Uk, Theresa May si dimette: ecco le reazioni

Theresa May lascerà l’incarico di primo ministro il prossimo 7 giugno. Lo ha annunciato lei stessa, in lacrime, in una difficile conferenza. Nelle prossime settimane il partito conservatore dovrà scegliere il proprio nuovo leader. Ecco intanto i primi commenti finanziari.

Saker Nusseibeh, CEO, Hermes Investment Management: “Purtroppo, questa conclusione era inevitabile; ma non significa che ci troviamo più vicini alla fine di questa incertezza. Il quadro politico britannico è lacerato dal dibattito animato degli ultimi tre anni e l’equilibrio del potere negoziale tra Regno Unito Unione europea resta invariato. Quel che è certo è che Westminster ha una strada lunga e impegnativa per ristabilire la sua reputazione presso la maggioranza degli elettori e il paese ha chiaramente bisogno di una leadership che guarisca le sue divisioni”.

Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs (State Street Global Advisors): “Non sorprende che, dopo molti tentativi di far approvare il suo accordo sulla Brexit, l’isolamento del Primo Ministro Theresa May all’interno del suo stesso governo e del suo stesso partito stia per concludersi. Possiamo quindi aspettarci l’inizio di una nuova era senza incertezze per la Brexit? Probabilmente no. Potrebbe anche trattarsi di un clamoroso segnale del fatto che i risultati delle elezioni europee non sono positivi per i principali partiti, in particolare per i Tories, ma questo lo scopriremo solo domenica.

L’incertezza quindi permane e continua a pesare sulla sterlina. Il caos persiste e le probabilità di giungere a un accordo prima del 31 ottobre 2019 non sono aumentate. È difficile immaginare che l’articolo 50 venga cancellato e anche il possibile conseguente impatto positivo che questo avrebbe per la sterlina. Tuttavia ci sono alcune notizie positive: nonostante l’incertezza che grava sull’economia britannica, la disoccupazione rimane storicamente bassa, la crescita salariale è ancora positiva e l’inflazione è vicina al target della Bank of England.

In mancanza di un catalizzatore migliore, gli investitori potrebbero anche indirizzarsi in maniera prudente verso le azioni del Regno Unito. Gli investitori nazionali possono beneficiare delle esposizioni internazionali e di una sterlina più debole, mentre sul fronte obbligazionario continuiamo a concentrarci sulla parte breve della curva dei Gilt per via della mancanza di chiarezza sulla direzione che prenderanno le negoziazioni sulla Brexit.

Silvia Dall’Angelo, Senior Economist, Hermes Investment Management: “La premiership di Theresa May è giunta alla fine della corsa, dopo quasi tre anni di tentativi di ricomporre un paese profondamente diviso. In questo periodo di difficoltà è giunta ad ammettere la cruda realtà della Brexit, le sue contraddizioni e i compromessi che essa implica. Alla fine il solo consenso che è riuscita ad ottenere è stato contro l’accordo che aveva concluso con l’UE, un compromesso che non è riuscito a soddisfare né BrexiteersRemainers. Guardando al futuro, è improbabile che un nuovo leader possa condurre il paese più vicino a una soluzione del dilemma Brexit.

Innanzitutto, l’aritmetica parlamentare non cambierebbe: mentre c’è una maggioranza contro una Brexit no-deal, non c’è accordo sulla via da seguire. Il rischio è che con il prossimo leader – molto probabilmente proveniente dall’ala euroscettica intransigente del partito Tory – le tensioni istituzionali tra esecutivo e Parlamento si intensificheranno, generando potenzialmente un panorama politico ancora più frammentato e disfunzionale. La prossima fase si tradurrà probabilmente in elezioni generali anticipate, ma sono possibili altri risultati, tra cui un secondo referendum e una “no-deal Brexit” (quest’ultimo è lo scenario di default ai sensi dell’attuale legislazione Brexit). In ogni caso, è improbabile che la situazione relativa alla Brexit si risolva presto, e l’incertezza persisterà, il che continuerà a pesare sulle prospettive economiche e sulle attività finanziarie del paese”.

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