Turchia, State Street: volatilità idiosincratica o rischio ricaduta sugli emergenti?

“Anche se abbiamo assistito alla recrudescenza delle turbolenze in Turchia nelle ultime settimane, ciò che conta per la maggior parte degli investitori non è tanto la loro esposizione diretta agli asset turchi, quanto il fatto se questo sia un rischio per il resto dei mercati emergenti. Sulla base della variazione della volatilità implicita, gli investitori lo hanno finora valutato come un rischio idiosincratico con un’impennata della lira ma non delle altre valute emergenti ad alto beta. Riteniamo che parte di ciò derivi dal contesto macroeconomico favorevole, vale a dire l’ampia liquidità e la persistente debolezza del dollaro, ma questo distacco tra Turchia e mercati emergenti è sostenibile nel medio termine?”. Così Ben Luk, stratega multi-asset senior di State Street Global Markets, discute della natura idiosincratica della volatilità dei prezzi degli asset turchi rispetto al resto dei mercati emergenti.

Source: State Street Global Markets, Bloomberg

“La Turchia è probabilmente un incidente isolato che non dovrebbe avere ricadute più ampie su altri mercati emergenti – spiega Luk – poiché le scelte politiche non convenzionali che hanno portato a questa volatilità del mercato non sono evidenti altrove. Anche se altri mercati emergenti hanno tassi negativi, la causa non è nella stessa combinazione di allentamento monetario e pressioni inflazionistiche elevate (e crescenti). Inoltre, la Turchia si distingue dal resto dei mercati emergenti per via dell’esaurimento delle riserve valutarie dall’inizio dell’anno. La tempesta perfetta di molteplici fattori e vulnerabilità sembra non esistere in molti altri paesi emergenti. Questo ci porta a credere che le turbolenze in Turchia sarebbero una questione principalmente idiosincratica. Se dovessero esserci effetti di ricaduta più ampi per i mercati emergenti, sarebbe probabilmente attraverso un impatto più generale sul sentiment per il rischio, che è certamente fragile”.

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