Saranno i titoli dell’ecommerce quelli che resisteranno meglio

A cura di Giacomo Calef, Country Manager di Notz Stucki

Ormai da diverso tempo osserviamo come non di rado gli investitori si lascino prendere dall’euforia del momento oppure dall’eccessivo pessimismo. Ad esempio, possiamo ricordare l’ultimo trimestre del 2018, in cui sono stati spazzati via i guadagni dell’anno a causa di un forte timore per i fattori di rischio incombenti (Fed non accomodante, trade war, Brexit). L’ultima situazione, invece, in cui si sono registrate condizioni di ipervenduto sui mercati, risale a marzo, nel pieno del lockdown di questa pandemia. Tra aprile e maggio, invece, soprattutto con riferimento agli indici azionari americani (S&P 500 e Nasdaq), il rimbalzo è stato significativo, come se il mercato si attendesse un veloce ripresa dell’economia, a forma di V.

Tuttavia, se guardiamo ai dati economici, che man mano riflettono più concretamente gli effetti reali sull’economia, vediamo un peggioramento. Ad esempio, di recente, la Banca Mondiale ha pubblicato un report secondo cui stiamo andando incontro a una delle peggiori recessioni dai tempi della seconda guerra mondiale. Ci si attende, per il 2020, una contrazione del Pil globale pari a -5,2% (il Fondo Monetario Internazionale prevede ad oggi un -3%, ma il 24 giugno pubblicherà gli aggiornamenti). Mentre, con riferimento ai Paesi emergenti, vediamo la contrazione economica peggiore delle ultime sei decadi, con una stima di crescita del Pil del -2,5% per quest’anno. Le difficoltà di questi Paesi sono emerse a causa di strutture sanitarie poco all’avanguardia o con accessi limitati, nonchè supply chain molto legate a filiere globali, interrotte o attive in modo molto limitato.

Inoltre, a fronte di tutto ciò, permane molta incertezza sul futuro dei contagi, su quando verrà prodotto il vaccino e con quale efficienza verrà distribuito a livello mondiale. Ciò significa che molte aziende potrebbero ancora rivedere le stime sugli utili nei prossimi mesi. Fortunatamente, le risposte non sono mancate: la maggior parte delle banche centrali ha tagliato i tassi di interesse portandoli alla soglia dello zero, la Fed ha promesso un impegno della portata di 2,3 trilioni di dollari a sostegno del sistema economico e i governi hanno messo a disposizione cospicui pacchetti fiscali.

Tutte queste notizie positive da parte delle autorità, tuttavia, hanno alimentato un forte euforia da parte dei mercati. Il rally dell’S&P 500 dai minimi di marzo ha portato la performance al +45% circa, mentre gli indicatori tecnici segnalano una situazione di ipercomprato. Come si vede dal grafico (in blu), la scorsa settimana i trader hanno sottoscritto numerosi contratti in opzioni call sull’S&P 500 (strumenti derivati che assumono una posizione rialzista nei confronti del sottostante) arrivando al record storico negli ultimi vent’anni di circa 35 milioni. Ciò, in teoria, non è positivo per le prospettive di breve-medio termine, pertanto si raccomanda cautela nella gestione del proprio portafoglio azionario, poiché risulta difficile fare previsioni sul futuro e alcune valutazioni di mercato stanno tornando ad essere care.

Come vincere contro il Covid? Dare importanza al digitale

La crisi dovuta all’epidemia ha colpito in maniera trasversale le economie di tutto il mondo, costringendo i Paesi a bloccare le attività economiche. E, in particolar modo, il commercio ha subito dei danni notevoli a causa di diversi fattori. Tale crisi economica ha colpito prima il lato dell’offerta, quindi abbiamo visto delle interruzioni sulle lunghe supply chain globali, principalmente a causa del blocco della mobilità e dei trasporti e per via della chiusura forzata delle fabbriche. Poi abbiamo assistito a un forte cambiamento del lato della domanda, per cui si sono verificati dei picchi di richieste per i beni essenziali, come alcuni alimentari o prodotti per l’igiene e la sanificazione degli ambienti, a danno di altri, come quelli appartenenti al settore del lusso ad esempio.

Una conseguenza, che secondo alcuni analisti vedremo a partire da quando usciremo dalla crisi, sarà una significativa accelerazione delle attività delle aziende legate all’ecommerce. Questo perché il canale delle vendite online è stato determinante in questo periodo per “tamponare” le perdite e in futuro potrà essere utilizzato in maniera più abituale. Nella figura rappresentata si riporta l’esempio di tre settori (il caso specifico riguarda la Germania), ovvero abbigliamento e calzature, arredamento per la casa ed elettronica, per i quali si indica la percentuale delle vendite effettuate attraverso i canali online rispetto al totale. In particolare, si può notare che da un lato i dati relativi al 2020 sono in crescita rispetto a quelli del 2017, dato che l’epidemia ha favorito il commercio sui negozi virtuali, a discapito di quelli fisici. Dall’altro, invece, si osservi la componente indicata col colore rosso: essa rappresenta l’incremento delle vendite nei prossimi tre anni fatte attraverso canali online, determinato da un cambiamento delle abitudini di acquisto dei consumatori a seguito della crisi economica causata dal Covid.

Noi, già diversi mesi precedenti l’esplosione dei focolai, avevamo evidenziato l’importanza di dedicare una buona parte del portafoglio alle aziende che sviluppano business focalizzati sulla tecnologia e sui servizi digitali. E l’ecommerce, in particolare, è un tema estremamente legato a sotto-settori dell’Information Technology. Parliamo ad esempio dei software, attraverso cui vengono create e gestite le vetrine online per le vendite, la cybersecurity per la protezione dei dati e i mobile payment, che consentono al consumatore di effettuare gli acquisti in modo sicuro ed efficiente.

Quelli appena citati fanno parte di quelli che noi definiamo “quality trend”, ovvero trend profittevoli orientati verso il lungo periodo che però, spinti dalle conseguenze derivanti dalla pandemia, stanno beneficiando di un’accelerazione.

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