Riveroll (Schroders): “Azionario America Latina sotto i riflettori nel 2019?”

L’azionario dell’America Latina ha avuto un inizio dell’anno solido, con l’indice MSCI Latin America che ha reso il 13,1% in dollari

Ciò fa seguito a un 2018 insoddisfacente, che ha visto lo stesso indice perdere il 6,5% in dollari, spinto al ribasso da un declino a doppia cifra in Cile, Colombia e Messico. In Cile e Colombia, i rendimenti negativi sono stati legati soprattutto ai bassi prezzi delle commodity. Intanto le preoccupazioni politiche hanno pesato sulle performance degli asset messicani, con l’elezione di un nuovo Presidente e un Governo di sinistra. Questi effetti non sono stati controbilanciati dal Brasile, dove il mercato è stato lievemente più debole, mentre l’incertezza sulle elezioni ha ostacolato la ripresa economica e ha pesato sulla valuta.

L’Argentina al momento non fa parte dell’Indice MSCI Latin America, ma dovrebbe essere inclusa nuovamente a giugno di quest’anno. Il 2018 nonostante ciò è stato un anno complesso per l’azionario e il peso argentino, che hanno avuto un calo quando le misure economiche graduali del Governo sono state sviate a causa dalla forza del dollaro e della possibile crescita dei tassi negli Usa. Il Paese ha quindi concordato un pacchetto di supporto con il Fondo Monetario Internazionale, compreso un prestito di $50 miliardi, con un’ulteriore linea di credito pari a $7 miliardi.

Nonostante ciò, se confrontate con i mercati emergenti più in generale e con quelli sviluppati, le azioni dell’America Latina hanno avuto performance relativamente positive nel 2018: l’Indice MSCI Emerging Markets ha perso infatti il 14,6% e l’MSCI World l’8,7%.

Le economie dell’America Latina stanno migliorando

L’outlook per la crescita economica in America Latina è positivo per quest’anno, guidato dalla ripresa della crescita in Brasile, principale economia della regione. L’accelerazione della crescita in quest’area potrebbe essere modesta, ma pur sempre maggiore rispetto a quella globale, in rallentamento. Storicamente, l’aumento del differenziale della crescita rispetto ai mercati sviluppati ha supportato la sovraperformance relativa dell’azionario dell’America Latina, come mostra il Grafico 1.

Crescita del Pil in America Latina vs. mercati sviluppati

Guardando al 2019, riteniamo siano sei i Paesi dell’America Latina da osservare con attenzione.

Brasile: secondo le aspettative il Paese dovrebbe vedere un’accelerazione dell’attività quest’anno, con una crescita del Pil fino al 2,5% nel 2019 (le stime erano dell’1,3% nel 2018). Dopo l’elezione di Jair Bolsonaro, l’incertezza politica è diminuita e una gestione liberale dell’economia dovrebbe sostenere la fiducia. I piani della nuova Amministrazione includono la privatizzazione di alcune società, oltre ad altre riforme positive per l’economia. Anche la politica monetaria accomodante dovrebbe aiutare a supportare la crescita del credito e il minor grado di utilizzo della capacità produttiva insieme all’alto tasso di disoccupazione dovrebbero mantenere l’inflazione bassa.

Argentina: l’economia secondo le stime dovrebbe essersi ridotta del 2,6% nel 2018. Quest’anno le previsioni indicano una contrazione attorno all’1,6%. Le politiche monetarie e fiscali restrittive dovrebbero restare invariate, data la necessità di rispettare le condizioni dell’FMI. Tuttavia, l’economia dovrebbe gradualmente riprendersi a partire dal secondo trimestre, supportata da una crescita del settore agricolo e dal calo dell’inflazione che dovrebbe migliorare i salari reali. Anche la crescita più forte in Brasile dovrebbe essere di supporto. La portata e la sostenibilità della ripresa economica argentina probabilmente dipenderanno dalle evoluzioni politiche che precederanno le elezioni generali di ottobre.

Colombia: la crescita del Pil dovrebbe accelerare fino al 3,6% quest’anno, rispetto al 2,8% stimato per il 2018. Gli investimenti, che continuano il momentum raggiunto a seguito dell’elezione di Ivan Duque lo scorso maggio, dovrebbero sostenere tale scenario. Anche i consumi privati dovrebbero essere di supporto e i profitti societari dovrebbero essere sostenuti dalla recente riforma fiscale.

Perù e Cile: le prospettive per la crescita del Pil nel 2019 sono del 4,1% per il Perù e del 3,4% per il Cile, rispetto al 4,1% e 4,0% del 2018. La debolezza esterna, legata all’incertezza sulle guerre commerciali dovrebbe portare a un certo rallentamento in Cile, ma la crescita dovrebbe restare positiva per entrambe le economie.

Messico: il Pil dovrebbe crescere del 2,1% quest’anno, in linea con le aspettative per il 2018, anche se esiste un rischio di downside nel 2019. Nonostante i segnali di un approccio più razionale a seguito delle elezioni di luglio, ci sono preoccupazioni crescenti sul cambiamento di direzione del Presidente Andrés Manuel López Obrador (AMLO) e del suo partito MORENA. La cancellazione del progetto per il nuovo aeroporto di Città del Messico, in seguito a una controversa consultazione pubblica, è emblematica in tal senso. Di conseguenza, la fiducia delle società è diminuita, con un impatto negativo sugli investimenti privati. Ciò potrebbe essere parzialmente controbilanciato da consumi più elevati, aiutati dai finanziamenti governativi previsti dai programmi sociali del Presidente AMLO.

Conclusioni

Il 2019 è iniziato con una chiara ripresa per il Brasile e con segnali che preannunciavano una ripresa anche in Argentina, dove le valutazioni sono vicine ai minimi storici. Per Colombia, Perù, Cile e in misura minore Messico, la crescita economica sembra destinata a restare positiva e mentre le valutazioni per i mercati in generale non sono basse, continuiamo a identificare opportunità attraenti per gli investitori.

Su un orizzonte temporale più lungo, l’attrattività dell’America Latina in termini di investimenti resta forte, supportata da una classe media in crescita, costi della manodopera relativamente bassi e ampie risorse naturali.

Mantenere un approccio attivo agli investimenti sarà cruciale per cogliere queste opportunità. Ciò è particolarmente importante per l’America Latina, dove si può trarre vantaggio dai Paesi che si trovano in stadi diversi del ciclo economico.

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