Sterlina: trader ancora increduli sul no-deal?

La settimana è iniziata in modo tranquillo per via dei mercati azionari statunitensi chiusi in occasione del Presidents’ Day. “Il Dow ha chiuso con il miglior risultato da più di due mesi e ora è in rialzo di 4000 punti rispetto a dicembre – spiega David Jones, strategist di Capital.com – Questa ripresa a “V” è stata tanto notevole quanto inaspettata, data l’atmosfera negativa che ha afflitto i mercati nelle prime settimane del 2019. Nonostante le minacce di dazi commerciali e di recessione delle economie europee, negli ultimi due mesi gli investitori hanno acquistato di buon grado le azioni ribassate e la chiusura di venerdì conferma che il sentiment è ancora positivo”.

Un altro mercato ad ottenere risultati positivi dopo la chiusura negativa dell’anno scorso è il petrolio. Stamattina il prezzo del greggio negli Stati Uniti ha superato i 56$ a barile per la prima volta in quasi tre mesi. Anche questo asset ha provocato un certo stupore, essendo il prezzo aumentato del 30% rispetto a dicembre, grazie sia ai tagli di produzione dell’OPEC sia, forse, alla sensazione che l’abbassamento dei prezzi fosse stato un po’ troppo drastico.

“Parlando della sterlina, tutto dipende da quello che succederà o non succederà in ambito Brexit – commenta David Jones – La scorsa settimana il tasso di cambio GBP/USD è sceso sotto l’1,2800. Si tratta del tasso più basso dalla sconfitta-record di metà gennaio di Theresa May. La mancanza di un vero e proprio progresso nel negoziato, ad oggi, ha influenzato l’andamento della sterlina, segnandone il declino per quasi tutto il mese di febbraio. Mentre la data ufficiale della Brexit si avvicina, il sentiment nei confronti della sterlina potrebbe tornare positivo, visto che i trader sembrano essere fiduciosi che in un modo o nell’altro si riuscirà ad evitare il no-deal, grazie ad alcune concessioni formali”.

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