Sull’Europa continuano a pesare le difficoltà del comparto bancario

A cura di Banca Intermobiliare

Dopo la parziale delusione della BCE, dai meeting di BoJ e FED, con l’iniziativa di controllo della curva dei rendimenti da parte di Kuroda e il rinvio dell’aumento dei tassi da parte della Yellen, è emerso un atteggiamento di sostanziale supporto ai mercati finanziari, anche se il rischio è che sia messa sempre più in discussione la credibilità dei banchieri centrali.

Superati gli appuntamenti con le Banche Centrali, molto probabilmente, le elezioni americane del prossimo 8 novembre saranno il nuovo centro di attenzione dei operatori finanziari. Un segnale in tal senso l’abbiamo avuto ieri con il primo confronto televisivo tra Hillary Clinton e Donald Trump: secondo quanto emerso dai sondaggi il confronto avrebbe visto prevalere la Clinton ed i mercati hanno reagito positivamente, con un rialzo dei futures sugli indici americani. E’ vero che il programma economico di Trump non è negativo per i mercati, ma il candidato repubblicano fornisce sicuramente meno garanzie sul fronte della stabilità e presenta un rischio a livello geopolitico.

Purtroppo in questa fase sul fronte europeo c’è un altro fatto di preoccupazione che va al di là delle elezioni americani, le difficoltà del settore bancario, ulteriormente evidenziate dalla vicenda Deutsche Bank. Il gruppo tedesco è tornato sotto pressione dopo che la DOJ ha annunciato la richiesta di 14 mld di dollari quale sanzione per le violazioni commesse con la vendita dei prodotti legati ai subprime.

E’ praticamente scontato che Deutsche Bank, come successo con tutti i suoi concorrenti, finirà con il versare una somma nettamente inferiore, ma è aumentato sensibilmente il rischio che l’ammontare finale si collochi al di sopra di quelle che erano le aspettative di mercato (comprese nel range 2-5 mld).
Se poi si tiene presente che questa vicenda si va a innestare su una situazione che evidenziava già un problema di scarsa patrimonializzazione, risulta chiaro che il rischio, già esistente, della necessità di un aumento di capitale è cresciuto sensibilmente.

Detto questo, se il problema di Deutsche Bank fosse confinato alla carenza sul fronte patrimoniale e alla necessità di ricorrere ad una ricapitalizzazione, la volatilità trasmessa sul resto del settore finanziario potrebbe essere a tratti molto elevata, ma non sarebbe destinata a tradursi in una questione sistemica.
Tuttavia la vicenda Deutsche Bank ha avuto un impatto negativo anche sul sistema bancario italiano, ancora estremamente debole, soprattutto fino a quando non si riesce ad implementare una soluzione definitiva per il grande malato, il Monte dei Paschi di Siena. Con riferimento a quest’ultimo lo spazio di manovra è estremamente contenuto e soprattutto l’operazione di salvataggio non sarà avviata prima dell’esito del Referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre; il piano industriale che dovrebbe essere presentato il 24 ottobre potrebbe però già essere l’occasione per avere qualche dettaglio sul piano di rafforzamento patrimoniale e capire la probabilità di successo dell’operazione.

L’incertezza che ancora grava intorno al Monte Paschi pesa sull’intero settore bancario italiano, anche se va sottolineato che gli altri istituti, anche nei casi più critici, presentano un maggiore spazio di manovra. A differenza di ciò che sta prezzando il mercato in diversi casi non c’è al momento un rischio concreto di aumento di capitale e anche laddove si dovesse ricorrere ad una ricapitalizzazione dovrebbe trattarsi di importi, anche in termini relativi, più gestibili rispetto al gruppo senese.

Probabilmente una vera inversione di tendenza del momentum negativo sul settore non si avrà sino a quando la questione Deutsche Bank e Monte Paschi vedranno un intervento definitivo (come già detto, nel caso del Monte Paschi l’operazione di ricapitalizzazione non sarà avviata prima di dicembre e anche nel caso di Deutsche Bank difficilmente il management potrà muoversi prima di conoscere l’ammontare definitivo della multa), nel frattempo qualche segnale costruttivo dovrebbe però già emergere nelle prossime settimane con l’annuncio delle prime importanti operazioni di cartolarizzazione. Se, come crediamo, saranno almeno confermati i termini già ipotizzati, si avranno finalmente dei punti di riferimento concreti con cui andare ad effettuare le valutazioni sull’intero settore.

Purtroppo la vicenda Deutsche Bank ha influito notevolmente sulle Borse europee, che ad inizio mese stavano fornendo qualche segnale di inversione del trend negativo.
Con le ultime evoluzioni è tornato ad indebolirsi il quadro tecnico, per quanto sugli indici principali, nonostante la forte impennata di volatilità, non siano ancora stati violati alcuni livelli significativi (area 10000 di DAX e 2900 di EuroStoxx50).
La cosa vale ancora di più per Wall Street, che per il momento ha limitato la correzione nonostante l’aumento di volatilità: sull’S&P500 il primo livello da monitorare è il minimo relativo di delle settimane scorse a 2119 ed a seguire l’area 2000, mentre verso l’alto il livello significativo è il massimo del recente movimento di rimbalzo a 2180.

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