Sterlina e dazi sotto la lente questa settimana

A cura di Matteo Paganini, Managing Director Italy di Pepperstone

Listini americani in correzione dopo l’arrivo sui massimi storici per lo S&P 500, con le borse europee e nello specifico il Dax che stanno seguendo le prese di profitto, confermando la bontà delle correlazioni intramarket. Venerdì abbiamo assistito al rilascio dei dati sui Non Farm Payrolls americani, con una rilevazione positiva ma che ha visto un rallentamento nella creazione di posti di lavoro nel settore non agricolo, con nuove buste paga pari a 145mila unità, dato inferiore rispetto alle attese il che ha contribuito alle prese di profitto appena citate.

Siamo infatti di fronte al ritorno, come detto, dell’importanza dei dati macroeconomici per comprendere lo stato di salute delle diverse economie, nello specifico quella americana, senza che la pubblicazione dei dati porti alla variazione sulle aspettative circa le prossime mosse di politica monetaria da parte della Fed. Esse risultano infatti, al momento, ben ancorate. Nel passato, un dato come quello appena rilasciato, avrebbe portato a reazioni diverse, a volte pro borse a volte contro, in base a come i flussi di capitale si fossero andati a distribuire ricercando rendimenti reali più alti (sul rischio dunque) rispetto a rendimenti prospettici (su obbligazionario) in base a come il tasso free risk si fosse potuto muovere.

Pil e dati inglesi

Come detto, anche in Inghilterra stiamo tornando a guardare i dati, anche se oltremanica le porte a interventismo sul fronte di politica monetaria sono tutt’altro che chiuse.

Carney, governatore della BoE che lascerà la propria poltrona a Bailey a metà marzo, ha infatti dichiarato quello che anche noi abbiamo detto in più round, l’ultimo in un’intervista al Sole 24 Ore sul finire di settimana scorsa, ovvero che la Bank of England potrebbe procedere a un taglio di tassi di interesse se l’economia dovesse rimanere debole. Nelle due ultime riunioni, due dei 9 membri votanti hanno votato a favore di una riduzione del costo del denaro, da 0,75% a 0,50% e Carney ha dichiarato che, dato lo spazio relativamente stretto per movimenti sul costo del denaro (sappiamo che la BoE ha lanciato il proprio piano di Qe senza portare i tassi a zero), le reazioni, se necessarie, potrebbero essere immediate (leggasi: non andiamo ad escludere un nuovo piano di Qe). Oggi sarà il turno del Pil, in pubblicazione alle ore 10.30, con un attesa per una variazione negativa dello 0.1% su base mensile che, se dovesse mostrare delle rilevazioni inferiori, potrebbe pesare ulteriormente sul pound, già sott pressione di breve periodo.

La settimana dei dazi

Tra oggi e mercoledì 15 gennaio arriveranno le notizie circa i dazi che l’amministrazione americana vuole imporre in Europa e sulla etichettata fase 1 tra Cina e Stati Uniti. Motivo di tensione il primo, motivo di distensione il secondo, il che potrebbe avrebbe potuto portare a momentanee decorrelazioni tra gli andamenti dei listini americani ed europei, se non fosse che la firma tra America e Cina risulta ormai scontata, dopo le rassicurazioni di Trump che, checchè se ne dica, ha abituato i mercati alla sua parola. Stiamo dunque più concentrati sulle notizie sull’asse Usa-Europa, che in caso di negatività, potrebbero condurre a momentanei approfondimenti delle prese di profitto, in attesa comunque di potenziali tentativi di ripartenza, per quanto visto nei giorni scorsi.

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