“Toro Invecchiato”, ecco come cautelarsi. La conferenza all’ItForum

Numerose nubi coprono i mercati azionari e obbligazionari e in Italia l’orizzonte appare ancora più cupo per il riaccendersi dei timori sulla sostenibilità del debito pubblico. Apparentemente al riparo da tutto ciò, il settore delle commodity continua a presentarsi in buona salute, con un petrolio a livelli sostenuti e gli agricoli che si stanno risvegliando. Questa la tematica al centro dell’intervento di Maurizio Mazziero (Mazziero Research) nella conferenza intitolata “Toro invecchiato” in programma all’ItForum di Rimini nella Sala trading 1 dalle 16.30 alle 18.00 di giovedì 14 giugno.

In particolare Maurizio Mazziero, che indicherà il proprio outlook per il secondo semestre delle materie prime, avverte che “Non tutte le commodity presentano uno scenario rialzista le dinamiche di domanda e offerta variano infatti fortemente a seconda di ciascuna materia prima, e ce ne sono alcune più sensibili agli equilibri geopolitici mentre altre dipendono dalle condizioni climatiche”. Nel dettaglio, sul fronte geopolitico il maggior osservato speciale – fa notare l’esperto – è il petrolio, “dove gli aumenti della domanda mondiale e della produzione statunitense si fronteggiano a possibili sanzioni all’Iran e a un calo delle estrazioni venezuelane”.

Meno sensibile in questo momento invece alle incertezze in Medio Oriente e nella Corea del Nord, è l’oro, che a detta di Mazziero, “risente principalmente della forza del dollaro, sebbene la correlazione inversa con il biglietto verde appaia al momento molto altalenante”.

Altre commodity sotto i riflettori? “Al momento – sostiene Mazziero – si rilevano interessanti livelli di prezzo per l’argento, metallo prezioso con numerosi impieghi industriali, il cui rapporto di quotazione con l’oro appare molto tirato e potrebbe serbare delle piacevoli sorprese, anche senza un recupero del metallo giallo”. Forte volatilità invece – avverte l’esperto – nel comparto agricolo con mais e grano che presentano una produzione mondiale in deficit; il frumento è ancora frenato da ampie scorte, ma le condizioni scarse del raccolto statunitense potrebbero spingere a livelli più elevati le quotazioni. Cautela inoltre nel comparto dei cosiddetti coloniali: “Il cacao – spiega Mazziero – dopo un buon rialzo è entrato in una fase discendente e anche per il succo d’arancia i giorni migliori potrebbero essere terminati e lo zucchero resta a bassi livelli di prezzo, zavorrato dalle forti produzioni, mentre il caffè potrebbe rappresentare un’opportunità, che tuttavia risente di una produzione brasiliana in aumento”.

Con un’importante cautela: “sia gli agricoli sia i coloniali – avverte l’esperto – sono da sempre molto sensibili alle condizioni climatiche e il possibile acuirsi della siccità potrebbe portare notevoli scompensi nelle quotazioni, in quanto pur restando alcune commodity in una condizione di ampie scorte, queste non sarebbero in grado di assorbire fenomeni meteorologici estremi”.

Detto ciò, Mazziero ritiene comunque che al momento ci troviamo quindi in una situazione piuttosto interessante, in cui il mercato non ha ancora prezzato eventuali rischi produttivi e in una condizione di mercati azionari e obbligazionari incerti le commodity potrebbero presentare un’alternativa vincente. Con l’accortezza però di “ricordare di mantenere la necessaria prudenza e di limitare l’impiego di prodotti a leva; le materie prime sono un mercato molto specialistico che va affrontato con un minimo di preparazione e osservazione delle dinamiche dei prezzi”.

Altro protagonista della conferenza “Toro invecchiato” sarà poi Gaetano Evangelista (Age Italia), che avverte come “i primi cinque mesi di quest’anno hanno ridimensionato pesantemente gli entusiasmi della vigilia e la chimera di una «ripresa economica sincronizzata globale» ha ceduto spazio a un andamento macro frammentato, con economie in vistoso rallentamento: vuoi per scelta deliberata (Cina), vuoi per il venir meno di circostanze eccezionali e irripetibili (Europa)”.

In questo contesto, secondo Evangelista “a livello micro abbiamo celebrato gli effetti benefici per i conti delle società quotate della sforbiciata alle aliquote fiscali: negli Stati Uniti, ove gli EPS delle compagnie dello S&P500 crescono in misura superiore al 20%”. Ma si tratta di vera gloria? “Il dubbio – avverte Evangelista – è lecito visto che, stando a quanto ci comunica il Department of Commerce, prima delle imposte i profitti di tutte le imprese americane al termine del primo trimestre denunciano una clamorosa contrazione del 6%. Si tratta di due universi ben differenti, ma questo dà la misura dei rischi operativi insiti in una valutazione superficiale e approssimativa”.

Sullo sfondo poi, fa notare il responsabile di Age Italia, occorre fare i conti con una Federal Reserve che ha definitivamente accantonato il “terzo mandato” di mantenere la stabilità del sistema che le era stato assegnato dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2008, ma che appare timorosa soprattutto in vista di un possibile un surriscaldamento del mercato del lavoro che potrebbe propagarsi all’inflazione. “Dunque – avverte Evangelista – è molto probabile assistere a nuovo aumento dei tassi a giugno, e a settembre”. Attenzione però: “la politica monetaria agisce con ritardo sulle variabili reali, per cui non sapremo se non tardivamente se siamo passati da una politica più restrittiva, a una politica restrittiva tout court”.

Non solo. “La sensazione è che un Fed Funds rate ai livelli correnti – conclude Evangelista – già crei le condizioni per una recessione a partire da metà del prossimo anno. Dopotutto, tenendo conto del tasso Fed effettivo che discende dalle politiche di allentamento quantitativo proposte, dal minimo dei tassi di fine 2014 ad oggi, con 465 punti base l’inasprimento effettivo appare in termini assoluti il più consistente fra tutti i cicli restrittivi registrati dal 1980 ad oggi”.

Infine, ultima ma non certo per importanza, ad intervenire alla conferenza sarà Claudia Segre, presidente Global Thinking Foundation, che parlerà alla platea di “Come avanza il secolo cinese sulle orme di Deng”. “A quarant’anni dall’avvio della Politica della Porta Aperta di Deng Xiaoping, e di un fattivo processo di trasformazione e liberalizzazione politico economica – spiega Segre – la Cina pare essere l’ultimo baluardo della globalizzazione di fronte alle spinte protezioniste rappresentate dalle azioni dell’Amministrazione americana del Presidente Trump“.

Tra gli obiettivi di Deng – fa notare l’esperta – c’era chiaramente quello di innalzare il reddito pro capite e di riposizionare il colosso cinese nello scacchiere mondiale in una posizione di primo piano. Riportare metà della popolazione oltre la soglia di povertà garantendo un aggancio con i Paesi sviluppati era una grande scommessa, coniugata poi con una formula che supporta un’economia “socialista di mercato” ora ci mostra una superpotenza stabile e forte di un livello di riserve internazionale in valuta pari alla metà di quelle mondiali.

“Dagli anni ’90 poi l’enfasi sul sistema bancario e finanziario internazionale ha visto nascere le Borse Valori e imporre un passo accelerato all’accreditamento dello yuan renminbi tra le divise di conto nazionale – sottolinea Segre – un tassello cruciale per completare un puzzle visionario che nella realizzazione della banca multilaterale AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank) ha chiuso un circolo virtuoso dello sviluppo del modello cinese lasciando a Xi Jinping un’eredità preziosa.

Per chi conosce questa storia a fondo comprende molto bene come Trump possa limitarsi a proclami anche urlati ma che nei fatti rischia molto con una Cina così ben posizionata e solida. E l’offerta cinese per acquistare sino a un controvalore di 70 mld di dollari usa in beni agricoli e forniture energetiche statunitensi per arginare i dazi Usa, dimostra una buona volontà di fondo nell’evitare una guerra commerciale che sarebbe dannosa per tutti”.

Ma, come è noto, è sul fronte della tutela dei diritti di proprietà intellettuale (IP) che sta avvenendo lo scontro più duro con la Cina, che gli Usa ora hanno esteso anche al Canada, comparando la condotta dei due Paesi ed ascrivendoli nel famigerato Special 301 Report nel quale esiste una sorta di lista di proscrizione detta Priority Watch List.

Certamente – fa poi notare Segre – l’obiettivo di Trump è ridurre i 375 mld di dollari usa di surplus commerciale cinese verso gli Usa e gli esiti della due giorni degli esperti americani fa ben comprendere che il focus è diretto proprio sui beni alimentari ed energetici. E da qui la risposta cinese non si è fatta attendere infatti, e la logica conclusione è che gli Usa devono decidere se imporre nuovi dazi, avviare una guerra sulle IP senza fine oppure semplicemente esportare di più verso la Cina come sarebbe naturale. E la disputa sul primato della tecnologia tra Silicon Valley rispetto a Shangai e Shenzen resterà comunque centrale per i prossimi dieci anni e stabilirà se la Cina sarà pronta al grande sorpasso nella classifica del PIL mondiale, dopo il sorpasso del 2015 sui giapponesi.

In questo scenario, “con i picchi di volatilità che si stanno vivendo sui mercati europei azionari e degli ETF certamente la Cina resta un traino nodale per gli investimenti di portafoglio nell’area asiatica“. Così – conclude Segre – anche se il processo di liberalizzazione non si è ancora completato per i cinesi resta il discorso a Davos di Xi, a gennaio di quest’anno, che rimarrà nella storia per il suo impeto nel sostenere il progetto di una economia globale aperta verso il mondo e che nel Progetto BRI (Belt and Road Initiative) vede un importante passo avanti da una vecchia concezione di multilateralismo ad un nuovo modello che a metà tra bilateralismo e multilateralismo, favorendo accordi commerciali internazionali e rivendicando un posto adeguato per sé e per le altre economie emergenti connesse. Come il FMI dove la Cina ha diritto di voto con un peso del 6% rispetto all’effettivo calibro di quel 18% del PIL globale che rappresenta, rispetto allo strapotere americano che manca in questo momento di lungimiranza, come diceva Confucio: “Colui che non prevede le cose lontane, si espone a infelicità ravvicinate”.

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