Quale il futuro per il FinTech?

A cura di Patrick Lemmens, gestore del fondo Robeco Global FinTech Equities

Cosa riserva il futuro per il FinTech? Crediamo che i pagamenti online diventeranno la regola, e il contante l’eccezione, che la finanza digitale aprirà la strada a 2 miliardi di persone che attualmente non gestiscono i loro risparmi, che una cybersecurity adeguata è un requisito essenziale per non essere fuori mercato, che India e Cina avranno più quotate nell’universo FinTech del resto del mondo combinato, e infine che la cooperazione sarà la chiave, dato che le aziende dominanti necessitano della tecnologia e le società FinTech hanno bisogno di clienti.

La nuova direttiva europea sui pagamenti (PSD2) potrebbe offrire un importante stimolo per il FinTech, dato che da gennaio 2018 permette ai clienti di chiedere alla propria banca di rendere disponibili i loro dati a terze parti (incluse altre banche), le quali possono offrire loro ulteriori servizi e prodotti.

Siamo positivi sulle società di software che beneficiano della digitalizzazione del settore finanziario e alle società che forniscono metodi di pagamento. Questi sono spinti soprattutto dalla tendenza secolare a pagare meno con il denaro contante. Anche il settore dei pagamenti sta assistendo a numerose attività di M&A. Una delle nostre principali convinzioni è che l’Asia (soprattutto Cina, Singapore e India) diventerà il centro del mondo per il FinTech in termini di tecnologia e di livelli di adozione. Una ricerca di Citigroup mostra che la spesa annua in software bancario e IT è dieci volte superiore al capitale attualmente investito nell’universo FinTech, e ci si aspetta che raggiunga i 255 miliardi di euro entro il 2020.

Ci focalizziamo sulla crescita di lungo termine in tre segmenti distinti, i vincitori (società affermate), i Facilitatori (aiutano l’industria finanziaria a sviluppare e implementare la tecnologia) e i Contendenti (hanno il potenziale per diventare i vincitori di domani). Non investiamo in FANG e BAT, ed evitiamo sia i titoli “hype” che quelli legati a un’innovazione ancora in fase iniziale (ad esempio la blockchain). Siamo anche cauti sui prestiti on-line sulla Robo-advisory, che non stanno realizzando profitti in quanto riteniamo che sia molto difficile raggiungere dimensioni adeguate dato che l’acquisizione di clienti per le realtà indipendenti del FinTech è molto costoso.

Ci si aspetta un aumento dei tassi di interesse nel 2018, e la domanda non è “se” ma “quando” e “a che ritmo”. Il FinTech offre un hedging naturale ai tassi di interesse, se i tassi salgono e l’azionario vedrà il ritorno della volatilità, gli investimenti nei fautori degli scambi e dei mercati degli ETF, ad esempio, fungono da hedge naturale. Questi fornitori di scambi e liquidità beneficiano di un aumento dei volumi di scambio e di margini superiori grazie all’aumento della volatilità.

Dato che i profitti di banche e assicurazioni aumenteranno grazie ai tassi di interesse più alti e a un controllo meno stringente dei regolatori (in certi Paesi e in certi casi), avranno più possibilità di investire in tecnologie di cui hanno estremo bisogno, e questo andrà a beneficio delle società di tecnologie finanziarie (i Facilitatori) in cui investiamo.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!