Ripresa economica rimandata, il ciclo non è ancora terminato

Il rallentamento dell’economia sta colpendo contemporaneamente tutto il mondo. La manifattura e il commercio sono il nocciolo del problema praticamente ovunque, mentre i servizi tengono meglio il campo grazie alla domanda interna abbastanza vivace. Ciò che differenzia tra loro i singoli Paesi ed aree geografiche è l’intensità del rallentamento e particolarmente il grado di espansione economica da cui inizia il rallentamento. Da questo punto di vista l’economia statunitense parte avvantaggiata, perché sebbene i sintomi somiglino a quelli dell’Europa, la decelerazione inizia da una posizione molto più solida. Un altro fattore cruciale è il tasso d’interesse molto più alto negli Stati Uniti, che permette margini di stimolo all’economia maggiori rispetto all’altra sponda dell’Atlantico. E’ quanto si legge nel Weekly Bulletin di DWS.

Le circostanze, e i rispettivi tassi d’interesse di riferimento già negativi, impongono alla Banca centrale europea e alla Banca nazionale svizzera una riflessione sull’opportunità di ricorrere nuovamente a strumenti non convenzionali di politica monetaria. Il percorso tuttora ignoto verso la Brexit rende la Banca d’Inghilterra un caso particolare, ma il suo governatore ha dichiarato che indipendentemente dagli sviluppi della Brexit, una riduzione del tasso d’interesse potrebbe essere giustificata dalla recente debolezza di numerosi indicatori economici. In sintesi, si ridimensionano gli andamenti previsti dell’inflazione, dei tassi d’interesse e dell’espansione economica in tutto il mondo sviluppato.

Si sono fatte molte ipotesi sui nuovi indirizzi della politica monetaria della Bce da novembre in poi, quando si insedierà il nuovo presidente dell’Istituto. Molti operatori si aspettano una politica monetaria più accomodante di quella praticata dal presidente attuale, ma gli aspetti più interessanti saranno i suoi comportamenti in una serie di possibili sviluppi politici nel quarto trimestre, come i deficit di bilancio ed eventuali oscillazioni valutarie causate dalla Brexit.

La decelerazione economica mondiale – sottolineano ancora gli esperti di DWS – non ha risparmiato la Cina, che tuttavia evidentemente parte da tassi di espansione particolarmente elevati. Ciononostante, il governo cinese resta intenzionato a stimolare l’economia con politiche monetarie e di bilancio costanti. Se i Paesi asiatici minori economicamente più legati alla Cina ne condividono tutte le difficoltà, per loro il rovescio della medaglia è che saranno favoriti in caso di una ripresa.

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