Treasury, i rendimenti accelerano il passo. L’outlook di Dws

A cura di Christian Nolting, Cio Globale, Dws

Il rendimento dei titoli del Tesoro statunitense continuano a salire. Ma quest’andamento riflette un reale mutamento dei fondamentali del mercato, o si tratta di fattori temporanei? A nostro avviso non ci saranno variazioni di rilievo rispetto alla situazione corrente.

Le attuali consistenti vendite di emissioni del Tesoro statunitense in parte sono dovute alla perdurante robustezza dei dati economici nazionali, nonché al tentativo del mercato di riflettere adeguatamente nei prezzi tutto il valore degli aumenti del tasso d’interesse che la Federal Reserveattuerà nei prossimi 12 mesi. Ma l’andamento dell’economia statunitense e i conseguenti provvedimenti della Federal Reservenon sono gli unici motivi dell’aumento dei rendimenti, spinti al rialzo anche dalla politica di bilancio del governo statunitense, che come spieghiamo più avanti imporrà al Tesoro di intensificare le emissioni di titoli pubblici. Inoltre la chiusura ormai quasi certa, alla fine di dicembre di quest’anno, degli acquisti di titoli di Stato e di obbligazioni societarie da parte della Banca Centrale Europea sbloccherà i rendimenti anche in Europa e influenzerà i flussi di capitali tra le due sponde dell’Atlantico, nonché il rendimento statunitense.

Esistono limiti certi al rialzo dei rendimenti? A nostro parere tra 12 mesi le emissioni del Tesoro statunitense renderanno il 3,25%, una previsione che ci sembra tuttora plausibile come dato di base. Se negli Stati Uniti si prevede un’inflazione del 2,25%, il rendimento reale si aggirerà sull’1%. In assenza di significativi aumenti dell’inflazione, o almeno dell’inflazione prevista, un rendimento dei titoli del Tesoro superiore al 3,50% porrebbe un pesante freno all’espansione economica degli Stati Uniti. Ma quest’inflazione ancora non si manifesta, nonostante l’alto tasso di occupazione. Un altro fattore potrebbe essere la scelta della strategia di finanziamento del deficit di bilancio; al momento appare probabile che si deciderà di abbreviare le scadenze delle emissioni, con un conseguente appiattimento della curva dei rendimenti.

Un ruolo importante sarà svolto dagli stati d’animo. I mercati non sembrano credere a un’imminente recessione statunitense e l’adesione del Canada al nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Messico suscita speranze che la diplomazia statunitense possa ottenere qualche risultato. Ma i mercati potrebbero valutare male le conseguenze negative dell’aumento dei rendimenti. L’Italia potrebbe tornare presto sulle prime pagine dei quotidiani, così come anche la Turchia e l’Argentina. Molti Paesi emergenti affetti da squilibri nei rapporti con l’estero restano vulnerabili alla tenaglia dell’aumento del tasso d’interesse negli Stati Uniti e del rincaro del petrolio.

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