Stiamo entrando in un nuovo ciclo di deleveraging aziendale?

Alla luce dell’importanza attribuita dagli investitori alla solidità dei bilanci delle aziende, Stephen Baines, gestore del fondo Artemis Funds (Lux) – Short-dated High Yield Bond, spiega quali sono i potenziali risvolti positivi di questa tendenza per le obbligazioni ad alto rendimento.

Uno dei temi più discussi sui media economici negli ultimi anni è quello della crescita dell’indebitamento delle aziende. Non condividiamo le preoccupazioni di molti commentatori che vedono questo come un grosso rischio per i mercati finanziari e per l’economia in generale.

I nuovi debiti sono stati contratti in buona parte da aziende investment grade, a tassi di interesse bassi e con scadenze lunghe. Tuttavia, non si può certo dire che la tendenza dell’indebitamento delle aziende abbia agevolato gli investitori in obbligazioni negli ultimi 5-10 anni. Questo potrebbe cambiare.

Forte attenzione alla solidità dei bilanci

Gli analisti di Bank of America svolgono regolarmente un’indagine fra i gestori di fondi per conoscere la loro opinione su questioni che riguardano i mercati finanziari. In questa indagine sui Global Fund Manager si chiede agli investitori “cosa vorrebbe che le aziende facessero con i flussi di cassa?” Nell’edizione di maggio 2020, il 73% degli investitori ha risposto: “rendere più solido lo stato patrimoniale” mentre solo il 15% avrebbe gradito “un aumento della spesa per investimenti” e il 7% “la restituzione di cassa agli azionisti”. La preferenza per la solidità dello stato patrimoniale si è rivelata leggermente inferiore a quella evidenziata ad aprile 2020 (79%) ma è comunque una delle più alte mai registrate da questa indagine, superando persino i livelli raggiunti durante i giorni più bui della crisi finanziaria globale.

Questo orientamento degli investitori ad una riduzione della leva finanziaria da parte delle aziende si sta manifestando anche nelle decisioni di investimento degli stessi. L’ETF Cambria Shareholder Yield, un fondo beta intelligente che investe in società con elevati rendimenti da dividendi e con strategie di acquisto di azioni proprie, ha realizzato un rendimento complessivo del -18% da gennaio 2018 a maggio 2020, a fronte del +11% messo a segno dall’indice S&P 500. A questo risultato, peraltro, non hanno contribuito le aziende tecnologiche, visto che l’S&P 500 escluso il settore Information Technology ha realizzato un rendimento complessivo del -4% nello stesso periodo. Le società che antepongono la solidità dello stato patrimoniale sono premiate rispetto a quelle che prediligono la distribuzione degli utili, e che pertanto danno un incentivo al management a mettere in atto politiche che favoriscono gli obbligazionisti.

I responsabili finanziari hanno recepito il messaggio

La Deloitte CFO Survey è un’indagine svolta ogni trimestre in cui si chiedono ai responsabili finanziari delle aziende del FTSE-350 opinioni sulle varie tematiche relative alla profittabilità e agli aspetti finanziari delle aziende. Nell’ultima edizione, pubblicata a maggio 2020, si è rilevato che ben il 95% dei CFO interpellati si aspetta un calo dei dividendi e degli acquisti di azioni proprie nei prossimi dodici mesi. Ai CFO è stato chiesto anche se questo fosse un buon momento per assumere maggiori rischi, con effetti sullo stato patrimoniale (Grafico in basso) e, anche in questo caso, ben il 94% ha risposto “no”, il dato più alto rilevato dal quarto trimestre del 2008. Per i CFO è chiaramente più importante dare la precedenza alla solidità dello stato patrimoniale rispetto alle distribuzioni agli azionisti.

L’effetto di rating del credito

I vantaggi che gli obbligazionisti possono ricavare da un rafforzamento dello stato patrimoniale delle aziende possono essere notevoli. Al 12 giugno 2020, l’ICE BofA 7-10 Year BB US Cash Pay High Yield Index mostrava un rendimento del 4,88% mentre l’ICE BofA 7-10 Year BBB US Corporate Index presentava un rendimento del 2,75%. Pertanto se una società riesce a portare il proprio rating da BB a BBB, le obbligazioni che emette potrebbero assistere ad un calo dei rendimenti pari a circa due punti percentuali. Sulle obbligazioni con scadenza a sette anni, ciò comporterebbe per gli obbligazionisti un guadagno in conto capitale del 14%, quindi una somma in aggiunta alle cedole incassate.

In poche parole, gli azionisti dicono di volere uno stato patrimoniale più solido, premiando le società che operano in tale direzione con un andamento positivo del prezzo delle azioni. I responsabili finanziari hanno capito l’antifona e il percorso intrapreso dalle società in tal senso potrebbe premiare generosamente gli obbligazionisti.

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