sequenza di eventi non può in alcun modo essere governata.

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