Scenario attuale tra goldilocks e pessimismo diffuso, la view di Abalone

A cura di Davide Chiantore, Head of Research di Abalone Suisse

Si narra che verso la fine dell’Ottocento in un villaggio dell’India nord occidentale arrivò un elegante signore inglese. Radunò i contadini e disse che era disposto a comprare scimmie per 10 rupie. I contadini abbandonarono i loro campi ed iniziarono a catturare tutte le scimmie che trovavano, la foresta ne era piena. L’uomo ne comprò centinaia ma ad un certo punto la disponibilità di scimmie cominciò a calare ed i contadini cessarono i loro sforzi. Il ricco signore allora rilanciò la proposta dicendo che era disposto a comprarne altre per 20 rupie. I contadini moltiplicarono i loro sforzi e ricominciarono a catturare le scimmie fino a quando il rifornimento non diminuì nuovamente: le bestiole erano sempre più rare. L’uomo d’affari, non soddisfatto, rilanciò ancora l’offerta proponendo 25 rupie per scimmia ma ormai gli animali erano così rari che erano introvabili. Allora l’uomo annunciò che era disposto a pagare fino a 50 rupie pur di avere altre scimmie ma, dovendo andare in città per affari, sarebbe stato il suo assistente a far da compratore in sua vece. In assenza dell’uomo l’assistente riunì i contadini e disse: “Guardate quante scimmie ci sono nella gabbia dove il mio padrone le ha radunate. Se volete io posso vendervele subito a 35 rupie così quando lui tornerà dalla città potrete rivendergliele a 50”. I contadini presi dall’euforia misero insieme tutti i risparmi del villaggio e comprarono tutte le scimmie. Aspettarono molti giorni ma non videro mai più né l’uomo elegante né il suo assistente. In compenso, nei campi, centinaia di scimmie sgranocchiarono gran turco per molto tempo…

L’importanza del sentiment per la definizione dei prezzi

Da questo aneddoto divertente si evince un concetto molto importante: il prezzo di un bene scambiato su un mercato non viene definito esclusivamente in modo razionale ma spesso entrano in gioco fattori imprevedibili tra cui quelli legati all’emotività umana (cioè la paura, l’euforia, la sfiducia, l’aspettativa, la diffidenza, l’avidità etc etc..).

Quindi il mood degli investitori è uno degli elementi chiave nella determinazione dei prezzi di mercato e nella storia della finanza abbiamo assistito più volte a bolle gonfiate da un’euforia eccessiva o a crolli accentuati dal panico irrazionale degli investitori. Abbiamo anche assistito a tentativi più o meno riusciti di condizionare il sentiment del mercato: pensiamo al clamoroso successo che ebbe il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi. O pensiamo a cosa successe nel lontano 25 Ottobre 1929 quando in piena tempesta finanziaria i più importanti banchieri americani si riunirono sotto alla guida di Thomas Lamont, Albert Wiggin e Charles Mitchell e decisero di comprare enormi pacchetti azionari facendo offerte a prezzi molto superiori a quelli di mercato con l’intento di riportare la fiducia fra gli operatori. Il loro tentativo fallì miseramente perché il profondo pessimismo diffuso dai giornali era penetrato nell’animo del grande pubblico e quindi prevalse la paura che sfociò nel famoso “ Martedì nero del ’29 ”, giorno in cui l’S&P 500 segnò una delle più grandi perdite della storia nonostante fioccassero gli acquisti esemplari delle famiglie più ricche d’America (Rockefeller, Durant ecc ecc).

Scenario attuale, tra goldilocks e pessimismo diffuso

Queste considerazioni sono molto utili per capire la situazione attuale dei mercati. Per quanto riguarda il comparto azionario europeo abbiamo dati fondamentali buoni. Alcuni settori hanno rallentato la loro espansione (pensiamo all’automotive) ma in generale i bilanci delle società restano solidi e molte aziende registrano profitti e ricavi a livelli record, in molti casi vicino ai massimi storici. Se poi rivolgiamo lo sguardo oltre oceano troviamo un’economia ancora più forte con tassi di crescita vicini al 3% e tassi di disoccupazione ai minimi storici. Infine su scala planetaria l’FMI per il 2019 indica una previsione di crescita mondiale del 3,3% che sale addirittura al 3,6% per il 2020. Il tutto contorniato da tassi d’inflazione che globalmente, salvo alcuni casi specifici, sono del tutto sotto controllo. Tuttavia nonostante questo Goldilocks scenario in Europa permane un pessimismo diffuso testimoniato dal crollo dei principali sentiment indicators: l’indice del clima d’affari pubblicato dalla Commissione Europea ad aprile è sceso a 0,42 punti dagli 0,54 punti di marzo e gli 0,69 punti di febbraio. Se poi diamo uno sguardo allo European Sentix Investor Confidence Index (che misura la fiducia degli operatori borsistici dell’Eurozona) per il mese di aprile troviamo un ennesimo dato negativo: -0,3 punti dopo i -2,2 punti registrati a Marzo.

Evidentemente i timori legati alle tensioni politiche in Europa e l’incertezza sui dazi stanno mettendo a dura prova il morale degli investitori e dei principali operatori economici. Da questa divergenza fra dati reali e sentiment scaturiscono le condizioni per un mercato poco volatile e decisamente fair. Infatti da un lato i prezzi dei titoli sono sostenuti dai dati e dall’altro la scarsa propensione al rischio evita il surriscaldamento dei prezzi con le valutazioni che in Europa restano inchiodate sotto ai valori di quattro anni fa. Quindi la bassa volatilità registrata in questi ultimi mesi

E’ il frutto di un delicato equilibrio che s’è instaurato fra razionalità e sentiment, fra i buoni dati presentati dalle aziende e la paura per il futuro. Se nei prossimi mesi in Europa la situazione economica non si deteriorasse particolarmente ma anzi ci fossero sorprese positive potremmo assistere ad un rally clamoroso dei prezzi scatenato dalla foga degli investitori che timorosi di perdere un ipotetico treno di rialzi si scatenerebbero con acquisti sconsiderati. Un po’ come fecero nell’Ottocento i contadini indiani quando ricomprarono le scimmie a 35 rupie ciascuna.

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