Ubp: l’oro beneficerà del nuovo ordine economico. Ma nel breve termine resta volatile

“La duplice risposta – fiscale e monetaria – da parte dei policymaker americani alla crisi economica innescata dalla pandemia ha reso il dollaro la prima vittima all’approccio del ‘whatever it takes’. In particolare, negli ultimi anni il dollaro si è rafforzato grazie ai tassi d’interesse premium e ai rendimenti degli asset in dollari. Tale differenziale si è adesso compresso con il ritorno della Fed allo zero bound. Anche se non prevediamo che la Fed si avventurerà volontariamente in un territorio a tassi negativi, come hanno fatto alcune delle sue controparti europee, agli acquisti senza vincoli di asset tradizionali – buoni del tesoro statunitense e titoli garantiti da ipoteca – sono stati affiancati acquisti sul mercato del credito corporate Usa, prestiti diretti alle società americane e sostegno tramite prestiti ai consumatori attraverso i mercati dei titoli garantiti da asset”. E’ l’analisi di Norman Villamin, Cio Wealth Management di Union Bancaire Privée (Ubp).

Inoltre, “il ripristino delle linee di swap con le principali banche centrali a livello globale implica che la Federal Reserve sta pompando ulteriore liquidità in dollari per far fronte non solo alle carenze riscontrate nell’economia interna, ma anche in quella globale”, nota Villamin. “Con questo flusso di dollari nel sistema e in assenza di un carry più elevato, i mercati dovrebbero concentrarsi sempre più sulle vulnerabilità strutturali del dollaro: i deficit fiscale e delle partite correnti che stanno per esplodere. Il deterioramento dei fondamentali strutturali, unito alla volontà implicita della Fed di imporre un adeguamento negativo dei tassi di interesse per l’inflazione, dovrebbero porre fine al mercato toro del dollaro mentre gli investitori stanno rivalutando le loro esposizioni sui mercati valutari”.

Durante le prime fasi di panico sui mercati finanziari indotto dal Covid, l’oro non ha mantenuto lo status di bene rifugio mostrando invece volatilità e, a volte, drawdown significativi. “Ciò è stato un riflesso della carenza di dollari che ha caratterizzato le prime settimane di questa crisi, quando la corsa al biglietto verde – causata dalla scarsità dell’offerta – ha portato alla liquidazione tra le varie asset class proprio come durante la crisi finanziaria globale”, spiega l’esperto di Ubp.

Che continua: “Con la Fed che ha affrontato in modo sostanziale questa carenza di dollari, per il momento questo vento contrario sull’oro appare domato. Invece, le vulnerabilità strutturali che ci aspettiamo peseranno sul dollaro in futuro, diventeranno allo stesso tempo un fattore di supporto strategico per l’oro. Con poco carry sugli investimenti risk free in dollari, la mancanza di un flusso di reddito regolare dell’oro non rappresenta più uno svantaggio comparativo”.

Inoltre, “gli investitori riconosceranno presto che la ‘soluzione’ adottata per la crisi economica comporta mille miliardi di dollari di debito ulteriore. Questo debito sarà probabilmente estinto solo con un ritorno dell’inflazione o con un default. In entrambi i casi l’interesse per l’oro dovrebbe aumentare”.

Secondo Villamin, “va detto che nel breve termine esistono effettivamente venti contrari per gli investitori in oro più orientati tatticamente. L’incertezza ha fatto sì che venissero mantenute in modo significativo le posizioni lunghe nette sul metallo giallo a livelli che nell’ultimo decennio hanno coinciso con ribassi dei prezzi. Inoltre, i principali acquirenti di oro potrebbero dover sospendere i loro acquisti a breve termine, mentre i mercati emergenti con economie più fragili potrebbero ricorrere alla vendita di oro per soddisfare il crescente fabbisogno di dollari. Vale la pena ricordare che nell’ultimo decennio i mercati emergenti sono stati acquirenti costanti di oro. L’impatto economico globale dell’epidemia di Covid-19 e il crollo dei prezzi del petrolio (un fattore chiave di afflussi di dollari per diversi mercati emergenti) potrebbero rallentare questi acquisti. Infatti, la Russia, che secondo il World Gold Council ha acquistato 158,1 tonnellate nel 2019 e addirittura 8,1 tonnellate a gennaio, ha annunciato la sospensione degli acquisti di oro a partire dal 1° aprile”.

Di conseguenza, conclude il Cio Wealth Management di Ubp, “da un punto di vista strategico, l’oro fisico dovrebbe costituire la base per la conservazione della ricchezza all’interno dei portafogli. In via tattica, abbiamo anche cercato di incrementare queste posizioni strategiche assumendo un’esposizione asimmetrica, basata sulle opzioni – che protegge da cali bruschi e permette di partecipare ai rialzi come si è visto di recente – per una parte del nostro posizionamento sull’oro”.

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