Quali titoli del Dow sono rimasti al palo e che possono recuperare terreno?

A cura di Morningstar

La corsa del Dow Jones non ha bruciato tutte le opportunità di investimento presenti sul listino. E’ vero, dicono gli analisti di Morningstar, che dopo un balzo del 15% da inizio anno che ha portato l’indice Usa a  un passo da quota 20mila punti molte azioni viaggiano su livelli poco convenienti. Tuttavia, aggiungono, ci sono stock di cui il mercato non sembra aver ancora apprezzato appieno le potenzialità.

Nuove uscite in cantiere per Pfizer
Pfizer continua a essere scontata di oltre il 10% rispetto al fair value
(pari 37 dollari per azione) nonostante un rendimento da inizio anno di circa il 10%. Come la maggior parte delle aziende del settore farmaceutico, anche lei ha sofferto la scadenza di alcuni brevetti molto importanti, come mostra la forte flessione dei suoi valori di Borsa tra fine luglio e inizio novembre scorso, ma Pfizer può vantare una forte posizione di vantaggio rispetto ai competitor.

“La fonte principale del Moat di Pfizer è rappresentata dalle economie di scala. In un’industria in cui servono numerosi tentativi per sviluppare un prodotto, l’azienda americana ha risorse finanziarie e laboratori di ricerca che le permettono di alimentare costantemente la lista dei propri farmaci. Inoltre, la sua forza economica le dà la possibilità di investire nel team commerciale, che è di fondamentale importanza per presidiare nel modo migliore i mercati emergenti”, dice Damien Conover, analista di Morningstar. “Nei prossimi tre anni ci aspettiamo una crescita media del fatturato del 6% per effetto dell’uscita di nuovi prodotti sul mercato e di altre operazioni di M&A, mentre il razionamento dei costi prometterà di migliorare i margini di profitto di circa 200 punti base”.

I tagli di P&G hanno convinto il mercato
Procter & Gamble
è in ritardo rispetto al listino di appartenenza, ma sembra in grado di colmare il gap. Il titolo ha guadagnato da inizio anno il 9% circa e al momento è scambiato a un rapporto Prezzo/Fair value pari a 0,92 che gli vale un Rating Morningstar di quattro stelle (report pubblicato in data 21 novembre 2016). Gli operatori hanno apprezzato la decisione del management di snellire il portafoglio marchi e di tagliare i business poco profittevoli con l’obiettivo di investire in Ricerca & Sviluppo e nel marketing le risorse risparmiate. Tuttavia il mercato sembra aver scontato un progresso dei ricavi inferiore alle stime degli analisti.

“Le nostre previsioni per i prossimi cinque anni indicano un’espansione del fatturato a un ritmo medio del 3% e il miglioramento dei margini di profitto. Il gruppo statunitense potrà contare su trend di lungo periodo come il processo di urbanizzazione e crescita del reddito medio in atto nei paesi emergenti, mentre la focalizzazione sui prodotti a maggior valore aggiunto favorirà l’aumento della profittabilità”, dice Erin Lash, analista di Morningstar. “P&G è una della più grandi aziende al mondo nella produzione di beni di consumo grazie a un portafoglio di marchi, come Nivea e Pantene, che da soli generano ricavi per circa un miliardo di dollari. Questo, unito a un’estesa rete di distribuzione e a elevati volumi di produzione le permettono di generare economie di scale considerevoli e una redditività del capitale superiore alla media dei competitor (Economic moat).

Merck, il peggio è alle spalle
Il trend rialzista di Merck non sembra destinato a esaurirsi a breve. Il titolo è salito dai minimi di febbraio scorso mettendo in cantiere un rendimento da inizio anno di circa il 16%, ma in base alle valutazioni degli analisti ci sono ancora margini di apprezzamento. Le azioni del gruppo farmaceutico, infatti, sono scambiate a un tasso di sconto del 7% circa rispetto al fair value che è pari a 65 dollari (report pubblicato in data 12 dicembre 2016).

“L’azienda si è messa alle spalle un periodo molto negativo, caratterizzato dalla scadenza di numerosi brevetti. Ora può contare su un portafoglio di prodotti di valore che la mettono al riparo dalla concorrenza dei farmaci generici e su un centro di ricerca molto produttivo che fa ben sperare in ottica futura”, dice Conover.

“Grazie alle economie di scala e ai generosi margini di profitto garantiti dai brevetti, Merck riesce a generare elevati flussi di cassa che reinveste in ricerca e sviluppo e nella forza vendita, due fattori che la aiutano a consolidare la propria posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic moat)”.

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