Referendum: NO in vantaggio nei sondaggi? Gli scenari possibili

a cura di Sergio Bertoncini, Strategist di Amundi

La data del referendum costituzionale italiano, il 4 dicembre, si avvicina ormai a grandi passi. L’esito di questa consultazione avrà sicuramente delle conseguenze politiche non solo per il futuro di Matteo Renzi, l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, ma anche per la prospettiva politica del Paese in senso lato e per il percorso delle riforme strutturali necessarie. In base ai sondaggi, i sostenitori del NO sono in vantaggio, e la percentuale di indecisi, seppur elevata, è diminuita nelle ultime settimane, con molti di essi che vanno a ingrossare le fila dello schieramento del NO. Tuttavia, in questi ultimi giorni si è parlato molto anche degli italiani residente all’estero, il cui voto potrebbe potenzialmente ridurre lo scarto visto che non rientra nei sondaggi nazionali: lo schieramento del no sembra essere particolarmente preoccupato dell’impatto che esso potrà avere sul risultato finale, visto che gli italiani residenti all’estero sembrano essere molto più favorevoli al SI alla riforma che non gli elettori “domestici”.

 Lo scarto crescente tra NO e SI in tutti i principali sondaggi ha contribuito chiaramente negli ultimi giorni ad aumentare le pressioni sui mercati azionari e obbligazionari italiani rispetto agli altri mercati importanti della zona Euro: immaginiamo che, in una certa misura, il rialzo recente dello spread dei BTP indichi che il mercato sta già scontando una maggiore probabilità della vittoria dei NO. Da questo punto di vista, la situazione sembra diversa da quanto accaduto di recente nell’altra recente consultazione elettorale: nel referendum britannico i sondaggi indicavano il vantaggio dei sostenitori di una permanenza del RU nell’Unione europea sui sostenitori della Brexit: nel caso di una vittoria del SÍ, e quindi nel caso in cui i sondaggi si fossero sbagliati ancora una volta, come accaduto di recente negli USA, il risultato a sorpresa favorirebbe probabilmente una ripresa dei mercati italiani rispetto ai livelli attuali e a quelli che verranno raggiunti appena prima del referendum. Inoltre, il rialzo dello spread dei BTP decennali e degli spread in altri Paesi della zona Euro riflette anche l’effetto Trump sui rendimenti obbligazionari in un contesto in cui regnano ancora le incertezze riguardo a quello che sarà l’atteggiamento della BCE riguardo a un’estensione del programma di acquisti delle attività.

 Nel caso di una vittoria del NO, la palla passerà nel campo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Secondo noi, la portata della sconfitta del SÍ potrebbe condizionare pesantemente l’avvenire dell’attuale governo e del Presidente del Consiglio in carica. Un risultato testa a testa tra i due schieramenti, con i SÍ che ottengono il 40%-45%, potrebbe favorire la permanenza di Matteo Renzi al governo, a cui il Presidente Sergio Mattarella rinnoverebbe il mandato con un voto di fiducia per vedere se il governo è ancora sostenuto dall’attuale maggioranza parlamentare. Vale la pena di notare come i sondaggi sulle singole proposte del referendum indichino che la maggioranza degli italiani sembra essere favorevole ad alcuni dei grandi cambiamenti proposti, soprattutto per quanto riguarda le misure miranti ad accelerare l’iter legislativo. Di conseguenza, un risultato testa a testa confermerebbe altresì che una gran parte degli italiani è tuttora favorevole alle riforme strutturali, anche nel caso in cui con la vittoria del NO venga bocciata la riforma complessiva. Comunque vada a finire, sembra prevedibile che il principale compito del prossimo esecutivo, sia esso guidato da Matteo Renzi o un governo di transizione, sarà quello di cambiare la legge elettorale.

 Nei prossimi giorni, i mercati italiani continueranno probabilmente ad avvertire le pressioni dovute al crescente clima d’incertezza. Tuttavia, è probabile che da qui al prossimo venerdì i prezzi anticipino ampiamente una vittoria del NO al referendum, riducendo così lo choc potenziale del risultato di lunedì 5. Non possiamo poi dimenticarci la riunione della BCE prevista per il giovedì successivo, solo quattro giorni dopo il referendum, e i mercati ne terranno sicuramente conto dopo il voto.

 Visto il contesto attuale (avanzata dei movimenti populisti, situazione economica ecc.), è certamente possibile la vittoria di coloro che si oppongono alla proposta di modifica della costituzione italiana. Matteo Renzi ha ancora discrete possibilità di rimanere in sella, ma dovrà ottenere un voto favorevole al referendum (è ancora possibile una vittoria di stretta misura del SÍ) oppure incassare una sconfitta “onorevole”. In caso di un’ampia vittoria del NO, dovrà probabilmente dare le dimissioni da Presidente del Consiglio. Tuttavia bisogna fare attenzione: la vera posta in gioco per l’Italia non è tanto il referendum di inizio di dicembre (nel caso peggiore si avrà un governo di coalizione o un governo tecnico), ma una legge elettorale che rischia di trasformare l’intero paesaggio politico in un’unica elezione (nel febbraio 2018 o prima, nel caso di elezioni anticipate), e ciò rappresenterebbe un grosso cambiamento dopo cinque anni di stabilità politica.

 

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