Se Trump si dimette…

di Andrew Milligan, Head of Global Strategy, Standard Life Investments

«In una fase in cui le valutazioni di molti mercati azionari sono diventate un po’ tirate, non sorprende che un incremento del premio di rischio politico abbia avuto un certo impatto. Le varie indagini condotte da Congresso e FBI richiederanno probabilmente molto tempo per l’Amministrazione Trump, per il Partito Repubblicano e per Washington nel suo complesso.

Di conseguenza per le varie fazioni sarà ancora più difficile arrivare a un accordo su progetti importanti, come la riforma dell’Obamacare, la riforma fiscale e le questioni legate a spesa pubblica e politiche commerciali. Ci aspettiamo comunque dei tagli fiscali a tempo debito, ma probabilmente più tardi rispetto a quanto previsto inizialmente: pertanto dobbiamo aspettarci anche una minore spinta per l’economia statunitense e quindi meno bisogno che la Federal Reserve adotti un approccio troppo aggressivo nel processo di rialzo dei tassi. Vorremmo tuttavia sottolineare che la recente ripresa dei mercati azionari poggia su basi solide – un’estensione dell’attività economica mondiale e una forte ripresa dei profitti – piuttosto che sulle future promesse del programma pro-crescita del presidente Trump.

Alcuni commentatori stanno speculando sul fatto che il Presidente Trump alla fine sarà costretto a ritirarsi, ma è importante ricordare che, anche se ciò avvenisse, la costituzione statunitense prevede semplicemente che il vicepresidente assuma la carica di Presidente. Questo significa che in ogni caso il partito repubblicano rimarrà in carica in tutti e tre i principali centri di governo: la Presidenza, il Senato e la Camera e che potremo al massimo vedere solo minimi cambiamenti nella politica degli Stati Uniti».

 

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