Schmidt (Ethenea): “Rischio inflazione per le obbligazioni”

“Nell’attuale fase dei mercati, la nostra preferenza va agli investimenti obbligazionari con scadenze a medio termine, che consentono di beneficiare degli effetti della curva dei rendimenti e di proteggersi dai ribassi dei prezzi causati dall’elevata domanda di questi titoli”. È il commento di Volker Schmidt, portfolio manager di Ethenea.

Una delle maggiori responsabilità di Bce e Fed è quella di garantire la stabilità dei prezzi. Tuttavia, a causa degli attuali tassi di inflazione, che probabilmente rimarranno bassi in futuro, non è necessaria alcuna azione immediata. La Bce prevede che l’inflazione raggiungerà l’1,1% nel 2020 e l’1,4% nel 2021, cifre che restano inferiori all’obiettivo dichiarato di un’inflazione del 2%. Allo stesso modo, anche il tasso d’inflazione core statunitense, a esclusione dei settori volatili di prodotti alimentari ed energia, è attualmente all’1,6%, al di sotto dell’obiettivo di inflazione simmetrica della Fed del 2%.

“Ciò che sorprende è la persistente bassa inflazione, soprattutto se si considera che i salari, sia negli Stati uniti che in Europa, stanno aumentando di circa il 3% all’anno”, continua Schmidt. “Tuttavia, ci sono state alcune situazioni isolate che suggeriscono che l’inflazione potrebbe essere in aumento”.

In primo luogo, un’evoluzione dei prezzi degli affitti. A Berlino per esempio, gli affitti sono cresciuti in media del 2,8% all’anno negli ultimi 20 anni e addirittura del 4,6% all’anno tra il 2015 e il 2017. Un altro esempio è la Cina. Qui la peste suina sta attualmente facendo salire i prezzi della carne e sta avendo un impatto significativo sull’inflazione. In novembre ha già raggiunto un massimo provvisorio del 4,5%, nonostante il tasso di inflazione annuale in estate fosse ancora inferiore al 3%.

“Non riteniamo tuttavia che ci sarà un rapido aumento dell’inflazione nei mesi a venire”, conclude Schmidt. “Nei loro ultimi incontri, la Fed e la Bce hanno chiarito che i loro tassi d’interesse ufficiali rimarranno bassi. Di conseguenza, i rendimenti obbligazionari a breve termine non aumenteranno in modo significativo. Tuttavia, anche piccoli aumenti nei tassi d’inflazione possono essere sufficienti a causare cali di prezzi relativamente elevati per le obbligazioni a lungo termine. Alla luce di ciò, sottostimare l’inflazione è certamente uno dei rischi principali e non solo per i portafogli obbligazionari”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!