Schroders: coronavirus e recessione globale, il 2020 sarà l’anno peggiore dal 1929

A cura di Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders

Il coronavirus sta avendo effetti significativi sull’attività economica a livello globale e, in un contesto di notevole incertezza, abbiamo cercato di valutarne l’impatto, aggiornando le nostre previsioni. Ci aspettiamo di assistere a una contrazione del 3,1% dell’economia globale quest’anno, prima che questa si riprenda con un +7,2% nel 2021.

Questa previsione tiene conto di una grave recessione nella prima metà dell’anno che, anche in caso di ripresa nel secondo semestre, implica che il 2020 è destinato a essere il peggiore anno per l’attività economica dagli anni ’30. Anche se governi e banche centrali hanno lanciato importanti iniziative di supporto, l’ampio rallentamento sarà dovuto al blocco di una fetta importante dell’economia, mentre le autorità tentano di contenere il virus.

Gli ultimi dati sulla Cina, con un calo del 20% nelle vendite al dettaglio e del 25% negli investimenti di capitale fisso nel periodo in cui gran parte dell’economia è stata ferma a causa del virus, offrono già un’indicazione dell’ampiezza di tale impatto. Questi numeri sono in linea con i dati ad alta frequenza, e i nostri indicatori sull’attività in Cina mostrano che l’economia ha subito una contrazione nel primo trimestre. I numeri ufficiali potrebbero raccontare una storia differente, ma tali dati offrono un’indicazione su ciò che ci potremmo aspettare anche nel resto del mondo.

Grave contrazione in arrivo per l’attività economica globale

Fortunatamente i dati sui nuovi casi di Covid-19 in Cina si sono stabilizzati, ma siamo ancora in una fase iniziale della curva in Europa e Stati Uniti. Riteniamo che queste aree geografiche attraverseranno un processo simile di chiusura e restrizioni sui movimenti della popolazione per contenere la diffusione del virus. Ciò avrà un impatto notevole sull’attività economica nel secondo trimestre negli Usa e in Europa, con un calo del Pil compreso tra il 10 e il 20% (non annualizzato). Risultati simili si sono visti di rado dopo la Seconda guerra mondiale, in economie in cui le fluttuazioni del Pil sono normalmente comprese tra l’1 e il 2%.

I policymaker si stanno muovendo in soccorso dell’economia?

Abbiamo incluso nelle nostre previsioni le recenti mosse monetarie e fiscali in tutto il mondo e le aspettative nei confronti di ulteriori decisioni nel prossimo futuro. Riteniamo che tali politiche fungeranno da rete di salvezza per sostenere l’economia e limitare i danni della caduta.

È fondamentale che il sistema finanziario continui a fornire liquidità ad aziende e famiglie, in modo che queste possano resistere all’impatto del crollo dell’attività sui loro flussi di cassa. Se così non fosse, gli effetti temporanei potrebbero causare danni permanenti sul lato dell’offerta. Se assisteremo a un collasso diffuso delle imprese, rimarrà ben poco per sostenere la ripresa.

In tal senso, i minori tassi di interesse sono meno importanti delle misure volte a garantire che le banche concedano prestiti anziché precluderli, e che la liquidità continui a essere presente sui mercati commerciali e del credito. Le azioni della Bank of England, insieme alle garanzie da parte del governo su prestiti e misure per aiutare i flussi di cassa, come la sospensione dei rating sulle aziende, saranno d’aiuto nel Regno Unito. Un uso più diffuso della politica fiscale, come il piano di Trump per fornire a ogni famiglia con basso e medio reddito 1000 dollari, dovrebbe essere di aiuto nel supportare i consumi, in risposta a un inevitabile aumento della disoccupazione.

Ci aspettiamo che le misure adottate per contenere la diffusione del virus saranno efficaci negli Stati Uniti e in Europa, e grazie anche a una regressione stagionale del virus durante l’estate nelle zone settentrionali, l’economia dovrebbe vedere una solida ripresa con il rientro delle persone sul posto di lavoro nel terzo trimestre. A quel punto gli effetti del bazooka di banche centrali e governi si faranno sentire nella loro totalità, con il perdurare dei bassi tassi di interesse, dei tagli alle tasse e dell’aumento della spesa pubblica.

Nel 2021 ci aspettiamo una lieve stretta della politica monetaria in tutto il mondo, con il boom dell’economia globale.

Rimangono rischi all’orizzonte: vedremo un ritorno del coronavirus?

Fare previsioni in questo contesto è particolarmente complesso, trattandosi dell’evoluzione di un virus. Come chiarito nel recente studio di Warwick McKibbin e Roshen Fernando del National Bureau of Economic Research, ci sono diversi scenari che potrebbero divenire realtà e il numero delle vittime potrebbe raggiungere i 68 milioni. Ciò dipenderà da quanto si diffonderà il virus.

L’analisi della nostra Data Insights Unit mostra anche come diversi tassi di reinfezione possano portare a risultati molto diversi. Più nell’immediato, il rischio è che il virus torni all’attacco dopo la fine delle restrizioni.

In origine la strategia del governo britannico era di evitare uno scenario del genere permettendo al virus di diffondersi e di creare una “immunità di gregge” nella popolazione. Alla luce dei rischi legati a tale politica si è deciso di abbandonarla e il Regno Unito sta ora seguendo l’esempio del resto dell’Europa, con la chiusura delle scuole e l’imposizione di restrizioni sugli spostamenti. Tuttavia, il rischio di un ritorno del virus è sempre maggiore e di conseguenza l’economia mondiale si trova ad affrontare la possibilità di dover tornare alla quarantena più avanti nel corso dell’anno. Ne conseguirebbe un’altra recessione, con un doppio crollo dell’attività. Potrebbe realizzarsi uno scenario del genere anche se non vi sarà un calo stagionale dei tassi di infezione.

Una seconda crisi dell’Eurozona?

Il secondo rischio è che la crisi metta in evidenza le debolezze sottostanti dell’economia mondiale. Come disse Warren Buffett, “solo quando la marea scende scopri chi stava nuotando nudo”. Tutto ciò potrebbe sembrare pessimistico, viste le promesse sulla falsariga del “whatever it takes”, ma gli ampi cali dell’attività globale effettivamente portano alla luce le debolezze, come abbiamo visto fin troppo chiaramente dopo la crisi finanziaria globale.

Nel Regno Unito diverse tra le aziende più deboli sono già uscite dal mercato. Sarebbe più preoccupante un ritorno della crisi nell’Eurozona, in cui l’economia che è stata colpita più duramente, l’Italia, è anche quella con la stabilità finanziaria più precaria. Secondo le nostre previsioni, il Pil italiano dovrebbe attestarsi a -7,7% quest’anno, per poi registrare un incremento dell’8,7% nel 2021.

Ci saranno significative violazioni dei deficit e le misure di austerità che sono state imposte dall’Ue dopo l’ultima crisi saranno difficilmente accettate. La recessione rappresenterà una sfida importante per l’Eurozona, soprattutto se sarà prolungata.

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