Se state cercando il prossimo caso Lehman, tenete d’occhio l’Europa

Di Andrew Fraser, Head of Financial Credit Research di Aberdeen Standard Investments

Lo scorso maggio l’Italia ha dimostrato, come se ce ne fosse ancora bisogno, che il doom loop – il legame simbiotico tra banche e debito sovrano – è ancora in atto. Il costo dell’indebitamento delle banche italiane e dello Stato è salito di pari passo con i timori legati alle azioni future dei politici populisti. Le banche italiane possiedono circa il 40% di tutti i titoli di Stato del Paese. I costi di finanziamento dei due continuano a muoversi in tandem.

Come interrompere il doom loop tra banche e titoli sovrani?
La soluzione più semplice per rompere questo doom loop sarebbe aumentare il costo di detenere titoli governativi, innalzando i requisiti patrimoniali delle banche domestiche, così da proteggere i bilanci nei periodi di crisi del debito sovrano.
Questo obbligherebbe le banche europee a ripensare all’ammontare assoluto delle loro esposizioni sul debito sovrano e alle concentrazioni sulle singole emissioni. Ciò potrebbe inoltre incoraggiare la diversificazione nell’ambito di questa asset class, in modo da resistere meglio alle oscillazioni dei rendimenti delle obbligazioni nell’ambito dei singoli paesi.

Non sarà facile da realizzare. La determinazione dei requisiti patrimoniali non è poi così semplice poiché dipende anche da come viene percepito il rischio sovrano. In tempi normali, gli investitori lo notano a malapena; in tempi più complessi sono invece in preda al panico e nessun prezzo sembra riflettere la loro percezione del rischio che cambia rapidamente. Questo è uno dei motivi per cui il doom loop è così subdolo: gli investitori, una volta persa la tranquillità sul debito sovrano, vanno in panico.
Molte banche non hanno un accesso immediato al capitale necessario e quindi avrebbero bisogno di raccoglierlo. Ciò potrebbe comportare una riduzione di titoli sovrani nel loro portafoglio. Anche se questo è positivo, una cessione frettolosa di titoli governativi da parte delle banche potrebbe condurre a una situazione di ipervenduto, provocando l’instabilità dei mercati obbligazionari. C’è poi la questione di chi potrebbe comprare le obbligazioni. La BCE, di gran lunga il maggiore acquirente di obbligazioni sovrane europee, si sta allontanando dal mercato in vista della chiusura del quantitative easing.

In ultima analisi, tuttavia, i tentativi di rompere il legame tra banche e titoli sovrani finora sono falliti più a causa di differenze politiche che a causa di sfide pratiche. L’Unione bancaria europea avrebbe dovuto porre fine al doom loop e impedire il ripetersi della crisi del debito sovrano. Si è tuttavia bloccata a causa del disaccordo su come ripartire i rischi tra i membri dell’Unione Europea e rimane incompleta. Questo dovrebbe preoccuparci, dato che il populismo continua a strisciare lentamente in tutta Europa e l’Italia ha dimostrato con quanta rapidità una sbandata politica populista possa far riemergere il doom loop. Se state cercando il prossimo “caso Lehman”, tenete d’occhio l’Europa.

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