Ricerca Hermes Im sui criteri ESG: pochi convinti che diano migliori ritorni

Hermes Investment Management, società di gestione con un patrimonio di 30,1 miliardi di sterline ha pubblicato i risultati della survey annuale sul capitalismo responsabile, Responsible Investing & the Persistent Myth of Investor Sacrifice. Il sondaggio condotto tra 104 investitori istituzionali rivela che meno della metà (48%) crede che le società focalizzate sui criteri ESG riescano a produrre migliori rendimenti nel lungo periodo.
Il dato evidenzia un drammatico calo della fiducia rispetto al 56% emerso dal sondaggio dello scorso anno, tuttavia i risultati mostrano anche come l’86% degli investitori crede che i gestori dei fondi debbano incorporare i rischi di corporate governance come elemento core delle analisi di investimento. Saker Nusseibeh, Chief Executive Officer di Hermes Investment Management, afferma che molti investitori sono ancorati alla persistente convinzione che per andare incontro a criteri ESG qualcosa debba essere sacrificato.
  “È chiaro che dal sondaggio sul Responsible Capitalism di quest’anno emerge come molti investitori istituzionali guardino ai principi ESG come a una sorta di casella da spuntare più per andare incontro alle richieste dei risk managers piuttosto che considerarli come parte integrante di un processo mirato alla costruzione di un futuro migliore per i pensionati. Il collegamento esistente tra i principi ESG e la creazione di un valore finanziario necessita di essere rivisitato e chiarito. Le società che possono adattarsi al cambiamento sociale e ambientale sono quelle destinate a fornire migliori risultati a lungo termine per tutti gli azionisti. Per esempio, una società che utilizza i grandi dati per rendere i processi industriali più efficienti è in una posizione migliore rispetto a una società che si basa su procedure vecchie e superate, mentre le società che hanno una politica basata sul buon trattamento dei propri dipendenti può contare su una forza lavoro più produttiva”, dichiara Nusseibeh.
Responsabilità fiduciaria. Malgrado il dovere fiduciario dei fondi pensione di massimizzare le rendite dei propri sottoscrittori, il 33% dei partecipanti al sondaggio crede che i rischi significativi dei criteri ESG con implicazioni finanziarie non giustifichino il rifiuto di un investimento altrimenti attraente.
Nusseibeh aggiunge: “Questo risultato è sorprendentemente alto. Il pool di acquirenti di società che adottano in modo marginale le pratiche ESG è in diminuzione – Il 57% degli fondi pensione crede, infatti, che il numero delle opportunità di investimento rifiutate sulla base dei temi ESG aumenterà. Ciò dovrebbe pertanto invitare tutti coloro che pensano che i criteri ESG si discostino dai ritorni finanziari a prendersi una pausa di riflessione.
“C’è ancora confusione sulla natura degli ESG. La maggior parte delle persone crede che l’applicazione di tali criteri vada a escludere alcuni settori che negli ultimi anni sono andati bene – come quello del tabacco, ad esempio. Ciò però conduce a un fraintendimento della portata dei criteri ESG. Si tratta infatti di comprendere i concetti di sostenibilità di lungo periodo delle aziende e dei vantaggi di una forte governance. Significa essere ben consapevoli dei rischi”.
 Una visione di lungo termine. Quando abbiamo chiesto se i fondi pensione dovrebbero focalizzarsi di più sulla massimizzazione dei rendimenti, piuttosto che sul fatto che i loro investimenti migliorino o riducano la qualità della vita dei beneficiari quando saranno in pensione, solo il 49% degli intervistati ha dichiarato di concentrarsi sul secondo obiettivo.
Nusseibeh afferma: “Credo che gli investitori stiano guardando a questo fenomeno da una prospettiva diversa e debbano considerare il loro ruolo di amministratori a lungo termine del capitale e del cambiamento della società. I gestori giocano un ruolo chiave nell’investire nelle aziende. La loro mission è quella di creare un futuro migliore per i pensionati, e non quella di battere un benchmark, influenzando il modo in cui le compagnie si comportano”.
“I modelli della domanda si stanno evolvendo. Una nuova generazione di consumatori consapevoli sta emergendo e chiede che i prodotti che acquistano siano realizzati in modo responsabile da una società che deve trattare i lavoratori in modo adeguato, e con una supply chain che garantisce la sicurezza dei lavoratori. Viviamo in un mondo trasparente e connesso, dove le practice più scarse sono facilmente riscontrabili. In un contesto simile, chi investirebbe in un’azienda che non è sostenibile?”
Per i gestori è sempre più imminente il dovere di capire chi sono gli ultimi beneficiari dei loro servizi. C’è la tendenza di guardare ai fondi pensione come fossero loro i clienti, piuttosto che considerare i sottoscrittori, ovvero coloro che devono trarre beneficio da loro.
“Dobbiamo contribuire a creare un miglior allineamento con le persone che serviamo e pensare alla società che stiamo costruendo. Avere un ricco trattamento pensionistico sarà inutile se la società in cui viviamo è stata nel frattempo distrutta da cattive azioni compiute dalle aziende che non sono state tenute in sufficiente considerazione dai loro azionisti”, ha concluso Nusseibeh.

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