Quando la Brexit incontra i mercati

A ITForum Milano, in calendario 27 novembre presso il Palazzo delle Stelline, si terrà un seminario da “fine anno”, di quelli che ci porteranno immediatamente dentro il nuovo anno dei mercati. Il titolo del seminario è “America oppure Europa? Le insidie nei mercati finanziari”. Ad anticipare le tematiche che verranno trattate è Rakesh Shah, trader e relatore della conferenza insieme a Urban Jaekle, che in questa intervista ci aiuterà ad arrivare al convegno, in programma dalle 15.15 alle 16.45 nella sala Leonardo, con una marcia in più.

Sei un trader noto anche in Italia, ma vivi e lavori a Londra: come stai vivendo la Brexit nella tua città?

Finanziariamente, la Brexit ha agito come un freno a mano, fermando l’ascesa del mercato britannico, come si può vedere nella stagnazione del FTSE 100 che è ancora scambiato nel livello 7000-7500, visto l’ultima volta nel 2015. Comparativamente la linea di S&P500 negli Stati Uniti è salita dal livello di 2000 a oltre 3000, un aumento astronomico del 50% nello stesso periodo. Per il mercato britannico, la svalutazione della sterlina britannica nel 2016 ha agito come una spinta temporanea, per contribuire a compensare la caduta iniziale del mercato quando è iniziata la brexit, ma questo è stato un fattore unico. Ora la crescita deve derivare dall’aumento della redditività e le società britanniche che compongono il FTSE 100 realizzano i due terzi dei loro guadagni dall’estero, con l’Europa in cima alla lista. Di sicuro, una hard Brexit sarà finanziariamente dolorosa a breve termine.

C’è un modo di dire che spesso si usa anche qui in Italia, cioè: gli inglesi stanno facendo una pazzia, perché voler lasciare l’Europa? I leader del Consiglio Europeo si stanno chiedendo: “Come possono gli inglesi, essere cosi accecati, da non vedere i benefici che avrebbero nel rimanere?” Ti sembra vero tutto questo?

La realtà sia per l’Europa che per il Regno Unito è che esiste un limite percepito all’integrazione economica e culturale prima che le temperature esplodano e le nazioni inizino a sentirsi come se stessero perdendo la loro identità nazionale. Se non gestito con attenzione dall’UE, il Regno Unito può solo essere il primo Paese a uscire dall’UE nei prossimi cinque anni.

L’aumento delle norme fiscali ed economiche europee non dovrebbe essere legato a una riduzione sempre crescente dell’autonomia statale, con un organismo centrale che decide come condurre commercio/affari, con la crescente minaccia di un esercito europeo. Qual è il problema per un’élite centrale non eletta che controlla l’Europa? Il problema è che non sono sempre apprezzati da coloro che si trovano in fondo alla scala economica.

Se guardiamo bene nel mondo ci sono 26 persone molto ricche e con il loro valore di 1,4 trilioni di dollari, possiedono tanto quanto il 50% più povero (fonte Oxfam International). Si tratta di 3,8 miliardi di persone che ogni anno sono sempre più povere. Questo crossover è avvenuto nel 2015 e il divario purtroppo continua ad aumentare.

Per scoprire l’intero programma della manifestazione del 27 novembre clicca qui.

L’iscrizione è, come sempre, gratuita.

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