Ramenghi (Ubs WM): “Sovrappesiamo bond investment grade, high yield e Btp”

«Abbiamo un sovrappeso sulle obbligazioni corporate investment grade e high yield e sui titoli di Stato emergenti. Tra i titoli di Stato europei, i BTP sono tra quelli che preferiamo». Parola di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM Italy. Che di seguito spiega l’asset allocation.
Gran parte d’Europa sembra aver superato il picco delle nuove infezioni di COVID-19 e si appresta a riaprire gradualmente le attività economiche. I rischi di seconde ondate restano tuttavia elevati e la cosiddetta «fase 2» non sarà un vero e proprio ritorno alla vita normale, perché permarranno molte precauzioni.
Dopo un’apnea durata molte settimane, il rischio è che molte imprese stentino a ripartire, innescando un circolo viziosoQuesto è ancor più vero per l’Eurozona, che essendo fortemente votata all’export risentirà non solo della debolezza del mercato domestico, ma anche di quella dei principali partner commerciali.
Per questo gli interventi di governi e banche centrali sono fondamentali per non compromettere il potenziale economico di medio termine. A livello globale sono stati approvati stimoli fiscali che valgono il 3% del PIL, quasi il doppio rispetto al 2009. Per evitare un credit crunch, molti governi stanno accordando garanzie sui crediti bancari e le banche centrali hanno varato importanti misure espansive.
La gestione della crisi lascerà i governi molto più indebitati rispetto ad oggi. Oltre a possibili inasprimenti fiscali, ciò renderà necessari tassi d’interesse bassi a lungo. Alcuni economisti descrivono questa strategia come «repressione finanziaria», in quanto implica la riduzione dei rendimenti percepiti dagli investitori che, loro malgrado, si fanno così carico di una parte dei costi.
Quanto proposto dall’Eurogruppo è molto modesto rispetto alle altri principali potenze economiche e potrebbe includere condizioni che porterebbero a forti distorsioni competitive nel tempo, come in effetti è già avvenuto nello scorso decennio. Il Consiglio europeo del 23 aprile, che dovrà decidere definitivamente la dimensione e le modalità degli interventi, sarà uno dei più importanti di sempre. Non si tratta solo di gestire l’emergenza, ma nella sostanza si definirà se la ripresa sarà omogenea o se, invece, vi saranno forti divergenze tra Paesi.
Grazie alla liquidità immessa dalle banche centrali e in particolare dalla Federal Reserve, nelle ultime settimane le borse hanno recuperato oltre il 20%, riducendo le perdite registrate dall’inizio della crisi. I mercati guardano oltre il 2020 puntando a una ripresa decisa nel 2021; si tratta di uno scenario verosimile.
Non bisogna tuttavia perdere di vista che il mercato azionario è guidato soprattutto dagli utili delle società quotate e difficilmente la redditività delle aziende ritornerà rapidamente ai livelli del 2019. Per questo abbiamo un posizionamento neutrale sul mercato azionario, che non offre più uno sconto sufficiente a poter attutire eventuali notizie negative.
Il mondo del credito ha recuperato meno del mercato azionario e sconta scenari più avversi, riflettendo attese di tassi di default raramente visti nel passato. Per questo abbiamo un sovrappeso sulle obbligazioni corporate investment grade e high yield (soprattutto statunitensi, per via della maggior visibilità sulle politiche economiche) e sui titoli di Stato emergenti in valuta forte.
Tra i titoli di Stato europei, i BTP sono tra quelli che preferiamo in considerazione dei rendimenti offerti e perché, nonostante gli sforzi di bilancio richiesti, crediamo che il rating verrà preservato e i bassi tassi d’interesse consentiranno una gestione sostenibile.

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