Segnali incoraggianti dall’universo emergente

I responsabili della politica finora sono riusciti a impedire un brusco rallentamento dell’economia globale. La Federal Reserve statunitense e la Banca Centrale Europea hanno aperto le valvole della politica monetaria, mentre alcuni governi dei Paesi emergenti hanno offerto uno stimolo fiscale, con Europa e Giappone che probabilmente seguiranno a ruota con una maggiore spesa pubblica.

Tuttavia, ciò non significa che l’economia mondiale sia fuori pericolo. Il pezzo mancante del puzzle dello stimolo globale è la Cina – in cui la crescente inflazione e l’aumento del debito societario pongono un dilemma per Pechino, che si trova sotto pressione per sostenere i segmenti dell’economia a corto di liquidità, colpiti dalla guerra commerciale.

Perciò è sensato per gli investitori evitare le aree più costose del mercato finanziario. “Manteniamo una posizione neutrale sulle azioni e siamo sovrappesati sulla liquidità. Siamo anche sottopesati sulle obbligazioni – il reddito fisso europeo in particolare è poco interessante, in quanto questa classe di attivi offre un rendimento potenziale limitato per i prossimi mesi”. E’ l’analisi contenuta nel “Barometro” di dicembre a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management, di cui riportiamo di seguito le conclusioni.

Asset allocation: contrastare il rallentamento

I nostri indicatori del ciclo economico mostrano un’economia globale in lento miglioramento. Il nostro indicatore anticipatore mondiale è salito per tre mesi di fila fino ai livelli massimi da un anno a questa parte, soprattutto grazie a un’accelerazione nelle economie emergenti.

Un dato incoraggiante, in un momento in cui le autorità monetarie sostengono sempre più la crescita: la proporzione di banche centrali che sta tagliando i tassi si attesta al 40% su base netta – un dato registrato l’ultima volta al culmine della crisi finanziaria (si veda la Fig. 1). Detto ciò, prevediamo ancora una crescita della produzione globale del 2,7% per il prossimo anno, un dato inferiore al potenziale e a quanto registrato quest’anno.

La nostra analisi della liquidità mostra che le banche centrali forniranno uno stimolo monetario equivalente a un modesto 2% del Pil nei prossimi sei mesi, grazie soprattutto alla Fed e alla Bce. La Cina si è tenuta ampiamente alla larga da questi sforzi. Pechino si trova, infatti, a perseguire una politica da equilibrista – la crescita economica si è raffreddata al livello più basso degli ultimi 30 anni, mentre il recente balzo dei prezzi delle carni suine ha sospinto l’inflazione al consumo ai livelli massimi degli ultimi 8 anni.

In base alla nostra lettura delle valutazioni, le azioni non sono né costose né convenienti a livello globale. Tuttavia, gli investitori dovrebbero trovare opportunità interessanti in alcuni settori e regioni. Privilegiamo le azioni dell’eurozona e dei mercati emergenti, in cui prevediamo un’accelerazione della crescita dei profitti nel prossimo anno. Intravediamo valore anche nei titoli dei settori sanitario e finanziario.

Gli indicatori tecnici rimangono invariati, a sostegno della nostra posizione neutrale sulle azioni. Questi segnali sono tuttavia positivi per gli attivi dei mercati emergenti – soprattutto per le azioni e il debito in valuta locale.

Settori azionari e regioni: ascesa dei titoli dei mercati emergenti

Le azioni globali sono in linea per concludere il 2019 con valutazioni eque, avendo iniziato l’anno a livelli convenienti. Il rapporto price-to- earnings sull’indice Msci All World è salito fino a 15,8 volte gli utili, rispetto alle 14 volte di gennaio.

Il rallentamento della crescita globale pare meno intenso, ma i nostri indicatori anticipatori suggeriscono che il livello più basso potrebbe essere raggiunto nei prossimi mesi. In questo contesto, abbiamo mantenuto una posizione nel complesso neutrale sulle azioni globali, rettificando leggermente le allocazioni settoriali e regionali per prepararci a una stabilizzazione delle condizioni economiche.

A livello di settore, ciò significa chiudere il sovrappeso sui beni di consumo di base in favore di una posizione neutrale. Questo settore difensivo è relativamente costoso e potrebbe rimanere indietro rispetto ai settori più ciclici in caso di una modesta ripresa della crescita. Inoltre, il livello di indebitamento delle aziende è salito in modo repentino negli ultimi due anni, un dato che esige cautela (Fig. 2).

Continuiamo a privilegiare il settore finanziario – il secondo più conveniente nel nostro modello di valutazione – e quello sanitario. Quest’ultimo è un settore difensivo che beneficia sempre più della domanda dei consumatori per i prodotti legati allo stile di vita.

A livello regionale, i mercati emergenti offrono le migliori prospettive di crescita economica, il che giustifica la nostra posizione sovrappesata nei loro mercati azionari. Le valutazioni sono ragionevoli, nonostante le notevoli differenze all’interno dell’universo dei mercati emergenti: i titoli di Brasile, Taiwan e India sono i più costosi, mentre quelli di Polonia, Turchia e Cile sono tra i più interessanti in termini di valutazioni.

Più in generale, vi sono segnali di risveglio da parte degli investitori verso le opportunità offerte dalle azioni dei mercati emergenti, in quanto la classe di attivi ha registrato alcuni degli afflussi più forti nelle scorse settimane. Lo stesso vale per le azioni europee – un altro dei nostri sovrappesi regionali.

Altrove, abbiamo chiuso il sottopeso sui titoli statunitensi. Il nostro punteggio relativo all’indicatore anticipatore statunitense è migliorato fino a raggiungere il massimo livello di quest’anno.1 I sondaggi regionali sulla manifattura della Fed sostengono l’opinione che sia stato raggiunto il minimo ciclico per la produzione industriale e manifatturiera, ma occorrono più dati per indicare una recessione della manifattura nel periodo 2018-2019. Tenuto conto anche del fatto che gli Stati Uniti rimangono la regione più costosa nel nostro modello di valutazione, riteniamo che una posizione positiva non sia giustificata in questo momento, e optiamo per una posizione neutrale.

Reddito fisso e valute: preferenza per il debito dei mercati emergenti in valuta locale

Le prospettive per le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti si sono illuminate, con la stabilizzazione dell’attività manifatturiera globale e le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina in miglioramento. Ciò, a sua volta, dovrebbe aiutare le valute dei mercati emergenti ad apprezzarsi sul dollaro, accrescendo i rendimenti delle obbligazioni in valuta locale. Inoltre, anche se l’economia globale ha trovato un ritmo più stabile, le banche centrali nell’universo in via di sviluppo non paiono disposte ad assumersi alcun rischio: la politica monetaria rimarrà accomodante, il che significa che il rendimento superiore al 5% attualmente offerto dalla classe di attivi rimane interessante.

Il nostro ottimismo verso gli attivi dei mercati emergenti tuttavia non implica compiacenza. Anche se le condizioni economiche sono in miglioramento, non possiamo escludere la possibilità di un’improvvisa inversione delle dinamiche del commercio mondiale. Per questo motivo, abbiamo deciso di sottoscrivere una polizza assicurativa, sotto forma di sovrappeso sui Treasury USA a lunga scadenza. Rispetto ad altri attivi difensivi – come le obbligazioni di Stato dell’eurozona o giapponesi – i Treasury Usa offrono una valutazione interessante. Il Treasury Usa a 10 anni offre, infatti, un rendimento dell’1,75%, rispetto a circa il -0,35% dell’omologo tedesco (si veda la Fig. 3). Per la stessa ragione, siamo anche sovrappesati sull’oro. Manteniamo la nostra posizione di sottopeso su tutte le altre obbligazioni dei mercati sviluppati di tipo investment grade e di categoria speculativa.

Panoramica sui mercati globali

Nel mese di novembre, le speranze di una risoluzione della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti e che un allentamento monetario da parte delle banche centrali risollevi le sorti delle economie stagnanti hanno fatto riscoprire agli investitori la loro propensione al rischio. Le azioni sono salite, stabilendo nuovi record massimi negli Stati Uniti, mentre i beni rifugio come le obbligazioni sovrane e l’oro hanno sofferto.

Le azioni globali sono cresciute di quasi il 3% nel mese per cui registrano guadagni stellari di oltre il 20% nell’anno, nonostante gli analisti abbiano rivisto al ribasso le previsioni di utili in tutte le regioni. La maggior parte dei mercati ha registrato solidi guadagni, sebbene gli Stati Uniti siano in testa con guadagni prossimi al 4% nel mese. La performance migliore quest’anno, tuttavia, spetta alla Svizzera, che ha sfiorato il 30% per gli investitori in franchi svizzeri, nonostante la reputazione di mercato difensivo. I mercati emergenti sono rimasti relativamente indietro.

I titoli ciclici hanno sovraperformato, con i tecnologici in testa, saliti di oltre il 5% nel mese e di oltre il 40% nell’anno. Per contro, gli energetici hanno sofferto, in rialzo solo dell’8% da inizio anno nonostante i prezzi del petrolio fossero triplicati nello stesso periodo.

La propensione al rischio si è dispersa nei mille rivoli del mercato del credito, con le obbligazioni high yield che hanno guadagnato terreno su entrambe le coste dell’Atlantico, nonostante il leggero calo delle emissioni investment grade europee, già molto costose.

Le obbligazioni sovrane, tuttavia, hanno sofferto. Ad eccezione delle obbligazioni di Stato svizzere, le obbligazioni di Stato dei mercati emergenti e sviluppati sono calate nel mese in valuta locale. Il debito locale dei mercati emergenti è stato particolarmente debole, in flessione dell’1,8% nel mese. Il dollaro ha guadagnato terreno quasi ovunque; l’eccezione è stata la sterlina, che ha tenuto bene con l’aspettativa che i Conservatori vincano le prossime elezioni, e lo yuan, che ha beneficiato di previsioni leggermente ottimistiche per il commercio. L’oro è calato oltre il 3% nel mese.

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