Turchia, la reazione dei mercati

A cura di Aneeka Gupta, Associate Director, WisdomTree Europe
 Il tanto atteso discorso del Presidente Erdogan sul nuovo modello economico della Turchia ha finito per causare più danni sui mercati finanziari che suscitare sostegno. L’intervento del Presidente Erdogan è stato privo di qualsiasi forma di compromesso con i mercati internazionali e ha suscitato un sentimento di sfida e di nazionalismo, poiché era determinato a non cedere alle lobby dei tassi d’interesse.
Erdogan credeva che la crisi potesse essere affrontata con azioni locali e sacrifici da parte dei cittadini per scambiare il loro oro e le loro riserve di valuta estera con la lira turca. Non sono state annunciate nuove iniziative politiche. I mercati si aspettavano un aumento minimo del tasso di 300 Bps, ma il ministro del Tesoro e delle Finanze Berat Albayrak non è stato all’altezza delle aspettative del mercato.
A causa dell’elevata esposizione relativa di BBVA, UniCredit e BNP Paribas nei confronti delle banche turche, la performance dei prezzi ha registrato oggi cali compresi tra il 3% e il 4%. I mercati temono il numero di prestiti in essere in Europa nel settore delle imprese turche e l’incapacità di queste di ripagarli, con il rischio di affrontare una crisi della bilancia dei pagamenti. Anche se siamo ben lontani da una simile strozzatura, la reazione del mercato mostra una crescente preoccupazione per uno scenario di rischio di coda che riteniamo sia sopravvalutato.
Il raddoppio dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio da parte del presidente degli Stati Uniti Trump ha ulteriormente aggravato il calo della lira, che è scesa a -12,40%. Anche se la Turchia non è un grande esportatore di acciaio e di alluminio, l’annuncio di tariffe da parte degli Stati Uniti sottolinea che i colloqui tra i due alleati della NATO di ieri non hanno avuto successo.

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