Prospettive per il 2020: si colmerà il divario fra Paesi emergenti e sviluppati?

A cura di Raheel Altaf, gestore Artemis Funds (Lux) Global Emerging Markets

Nel 2019 la forza dei fondamentali delle azioni dei mercati emergenti è stata in gran parte offuscata da fattori macroeconomici e da timori di natura politica. Un periodo di crescita economica debole nell’economia globale, l’assenza di accordi nelle trattative sul commercio fra Usa e Cina e sprazzi di incertezza a livello geopolitico hanno pesato sul sentiment nutrito per quelli che sono ancora percepiti come investimenti rischiosi. Il risultato è che sebbene i mercati emergenti abbiano prodotto rendimenti positivi su tutti i fronti, i mercati sviluppati, specialmente quello USA, hanno dato risultati di gran lunga migliori.

Un decennio da dimenticare

Sono dieci anni che i mercati emergenti scontano notevoli ritardi. Mentre nello stesso periodo l’S&P 500 è più che triplicato, i mercati emergenti si sono resi protagonisti di una consistente sottoperformance.

Quali sono le aspettative degli investitori per il 2020?

I problemi esistono – ma è possibile che siano già incorporati “nel prezzo”. Indubbiamente alcune economie saranno penalizzate dal protrarsi – o dall’escalation – delle tensioni sul commercio nel 2020. Sembra che la tendenza ultradecennale verso una maggiore integrazione dell’economia globale, da cui i mercati emergenti hanno tratto benefici diretti, stia sollevando sempre più obiezioni man mano che il populismo ottiene sempre maggiori consensi. È possibile che il processo di globalizzazione si trovi di fronte a un’inversione di tendenza.

I recenti sviluppi delle tensioni tra Stati Uniti e Iran, nel contempo, hanno sottolineato le incertezze geopolitiche e potrebbero attenuare la propensione al rischio degli investitori. Nel frattempo, è possibile anche che gli investitori si siano già posizionati in modo da neutralizzare questa minaccia. Una maggiore avversione al rischio per gran parte dell’ultimo decennio significa una minore allocazione di capitale ad investimenti percepiti come rischiosi, come quelli dei mercati emergenti. La preferenza accordata ai “porti sicuri”, come titoli di stato e azioni USA, a partire dalla crisi finanziaria globale ne è una testimonianza.

Eppure per gli stock picker che non si fermano ai titoli di testa sulle guerre commerciali o alle minacce dell’Iran o agli ultimi tweet di Trump, le cattive notizie di oggi possono rappresentare le buone notizie di domani. Le manovre messe in atto dalle economie asiatiche per proteggersi dalle perturbazioni della domanda dell’Occidente hanno reso queste ultime più autosufficienti che in passato.

Le valutazioni e il posizionamento degli investitori suggeriscono che i prezzi già scontano molti rischi geopolitici. Quindi, se la crescita si rivela migliore del previsto – o se le tensioni si assopiscono – le azioni dei mercati emergenti potrebbero improvvisamente costituire un interessante investimento contrario.

A nostro avviso sono cinque i motivi per sperare che i rendimenti relativi dei mercati emergenti migliorino nel breve periodo.
1) Sostegno della Cina
Di recente si sono manifestati segni di miglioramento dei dati economici, specialmente nel settore manifatturiero cinese. C’è anche il potenziale per un ulteriore rilassamento della politica monetaria di Pechino nei prossimi mesi, cosa che potrebbe contribuire a dare un sostegno alla domanda interna e alle attività nel settore dei servizi.
2) Allentamento monetario
I mercati emergenti sarebbero fra i beneficiari di politiche monetarie più accomodanti. Il recente abbassamento dei tassi di interesse da parte della Fed dovrebbe tradursi in un allentamento delle condizioni monetarie a livello globale. Con un’inflazione generalmente benigna, un allentamento sincronizzato delle politiche monetarie nei paesi emergenti sarebbe probabilmente uno stimolo alla crescita.
3) La possibilità di un accordo sul commercio
Mentre un’escalation della guerra commerciale fra Usa e Cina costituirebbe indubbiamente un rischio nel breve periodo, ci attendiamo un allentamento della tensione prima delle elezioni USA del 2020.
4) Sostegno alle valutazioni
Anche le valutazioni sono un punto a favore dei mercati emergenti, dove le azioni passano di mano a prezzi leggermente inferiori alle medie storiche, contrariamente a quello che si verifica in altri mercati azionari. I mercati emergenti continuano ad essere prezzati a forte sconto rispetto ai mercati sviluppati.
5) Politiche sempre più benevole nei confronti degli azionisti
Gli investitori tendono a considerare le imprese di proprietà pubblica (Soe – State-owned enterprises) come meri strumenti dei governi locali, che tengono in scarsa considerazione gli azionisti di minoranza. D’altro canto c’è da dire che ci sono segni di cambiamento anche sotto questo aspetto. I governi si stanno rendendo conto che un migliore governo d’impresa può far aumentare il valore delle proprie imprese. Per esempio, il governo russo ha di recente spinto Gazprom, di proprietà statale, ad aumentare il dividendo corrisposto agli azionisti. Il governo cinese, dal canto suo, sta spingendo le Soe locali a dare un esempio riformando il loro governo d’impresa. Riteniamo che questi atti potrebbero realizzare valore e, nel lungo periodo, cominciare a ridurre gli sconti ai quali le azioni delle Soe sono quotate.

La tesi a favore di un investimento a più lungo termine

A questo punto si può sperare, a ragion veduta, che i rendimenti dei mercati emergenti possano risalire relativamente a quelli dei mercati sviluppati negli anni a venire. Dal canto loro, gli investitori che operano su orizzonti temporali un po’ più lunghi hanno al momento una finestra di opportunità per sfruttare il potenziale di lungo periodo dei mercati emergenti che, a nostro avviso, resta promettente.

Le tesi a favore delle allocazioni a lungo termine nei mercati emergenti sono ormai ben conosciute e, in estrema sintesi, spiegano che le società dei mercati emergenti offrono agli investitori la possibilità di essere esposti a economie in cui il Pil cresce più rapidamente che nei mercati sviluppati. Le classi medie in espansione e il crescente predominio di marchi concentrati sui mercati locali dovrebbero, per esempio, alimentare i rendimenti di lungo periodo delle azioni delle migliori società di prodotti di consumo dei mercati emergenti.

Tre aree di opportunità in questo momento

Le azioni russe offrono rendimenti dei dividendi che sono più del doppio di quelli degli altri mercati emergenti. E diverse società russe – fra la quali si distingue Gazprom – si apprestano a adottare prassi più attente alle esigenze degli azionisti.

C’è spazio per un incremento del multiplo degli utili delle azioni cinesi man mano che i mercati dei capitali si aprono agi investitori esteri. Le A-shares, ossia le azioni cinesi quotate a Shangai, trarranno vantaggio dall’accesso di un numero maggiore di investitori ad un mercato caratterizzato da una forte crescita degli utili e da valutazioni interessanti.

La ricerca di porti sicuri o l’acquisto meccanico di azioni che si sono già rivelate vincenti – ossia investimenti momentum – ha creato un divario insolitamente ampio fra le azioni di valore e quelle di crescita. Le azioni di valore trattano a livelli insolitamente depressi. A volte in questi ultimi 18 mesi tale sconto ha minacciato di ridursi ma le azioni di valore non hanno avuto un persistente periodo di sovraperformance – eppure…

Si ricorda anche che le condizioni in cui versano le azioni di valore nei mercati emergenti sono molto diverse da quelle con cui si confrontano le loro omologhe nei mercati sviluppati. Condizioni demografiche favorevoli, un aumento dell’urbanizzazione e l’esigenza di investire in infrastrutture significano che le prospettive di crescita, per esempio, di un produttore di cemento cinese sono molto più rosee di quelle di una società cementifera europea o giapponese. Le prospettive di crescita di una banca cinese sono molto più solide di quelle di una banca al dettaglio nei maturi mercati europei.

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