Rallenta la Cina, non gli altri Emergenti

A cura di Penelope Foley, co-gestore del fondo TCW Emerging Markets Income, TCW
Nel tracciare un outlook per i Mercati Emergenti nel 2019, uno dei temi che occorre sicuramente considerare è l’impatto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. L’entusiasmo dei mercati dopo il G20 si è esaurito in fretta: è infatti evidente che USA e Cina rimangono distanti su temi cruciali. Una riduzione dei dazi esistenti è quindi improbabile, mentre sussiste il rischio che le negoziazioni falliscano e che i dazi aumentino ulteriormente nel 2019. Non ci aspettiamo una risoluzione nel breve termine e riteniamo che i rapporti commerciali rimarranno tesi, con gli Stati Uniti che si adoperano per limitare l’importazione e l’investimento diretto da parte della Cina in tecnologia USA e Pechino che aumenta gli sforzi per ridurre la propria dipendenza dalle supply chain statunitensi. L’impatto economico a breve termine, tuttavia, dovrebbe essere gestibile, poiché entrambi i Paesi hanno economie di grandi dimensioni che dipendono molto di più dalla domanda interna che da quella esterna.
Va notato che il deprezzamento del renminbi, sia in relazione al dollaro che rispetto all’indice trade weighted, può in parte compensare l’effetto dei dazi, rendendo i prodotti cinesi leggermente meno costosi. Inoltre, le autorità cinesi si stanno muovendo per contenere l’impatto dei dazi sulla crescita tramite misure macroprudenziali e fiscali. Ad esempio, hanno introdotto incentivi alle banche per la concessione di prestiti alle piccole e medie imprese, hanno parzialmente ridotto la tassazione e dato maggiore libertà ai governi locali di cercare finanziamenti al fine di intraprendere progetti infrastrutturali.
Ci aspettiamo che la crescita della Cina per il 2018 sarà compresa tra 6,4% e 6,5%. Guardando avanti, l’impatto dei dazi si farà sentire piuttosto in fretta, mentre gli effetti delle misure adottate dalle autorità cinesi impiegheranno più tempo a manifestarsi. Di conseguenza, nel primo trimestre del 2019 la crescita potrebbe rallentare fino al 5,75%. Sono livelli mai registrati nella storia recente. Tuttavia, grazie alle misure adottate, il rallentamento sull’intero anno sarà meno pronunciato: nel 2019 la crescita probabilmente si aggirerà intorno al 6%, rimanendo comunque inferiore a quella del 2018.
Le tensioni commerciali tra USA e Cina, d’altro canto, potrebbero avere risvolti positivi per gli altri Mercati Emergenti. Molti operatori, infatti, stanno già valutando l’opportunità di rivedere la gestione della propria supply chain e ridurre le importazioni dalla Cina, aumentando gli acquisti da altri Paesi. È un processo lento, ma se la trade war dovesse proseguire a lungo, è probabile che in certe aree inizi a manifestarsi un effetto positivo. Uno dei Paesi che potrebbero beneficiare di questo sviluppo è il Vietnam.
Un altro aspetto che potrebbe favorire i Mercati Emergenti nel 2019 è un potenziale indebolimento del dollaro. Il rafforzamento della valuta USA negli ultimi 9 mesi è stato dovuto alla divergenza nei tassi di crescita tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. Tuttavia, la crescita statunitense ha raggiunto il picco nel secondo o terzo trimestre del 2018 e ci aspettiamo ora un rallentamento, che andrà a ridurre il divario con gli altri Paesi Sviluppati, in particolare con l’Europa. Oltre ad aspetti ciclici, vi sono fattori strutturali che possono avere un impatto negativo sul dollaro a lungo termine: in particolare, il crescente deficit fiscale degli USA, che sarà vicino al 5% per il prossimo anno, e il consistente disavanzo delle partite correnti – in crescita nonostante la trade war.
In generale, per il prossimo anno ci aspettiamo una crescita dei Mercati Emergenti su livelli simili al 2018, attorno al 4,7%. Diversi Paesi come il Brasile, l’Argentina e la Turchia hanno registrato significative contrazioni dell’espansione economica negli ultimi 12-18 mesi e usciranno da questa fase verso la metà dell’anno prossimo. Ci aspettiamo inoltre performance migliori in Medio Oriente e in alcuni Paesi africani.
Tra gli Emergenti vi sono diversi Paesi con significative opportunità di alpha derivate da un possibile miglioramento della gestione economica. Un esempio è il Brasile, dove il Presidente neoeletto si propone di adottare politiche economiche ortodosse e può contare su una squadra di economisti relativamente solida. Ovviamente, l’aspetto cruciale sarà l’implementazione, che andrà costantemente monitorata. Anche Paesi come Argentina ed Egitto, che possono contare sul supporto di programmi significativi del Fondo Monetario Internazionale, appaiono particolarmente interessanti. Ulteriori opportunità sono offerte dal Medio Oriente, il cui debito investment grade al momento è molto a buon mercato. In Asia, vale la pena concentrarsi su Paesi specifici come Indonesia, India e altri mercati di dimensioni minori che potrebbero beneficiare dell’impatto della trade war sulla Cina.

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