Scosse sui mercati, quali le prospettive per gli emergenti?

A cura di Anthony Kettle, Senior Portfolio Manager Emerging Markets di BlueBay Asset Management

Dopo diverse settimane di ripresa, i mercati azionari sono crollati la settimana scorsa, spinti al ribasso dai timori su una nuova ondata di casi di coronavirus e da una Fed pessimistica. L’Europa è stata l’area più colpita e ha perso quasi l’8%, mentre l’S&P 500 ha visto un calo del 5% circa.

Si tratta di movimenti ampi, ma è necessario osservarli nel contesto di una ripresa straordinariamente brusca, che ha visto i mercati azionari globali salire di oltre il 10% in alcuni casi, in un solo mese. Nei mercati emergenti i movimenti sono stati più contenuti, con una perdita dell’1,5% nell’arco della settimana, anche se riteniamo che ciò sia legato soprattutto al fatto che tali Paesi siano in ritardo sul rally delle ultime settimane.

Il messaggio della Fed di settimana scorsa ha rappresentato un catalizzatore importante: Jerome Powell ha raffigurato un quadro pessimistico, delineando un lungo percorso per la ripresa. Powell ha anche dichiarato che la banca centrale Usa non sta ancora minimamente pensando di alzare i tassi, nonostante il rimbalzo dei mercati e il rinnovato slancio dei dati economici.

Nell’obbligazionario emergente, i mercati in valuta locale hanno sottoperformato, ritracciando parte del rally che li ha interessati di recente, con i mercati del forex che si sono indeboliti in linea con un contesto di minore propensione al rischio nei mercati. Il credito in valuta forte ha performato meglio, grazie al rally di 20 punti base nei Treasury Usa: in questo ambito i rendimenti totali sono saliti di 50 punti base circa, anche se gli spread si sono ampliati di 10-20 punti base, complice la sottoperformance dell’high yield.

Guardando avanti

A nostro avviso sono tre i temi chiave su cui i mercati si stanno focalizzando al momento.
1. Le tempistiche della seconda ondata di contagi nelle economie che stanno allentando i lockdown e della prima ondata di casi nei Paesi in cui i lockdown non sono molto stringenti, soprattutto in alcune parti dell’America Latina. Ci sembra chiaro che i costi economici dei lockdown stiano pesando maggiormente sul contesto politico e che la capacità degli ospedali sia stata gestita meglio del previsto. Riteniamo quindi che le misure di contenimento saranno molto più localizzate, permettendo il contenimento ove necessario, ma con costi economici inferiori. Questa tesi reggerà finché la capacità degli ospedali lo permetterà, tuttavia il rischio è che gli ospedali saranno sopraffatti. In questo caso le misure di lockdown torneranno a essere draconiane.
2. La velocità di ripresa dei dati economici, soprattutto negli Usa e in Cina rispetto al resto del mondo.
3. L’ampiezza delle politiche accomodanti delle varie banche centrali, con focus soprattutto su Fed e Bce.

Riteniamo che i punti 2 e 3 siano interconnessi, dato che è ragionevole aspettarsi che le banche centrali aumenteranno le politiche accomodanti se i dati dovessero peggiorare ulteriormente, nonostante le misure senza precedenti già adottate. A nostro avviso, la domanda chiave è cosa faranno le banche centrali se i dati dovessero migliorare improvvisamente. Pensiamo che la risposta risieda nei recenti commenti della Fed, secondo cui la banca centrale “non sta neanche pensando di alzare i tassi”, sottintendendo di star considerando un qualche tipo di controllo della curva dei rendimenti per i prossimi mesi. Il punto di incontro è che le politiche resteranno accomodanti, anche se avremo sorprese al rialzo e le prospettive di medio termine per il rischio sono quindi positive.

Per gli emergenti, riteniamo che il supporto fornito dalla Fed “colomba” e dalla ripresa in Cina abbia compensato la confusa risposta al virus in America Latina. Con i mercati del Forex non più convenienti come un tempo, riteniamo che i guadagni in questo segmento dipenderanno più dalla debolezza del dollaro e dall’emergere di sopravvalutazioni a livello strutturale, sviluppi difficili da prevedere in questa fase. Di conseguenza restiamo dell’idea che il credito emergente in valuta forte e i mercati emergenti locali rappresentino il modo preferibile ora per andare lunghi sul rischio nell’obbligazionario emergente, mentre sul Forex pensiamo sia meglio investire tramite trade di relative value piuttosto che adottare un forte bias direzionale.

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