Singin’ in the rain

A cura di Aqa Capital
Singin’ in the rain. | Just singin’ in the rain. | What a glorious feelin’. | We’re happy again. | We’ll walk down the lane | with a happy refrain. | And singin’, | just singin’ in the rain. (Don, Cosmo e Kathy) [in coro].
Cosmo: Non capisci? Useremo la sua voce! Lina muoverà la bocca e sarà la voce di Kathy a cantare e parlare.
Kathy: Meraviglioso!

Cosmo: Certo!
Don: Be’… va bene purché sia solo per questa volta. Ma… credi che riusciremo?
Kathy: Ne sono sicura!
Cosmo: Sì e per i tuoi numeri musicali non dovrai fare altro che un po’ di piroette intorno a Lina.
Don: Va bene! Andiamo dal capo a fargli l’improvvisata!
Tratto da “Singin’ in the rain” di Stanley Donen, Gene Kelly.

Stanno per arrivare i giorni più freddi dell’anno, quelli della merla. Il gelo si sente. La tradizione vuole che gli ultimi giorni di gennaio, la merla trovò riparo dal freddo in un camino. La fuliggine segnò per sempre il colore delle sue piume.
Il 29-30-31 saranno segnati dalle trimestrali Usa, dalla riunione della Federal Reserve e dagli incontri tra Cina e Usa sul commercio internazionale, mentre non vi sono indicazioni sull’insensato shutdown. Sul fronte aziendale, dopo i deludenti risultati di Caterpillar e Nvidia di ieri, oggi occhi puntati sulla trimestrale di Apple (a mercati chiusi), l’unico titolo delle Faang a cui non è riuscito il rimbalzo di inizio anno. Il 30 gennaio sarà la volta di Facebook (a mercati chiusi). La parola poi passerà, prima dell’apertura del mercato, al colosso General Electric osservato speciale sul fronte debito. Il gruppo infatti rischia il taglio dei propri bond a un gradino sotto l’investment grade. GE potrebbe annunciare delle dismissioni con l’obiettivo di rafforzare la propria solidità patrimoniale. Sempre il 31 sarà la volta di un’altra Faang, Amazon. Non sappiamo ancora come andranno le trimestrali ma è facile intuire che a deludere i mercati saranno le indicazioni di crescita sul 2019. Sia di Caterpillar (-8% ieri) che Nvidia (-14%) lamentano debolezza in Cina.
Settimana ancora densa di emissioni governative tra cui quella italiana di mercoledì fino a 8 miliardi di euro: un nuovo CCT e le riaperture dei Btp a 5 e 10 anni. Si aggiunge il BTP 1 febbraio per un importo di circa 23 miliardi di euro.
I prossimi giorni a parlare senza doppiaggio saranno le trimestrali americane, ma poi il mercato cederà la parola alle banche centrali. Se, come probabile, le indicazioni sul 2019 da parte delle maggiori società Usa ricorderanno che sta per arrivare la pioggia, spetterà alle banche centrali cambiare la scenografia e inventarsi un musical.
Un copione che abbiamo già visto in passato, quando le indicazioni macro negative venivano lette dai mercati come un ulteriore motivo di intervento da parte delle autorità monetarie.
Nella sua audizione al Commission for Economic Policy del parlamento europeo il presidente della Bce Mario Draghi ha sottolineato che le ultime informazioni sulla congiuntura nell’unione monetaria sono «più deboli dell’atteso»; «la persistenza delle incertezze, in particolare collegate a fattori geopolitici e alla minaccia di protezionismo, pesa sul sentimento economico». In questo senso, parlando di «rischi per la crescita al ribasso», il banchiere centrale ha sottolineato che «il consiglio direttivo è pronto ad agire in modo appropriato con tutti gli strumenti a disposizione».
Dopo la Bce, i fari saranno puntati sulla riunione della Federal Reserve in agenda mercoledì sera, appena dopo che il Tesoro Usa annuncerà il piano di refunding trimestrale. Quest’anno è in arrivo da Washington un flusso di emissioni pari a mille miliardi di dollari.
Nella conferenza stampa, Jerome Powell potrebbe accennare all’ipotesi di rallentare e/o diminuire la riduzione del bilancio della Fed, sulla scia di quanto anticipato dal Wall Street Journal lo scorso venerdì. Oltre alle manovre sul bilancio, occhi puntati sui tassi che potrebbero dirottare gli appetiti degli operatori sul comparto azionario.
La Banca centrale cinese ha già fatto la sua parte, con il varo del programma denominato Central Bank Bill swap, ossia un piano di scambio di titoli perpetui emessi dalle banche del Paese a fronte di treasury bills detenuti dalla PBOC. In questo modo, in un colpo solo, le banche cinesi si ricapitalizzano ed ottengono liquidità (i bills sono utilizzabili come collaterale presso la PBOC) per nuovi impieghi, contribuendo a stimolare l’economia.
La Cina, in questo modo, si presenta ai negoziati con gli Usa in agenda il 30 e 31 in tema di commercio internazionale, in una posizione di relativa forza, con manovre varate a sostegno dell’economia domestica sia dal lato fiscale sia da quello monetario.
Le nubi delle trimestrali porteranno la pioggia, spetterà alle banche centrali suonare la musica giusta per i mercati dando indicazioni meno stringenti sulla politica di riduzione del bilancio e rialzo dei tassi.

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