Tenaris cresce negli Usa: può essere scommessa difensiva

Tenaris incerta a Piazza Affari, dove il titolo ha aperto in rialzo, complice la decisione del presidente americano Donald Trump di far eliminare a Baghdad il potente generale iraniano Soleimani, per poi ripiegare sui livelli della chiusura di ieri a 10-10,10 euro per azione.

La società che fa capo alla famiglia Rocca ha intanto fatto sapere di aver completato l’acquisizione di Ipsco Tubulars, un produttore statunitense di tubi in acciaio in difficoltà, dalla russa Pao Tmk, dopo il via libera ottenuto dal Dipartimento di Giustizia americano il mese scorso.

Il corrispettivo complessivo dell’operazione (annunciata nel marzo dello scorso anno), in contanti e senza debiti, è risultato pari a 1.067 milioni di dollari (cifra che comprende circa 220 milioni di dollari di capitale circolante). Ipsco Tubulars ha una capacità produttiva annuale equivalente a 450 mila tonnellate di barre d’acciaio, ovvero 400 mila tubi “seamless” e 1 milione di tubi “welded”, e aveva chiuso i primi nove mesi del 2019 con 762 milioni di dollari di fatturato (-22% su base annua), un Ebitda di 50 milioni (ma il terzo trimestre aveva visto l’Ebitda azzerarsi) pari a un 7% di Ebitda margin (Tenaris ha un Ebitda margin complessivo del 19,5%).

Il 2019 si è rivelato un anno poco esaltante ma positivo per Tenaris, che dopo aver oscillato nei primi nove mesi attorno ai valori di fine 2018 nell’ultimo trimestre ha messo a segno un recupero di oltre il 9% chiudendo l’anno in rialzo del 6% abbondante. L’acquisizione è destinata a migliorare la posizione di Tenaris sul mercato statunitense, ampliando l’offerta prodotti e la capacità produttiva.

Le raccomandazioni degli analisti su Tenaris

Equita di recent ha stimato che, includendo sinergie e ipotizzando un miglioramento della marginalità di Ipsco rispetto ai dati di fine settembre, il P/E 2020-21E di Tenaris post acquisizione possa calare a 16,1-12,8 volte, dalle 16,6 volte attuali (la media storica è di circa 15 volte), assorbendo peraltro la cassa che a fine 2019 era stimata in 990 milioni di dollari e ora dovrebbe essersi ridotta a poco più di una cinquantina di milioni.

Sul titolo Tenaris gli analisti fondamentali sono generalmente positivi con 9 giudizi rialzisti (5 “buy” e 4 “outperform”) e 4 neutrali, a fronte di 6 giudizi ribassisti (4 “hold” e 2 “sell”), con un target price di consenso appena superiore ai 12,9 euro per azione che implicherebbe un potenziale rialzista di quasi il 30% dai livelli correnti. Positivi anche gli analisti tecnici, che segnalano come il titolo sia inserito in un trend positivo a brevissimo-breve periodo che consente di impostare una strategia di accumulazione sfruttando eventuali giornate di debolezza.

Il quadro tecnico di Tenaris

I supporti più immediati sono indicati a 9,86-9,82 euro per azione, mentre le resistenze vengono segnalate sui 10,35-10,40 euro a titolo, confermando una certa incertezza legata anche ai volumi limitati tipici del periodo. Nessuna particolare indicazione viene dagli oscillatori, anche se il trend primario pare confermarsi rialzista e quello secondario neutrale. Alcuni trader suggeriscono peraltro di tenere d’occhio la tenuta dei 10 euro, dato che attorno a tale livello sono posizionate alcune stop loss di strategie rialziste e dunque una rottura confermata in chiusura potrebbe portare a ulteriori prese di profitto sul titolo (di cui, peraltro, si potrebbe approfittare nell’ottica sopra descritta).

Le tensioni che in queste ore stanno facendo risalire le quotazioni petrolifere, nonostante i timori espressi da più analisti circa la possibilità che nel corso del 2020 si venga a creare un nuovo eccesso di offerta sul mercato tale da vanificare la strategia dell’Opec che puntava a far risalire e consolidare le quotazioni dell’oro nero riducendo la propria produzione, potrebbero rappresentare per Tenaris un ulteriore supporto e consentire una ulteriore risalita a breve termine delle quotazioni.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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