PwC: i consumi post Covid-19 non saranno mai più come prima

L’emergenza Covid-19 ha impattato negativamente sulla fiducia dei consumatori trasformando le loro abitudini d’acquisto: il 40% circa dei 4.500 intervistati post pandemia da PwC a livello mondiale ha registrato una riduzione di reddito e il numero di persone che spenderanno per gli acquisti meno dello scorso anno è raddoppiato, passando dal 19 al 36%. E il 2020 ha sconvolto completamente il settore moda imponendo maggiore collaborazione l’evoluzione verso un mondo più digitale e sostenibile per promuovere una vera economia circolare.

Sono queste alcune evidenze che PwC porterà domani al Circular Fashion Summit 2020, appuntamento dedicato ai temi moda, design, tecnologia e sostenibilità organizzato da Lablaco, che si terrà in virtual reality dal Grand Palais di Parigi, a cui parteciperanno le più importanti maison internazionali per interrogarsi su un futuro sostenibile.

“In 11 anni di indagini sui consumatori in tutto il mondo non abbiamo mai documentato una convergenza così chiara intorno alla trasparenza, sostenibilità e coscienza sociale. Le aziende che raccoglieranno i maggiori frutti sono quelle che hanno stabilito un legame di fiducia con il consumatore, hanno investito in un percorso di acquisto dei clienti end-to-end senza intoppi e danno priorità alla salute e alla sicurezza dei consumatori”, spiega Erika Andreetta, Partner PwC Italia e Consumer Markets Consulting Leader.

La moda non tornerà a quello che era: i comportamenti, le preferenze e i cambiamenti di mentalità che le persone hanno adottato durante la pandemia porteranno a cambiamenti permanenti, tra cui l’accelerazione nell’e-commerce e aumento della domanda di marchi orientati alla moda sostenibile. A livello mondiale l’impatto maggiore si registra proprio nel settore moda e calzature con il 51% dei consumatori che ridurrà la spesa, seguito da attrezzature sportive outdoor (46%), ristoranti & food delivery (41%), strumenti da ufficio (36%) e prodotti per la salute e bellezza (35%).

I macro-trend sulla sostenibilità

I cambiamenti impattano anche le tendenze d’acquisto: i consumatori guardano alle politiche di sostenibilità dei propri governi e danno sempre maggiore attenzione a quanto viene fatto dai brand. In particolare, si aspettano un contributo determinante da parte di governi e istituzioni nell’incoraggiare comportamenti sostenibili e solo il 22% si aspetta che l’ownership in materia di sostenibilità spetti al settore privato. Tuttavia, in molti sono convinti che le aziende debbano collaborare con i governi e la collettività per promuovere comportamenti sostenibili.

È possibile individuare tre macro-trend sulla sostenibilità: i consumatori si aspettano buone pratiche da brand e retailer, porranno particolare attenzione nelle scelte di acquisto e saranno sempre più responsabili nei propri comportamenti.

La ricerca ha mostrato un chiaro senso della sostenibilità e del dovere civico: i consumatori che vivono in città sono consapevoli della necessità di ridurre l’uso della plastica e si aspettano che i brand facciano lo stesso. Anche prima della pandemia il 45% degli intervistati nel mondo affermava di evitare l’uso della plastica quando possibile, il 43% si aspettava che le aziende fossero responsabili del proprio impatto ambientale e il 41% si aspettava che i retailer eliminassero i sacchetti di plastica e imballaggi per articoli deperibili.

Prodotti etici, naturali e sostenibili

Anche dopo la pandemia Covid-19 i consumatori sono alla ricerca di prodotti etici, naturali e sostenibili e solo meno del 10% non è disposto a riconoscere un premium price come emerge dal Quinto osservatorio Millennial e Generation Z di PwC, che ha intervistato oltre 2400 giovani italiani.

Nello specifico, il 53% dei giovani intervistati è interessato a prodotti naturali come maglie, t-shirt, pantaloni e shorts interamente realizzati utilizzando solo fibre di cotone biologico certificato, il 50% a prodotti ecologici, il 36% a marchi noti per pratiche sostenibili e il 28% a prodotti etici.

Cosa sono disposti a condividere Millennials e GenZ

Come “impegno personale” per contribuire a un mondo più sostenibile i consumatori, soprattutto Millennials e GenZ, stanno diventando sempre più disponibili all’idea di affittare e condividere. Tra i prodotti che sarebbero più disposti a condividere ci sono, ad esempio, le auto (oltre 1 su due utilizza o sarebbe disposto a utilizzare il car sharing) e prodotti tecnologici o attrezzature sportive (fino al 49%). Una predisposizione allo sharing che vale però anche per oggetti più “personali”, come abbigliamento, accessori, borse e gioielli: dalla survey emerge che il 14% già utilizza servizi di fashion renting e un ulteriore 23% è interessato a farlo in futuro.

Supply chain e materie prime: i driver della sostenibilità

La supply chain e le materie prime diventano cruciali per la reputazione di aziende e brand. Investimenti in marketing e beneficenza non bastano più. Ci si aspetta che le aziende ripensino l’intera supply chain con investimenti più ampi e di maggiore impatto. Le aree su cui lavorare per ottenere credibilità in materia di sostenibilità da parte dei giovani sono:
sostenibilità di materie prime e forniture per il 60% dei giovani (62% GenZ e 57% Millennial)
attenzione all’impatto delle proprie attività sugli stakeholder, per il 40% (36% GenZ e 44% Millennial)
filiere “corte” (es. attraverso reshoring) per ridurre l’inquinamento, per il 38% (36% GenZ e 44% Millennial)
sostenibilità negli approvvigionamenti energetici per il 38%
sviluppo di prodotti a basso impatto socio-ambientale per il 34%

Il 90% è pronto a cambiare la propria opinione sulla sostenibilità di un’azienda se dimostra un impegno attivo. In particolare: il 73% riconsidererebbe la propria opinione se percepisse un impegno concreto da parte dell’azienda verso pratiche sostenibili, il 20% lo farebbe anche attraverso il feedback positivo di un amico fidato. Solo l’8% non cambierebbe opinione.

L’etichetta vince sul social

Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni di PwC sui consumatori, l’etichetta ha superato i social media come mezzo più efficiente per comunicare informazioni sulla sostenibilità. Millennials e GenZ vogliono fare scelte informate e responsabili, per questo cercano informazioni sulla sostenibilità e l’impatto sociale di un brand. Oltre all’etichetta, scelta dal 70% dei Millennial come il mezzo di comunicazione più efficiente, anche i social media sono importanti (per il 60% circa), seguiti dai siti web dei marchi (45%).

Millennials e GenZ si aspettano di trovare sull’etichetta informazioni sui materiali e sull’origine del prodotto per valutarne personalmente la sostenibilità. Questo spiega chiaramente perché i marchi stanno ora trasformando i propri prodotti in veri e propri manifesti di sostenibilità.

“Animal free”: un tema sensibile per i giovani italiani

Aumenta tra i giovani anche la moda vegana. Secondo PwC nel 2020 in Italia: il 66% degli intervistati preferisce prodotti di moda e bellezza di origine non animale, non testati su animali, cruelty free e 100% vegani, e quasi l’80% di questi acquista solo capi animal free o in gran parte.

Oggi, con l’aumento della popolarità dell’animal welfare e con l’espansione del segmento di consumatori che ha a cuore questo tema, i marchi più lungimiranti stanno ampliando la propria offerta di prodotti “animal free”. Le ragioni di questo trend sono: il benessere degli animali (57%) e il rispetto dell’ambiente; solo pochi lo fanno per la propria salute e benessere (9%).

Quali comportamenti post Covid-19?

È difficile, se non impossibile, prevedere quali comportamenti indotti dal Covid-19 siano destinati a restare. Tuttavia, emerge da parte dei consumatori una chiara esigenza di trasparenza, sostenibilità e coscienza sociale.

L’identikit del consumatore mondiale post Covid-19

• Utilizza (almeno saltuariamente) pratiche di smart working, con una conseguente profonda trasformazione delle proprie abitudini.
• Sperimenta e pratica lo shopping online: il 52% dei Millennial si considera un “Amazon Lover”, ha un abbonamento Amazon Prime per usufruire dei vantaggi negli acquisti e nelle consegne, oltre che nell’intrattenimento (tale dato raggiunge l’80% in Cina).
• Ha a cuore i temi di sicurezza, benessere e sostenibilità.
• il 49% è disposto a condividere i propri dati per migliorare la sostenibilità della propria città.
• Il 45% evita la plastica quando possibile.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!