Svizzera, la Bns pronta a intervenire nuovamente sul mercato Forex

A cura di A. Masset e Y. Quelenn, analisti di Swissquote

In Svizzera la risposta al discorso tenuto ieri sera dal Presidente della BNS Thomas Jordan, che ha difeso la necessità di mantenere i tassi negativi davanti all’Associazione degli economisti di Basilea, è stata di un silenzio assordante. Il cambio euro franco svizzero infatti non ha fatto che consolidare intorno a 1.0810 nel corso delle ultime 24 ore a seguito delle sue parole che hanno ricordato come la scelta di politica monetaria di mantenere in negativo il costo del denaro – i cui effetti sono ancora tutti da verificare attentamente soprattutto sul fronte dei bilanci bancari –  sia da considerare momentanea.
Secondo le parole di Jordan “I costi associati al mantenimento di tassi negativi sono inferiori rispetto a quelli che si sarebbe costretti a subire qualora si mantenesse denaro cash”. Ci permettiamo di dissentire rispetto a queste dichiarazioni specialmente ora che l’inflazione potrebbe tornare a riaffacciarsi. Al contrario, crediamo che spingere ulteriormente i tassi in territorio negativo rischi sia di incoraggiare gli investitori a rimanere liquidi che di provocare corse agli sportelli per ritirare il denaro dai conti correnti. In ogni caso provocando un grave danno all’economia. Al momento la BNS ha espanso il suo bilancio al 110% del Pil svizzero e noi crediamo che ci sia spazio per un ulteriore allargamento considerando altri paesi che presentano coefficienti debito/Pil anche maggiori come Usa e Giappone.
Nelle ultime due settimane le quotazioni del franco si sono rafforzate soprattutto a causa della debolezza dell’euro tanto che ci sono buone probabilità che la BNS debba intervenire ancora una volta sul mercato forex comprando la moneta unica e provando così ad indebolire la divisa elvetica che ha nuovamente toccato il floor posto a 1.08. Infatti nonostante i massicci interventi operati in queste settimane dalla banca centrale, nuove pressioni in vendita potrebbero ulteriormente pesare sul cambio e questo ci fa rimanere naturalmente ribassisti sull’euro, il cui driver principale rimane la riunione di dicembre della Bce che diventa ora il momento clou cui guardare. I mercati infatti si stanno preparando alla fine del QE e un ritorno della volatilità in grande stile non è da escludere.

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