Stati Uniti e Cina: se non un armistizio, almeno una tregua

A cura di Stefano Castoldi, Direzione Investimenti Amundi Sgr

La scorsa settimana ricorreva il 101° anniversario dell’Armistizio di Compiègne che l’11 novembre 1918 pose fine alla prima guerra mondiale. E’ festa nazionale negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra e in altri paesi all’epoca alleati. In Italia celebriamo la medesima ricorrenza con la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate del 4 novembre, data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti e della resa degli austriaci a Vittorio Veneto.

Gli armistizi sono sempre benvenuti e, tornando ai giorni nostri, sarebbe bello poterne commentare uno che concluda la meno cruenta ma comunque molto dannosa guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, nel migliore dei casi, non avremo un armistizio ma dovremo accontentarci di una tregua. La scorsa settimana il presidente Trump e la controparte cinese hanno più volte alimentato e successivamente raffreddato le aspettative sui colloqui in corso ma, mentre scriviamo, prevale l’ottimismo e un primo accordo sembra alla portata.

A Hong Kong ed in Cile, invece, la tregua è per ora un lontano miraggio. Sia pure in contesti e per motivazioni completamente diverse, in entrambi i paesi le proteste anti governative sono in crescendo e stanno gravando pesantemente sui rispettivi mercati finanziari. L’indice Hang Seng del listino di Hong Kong è sceso in settimana del 4.8% e nello stesso periodo il peso cileno si è deprezzato del 3.4% rispetto al dollaro.

Altrettanto lontana sembra essere una tregua all’interno della coalizione di governo in Italia. La maggioranza giallorossa è molto divisa sulla manovra di bilancio e sulla gestione del caso Ilva e lo spread ha iniziato a risentirne, passando da 145 a 167 punti base, per poi chiudere la settimana a 156. Stessa dinamica in Spagna dove le recenti elezioni non hanno migliorato la governabilità del paese. I socialisti e la sinistra di Podemos stanno provando a formare un Governo di minoranza ma nel frattempo lo spread è passato da 64 a 76 punti base.

Tutte queste tensioni non hanno scalfito il buon tono che i mercati finanziari hanno mostrato recentemente. Gli investitori continuano a scontare un possibile accordo tra Stati Uniti e Cina e godono degli effetti dell’abbondante liquidità fornita dalle banche centrali. Intravedono inoltre in alcuni dati macroeconomici la possibilità che i settori manifatturieri, i più colpiti dal rallentamento economico, stiano trovando una stabilizzazione.

Prova ne sia l’andamento recente della Borsa di Seul dove sono quotati colossi esportatori sudcoreani come Samsung, Hyundai ed il produttore di semiconduttori SK Hynix. E’ un listino estremamente sensibile alle attese sul commercio globale e sul ciclo manifatturiero. Dai minimi di fine agosto l’indice Kospi che ne misura l’andamento è salito del 13%.

Composti, ma nel complesso positivi sono stati in settimana i principali listini azionari. Negli Stati Uniti, l’indice S&P 500 segna nuovi massimi storici e chiude la settimana a +0.9%. Abbastanza bene anche l’EuroStoxx 50 a +0.3%, il Ftse Mib italiano a +0.2% e il Dax tedesco a +0.1%. In controtendenza i listini dei paesi emergenti, in particolare quelli asiatici, per gli effetti dei disordini ad Hong Kong. L’indice Msci emergenti è sceso in settimana dell’1.5%. L’indice cinese Csi 300 ha chiuso a -2.4%. I tassi di interesse globali, dopo i recenti movimenti al rialzo, sono scesi leggermente rispetto alla settimana precedente.

In conclusione, i livelli attuali raggiunti dagli attivi rischiosi scontano una possibile stabilizzazione del ciclo economico ma soprattutto la firma di una tregua tra Stati Uniti e Cina. Se così non fosse, ed i dazi previsti per fine anno entrassero in vigore, la delusione degli investitori sarebbe significativa ed i timidi segnali di stabilizzazione del ciclo economico ne sarebbero negativamente influenzati. Ecco perché se non un armistizio serve almeno una tregua, possibilmente solida e che lasci la porta aperta ad ulteriori passi di riavvicinamento. Confermerebbe a posteriori, rinforzandolo, il recente andamento dei mercati e fornirebbe una buona base per ulteriori miglioramenti del ciclo economico.

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