Rame termometro della salute cinese

Da giovedì 23 agosto parte ufficialmente la terza tranche di dazi statunitensi sulle importazioni cinesi, con 279 tipologie di prodotti per un controvalore di 16 miliardi di dollari di beni importati che saranno soggetti a una tassazione addizionale del 25%. Viene così allungata la lista che dallo scorso 6 luglio assoggetta a dazi beni importati per un controvalore di 34 miliardi con l’obiettivo, dichiarato da Trump, di imporre un dazio del 10% su altri 200 miliardi di dollari di beni.

Pechino, dal canto suo, risponderà “dollaro su dollaro” alle azioni di Washington e renderà meno conveniente l’accesso al mercato asiatico a 16 miliardi di dollari di prodotti americani esportati in Cina a partire dallo stesso 23 agosto.

Secondo le stime di Oxford Economics queste misure ridurranno la crescita economica cinese dell’1,3% annuo, mentre il PIL a stelle e strisce dovrebbe scendere di un punto percentuale, con un impatto negativo a livello globale dello 0,7 per cento.

Tuttavia – avvertono gli analisti di Wings Partners Simnon è ancora chiaro l’effetto reale sull’import-export nei dati sinora pubblicati, in quanto gli ultimi dati cinesi evidenziano una crescita dell’export per il mese di luglio del 12,2%, addirittura più alta rispetto all’11,2% di giugno. Stesso discorso poi per quanto riguarda le importazioni che evidenziano un’espansione del 27,3%, contro il 14,1% del mese precedente. Risultato: una riduzione del surplus commerciale a 28 miliardi di dollari (dai precedenti 41,5 miliardi), che è più il risultato di un aumento della domanda interna che dell’efficacia dei dazi americani“.

Una chiave di lettura differente all’incremento degli scambi cinesi con l’estero potrebbe essere la ripresa dei “chinese copper financial deals, ovvero l’avvio di pratiche di fatturazione di rame di società cinesi a filiali estere per approfittare di prestiti a basso costo in dollari. Un metodo per aggirare i vincoli imposti da Pechino per ridurre l’indebitamento del settore privato che potrebbe essere tornata d’interesse per la fuga di capitali che ha ridotto la liquidità disponibile e la riduzione dei prezzi del metallo che potrebbe essere imputabile a una contrazione della domanda locale.

La crescita dell’import-export potrebbe quindi essere imputabile a questa pratica che inflaziona i dati sugli scambi commerciali i quali, in realtà, non si realizzano concretamente. E una conferma in tal senso arriva dall’aumento delle importazioni di rame a nuovi livelli record.

In questo scenario, le quotazioni del rame si riportano a contatto con la media mobile a 21 giorni e nella zona mediana del un trading range compreso tra area 6.000 6.380 dollari per tonnellata. Le attese di breve, tuttavia (visti anche gli scioperi in Cile), restano a favore di ritorni verso quota 6.400 in prima battuta e successivamente in direzione dei minimi di fine marzo a quota 6.500.

Per sfruttare possibili rialzi del rame a Piazza Affari sono disponibili i seguenti Etc: Etfs Copper, Etfs Eur Daily Hedged Copper, Etfs 2x Daily Long Copper, Boost Copper 3x Leverage Daily, Etfs 3x Daily Long Copper.

Al ribasso, sempre a Piazza Affari, sul rame sono invece disponibili i seguenti Etc: l’Etfs 1x Daily Short Copper e l’Etfs 3x Daily Long Copper, quest’ultimo a leva tripla.       G.R.

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