Problemi in vista per le banche Usa?

A cura di Morningstar

La decisione della Federal Reserve di non toccare i tassi di interesse inizia a far preoccupare le banche americane e chi ci investe. Il costo del denaro è una variabile importante all’interno dei bilanci degli istituti di credito. In pratica determina il prezzo che possono applicare a famiglie e imprese quando viene aperta una linea di credito.

In Usa il Federal open market committee (il braccio operativo della Fed), nel corso dell’ultima riunione ha deciso di lasciare i tassi nella forchetta compresa fra 0% e 0,25%. “Non è stata una sorpresa”, spiega Eric Compton, Senior equity analyst di Morningstar. “Va notato, invece, il tono delle dichiarazioni della Fed con cui ha fatto chiaramente intendere che i tassi di interesse resteranno a questo livello per lungo tempo”.

Il Fomc ha precisato che i tassi resteranno a zero fino a quando le condizioni del mercato del lavoro non avranno raggiunto il livello che la Fed considera di “massima occupazione” e fino a quando l’inflazione non sarà al 2% dimostrando di poter mantenere quel livello per un po’ “Questo lascia spazio alla banca centrale per tenere i tassi bassi ancora per qualche tempo”, dice l’analista. “Anche la definizione di ‘massima occupazione’ è ampia abbastanza per permettere alla Fed di non toccare il costo del denaro”.

Aspettando il 2023

Dal punto di vista delle banche Usa, la situazione inizia a farsi preoccupante. “Dobbiamo considerare che ogni anno che passa senza un aumento dei tassi di interesse si trasforma in una limatura dei profitti degli istituti e, di conseguenza, del loro valore intrinseco”, dice l’analista. “Se questo accadesse per sei mesi o un anno non ci sarebbero grossi problemi. Ma più passa il tempo senza un aumento del costo del denaro e maggiori sono i problemi che si vengono a creare. Crediamo che, fino a quando i tassi resteranno bassi, le valutazioni dei titoli bancari faranno fatica a sollevarsi. Ed è un rischio di cui gli investitori devono tenere conto, anche considerando che noi non ci aspettiamo un aumento del costo del denaro almeno fino al 2023”.

Va precisato che gli Stati Uniti, nonostante la situazione dei tassi e i problemi causati dal coronavirus, non sono sull’orlo di una crisi finanziaria come quella scatenata nel 2008 dai mutui subprime. “Questa volta la situazione di stress del sistema è dovuta a un evento esterno e non agli eccessivi rischi presi dalla finanza”, dice Compton. “Le banche, inoltre, sono meglio capitalizzate rispetto ad allora e le vulnerabilità che potrebbero causare delle perdite sono minori rispetto al periodo precedente al 2008. Ad esempio, non c’è una esplosione dei prestiti ai privati simile alla bolla del debito delle famiglie degli anni 2000”.

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