Una nuova era per le infrastrutture

A cura di Ingrid Edmund, Gestore di portafoglio senior, investimenti in infrastrutture di Columbia Threadneedle Investments

Gli investitori si stanno buttando sugli attivi infrastrutturali con un entusiasmo mai visto in passato. Al momento  della redazione del presente articolo, sembra che gli investimenti in infrastrutture non quotate siano in procinto di segnare un record per il 2018.1 Qual è il motivo? Gli attivi infrastrutturali sono in grado di offrire rendimenti relativamente elevati, che gli investitori con esigenze di reddito regolare, quali compagnie assicurative e fondi pensione, fanno fatica a ottenere nell’attuale contesto di tassi d’interesse persistentemente bassi.

Agli investitori si stanno presentando numerose opportunità, poiché il settore privato va a colmare la carenza  di finanziamenti lasciata dai governi. Secondo la Commissione europea, in Europa, dove investiamo, occorrono  2.000 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture entro il 2020  per mantenere la competitività. In un periodo di ristrettezze, si tratta di un conto che la maggior parte dei governi molto semplicemente non può permettersi di pagare.

Le infrastrutture europee necessitano di rinnovamento, ma con modalità sostenibili nel lungo periodo. Ad esempio, i porti vengono ammodernati per migliorare la funzionalità delle catene produttive, così che le merci possano viaggiare nel mondo in maniera efficiente. Questi adeguamenti migliorano le capacità dei porti, garantendo ai clienti migliori servizi.

All’opposto, l’imposizione di un nuovo e più rigido tetto sul tenore  di zolfo nel carburante marittimo rischia di abbattere i ricavi per i porti, in quanto  è possibile che gli spedizionieri si impuntino maggiormente sui prezzi. Uno scenario in continua evoluzione significa che gli investitori in infrastrutture devono valutare con attenzione le opportunità e le sfide.

Sotto molti aspetti, questa crescente enfasi sulla sostenibilità e sulle nuove tecnologie apre la strada a una nuova era per l’investimento in infrastrutture. Gli investitori non sono mai stati così attenti alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG). A nostro parere  gli aspetti ESG e l’investimento in infrastrutture sono un’accoppiata vincente. Gran parte del patrimonio infrastrutturale europeo necessita di ammodernamento per garantirne la sostenibilità.

Quando investiamo nelle infrastrutture, crediamo  che sia importante adottare un approccio lungimirante, intraprendendo progetti sostenibili e responsabili sotto il profilo ecologico, ed essere pronti ad apportare miglioramenti continui. In ultima analisi, ciò si tradurrà in rendimenti superiori e rischi ridotti, poiché l’intervento del mondo politico e delle autorità è molto meno probabile.

 

Sostenibilità e tecnologie come motori  della  crescita

Il 2019  si prospetta come un altro anno di straordinaria crescita per le infrastrutture, all’alba di una nuova era trainata dalle innovazioni tecnologiche e dalla crescente importanza della sostenibilità.

In un’ottica di investimento, riteniamo che sia fondamentale operare  una selezione oculata di opportunità. Anziché unirci alla schiera di concorrenti impazienti di partecipare a mega collocamenti di alto profilo, siamo più interessati al mercato  di fascia media,  dove abbondano opportunità spesso più convenienti in termini di valore e concorrenza.

Il tema  della sostenibilità sta acquisendo sempre più importanza. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’enorme crescita nel campo  delle infrastrutture per energie rinnovabili, specialmente parchi fotovoltaici ed eolici. Il cambiamento ha luogo a un ritmo talmente repentino che le reti elettriche non riescono necessariamente a tenere  il passo, pertanto è facile che nascano sempre più opportunità in quest’area, di pari passo con l’evoluzione del settore. Circa il 30% degli investimenti in infrastrutture riguarda fonti energetiche rinnovabili.2  Si sente molto parlare di città intelligenti. Quando diventeranno una realtà, saranno alimentate da infrastrutture sofisticate e altamente tecnologiche.

In linea di massima la distribuzione dell’energia sta diventando  più efficiente. Il teleriscaldamento, ad esempio, ha sempre fatto affidamento sull’alimentazione a gas o diesel, ma oggi si stanno diffondendo fonti alternative, come l’acqua e l’idrogeno, al pari del riscaldamento a biomassa. Il graduale ammodernamento di questi sistemi creerà  nuove opportunità per gli investitori.

Il ruolo delle tecnologie nell’aumento dell’efficienza infrastrutturale è anch’esso destinato a crescere nel 2019. Ad esempio, per le società idriche ora è sufficiente perlustrare un’area con un apposito scanner per individuare eventuali perdite,  mentre  in passato sarebbe stato necessario scavare per localizzare il problema.

 

Bilanciare rischio e rendimento

Secondo un’opinione ampiamente diffusa, il settore delle infrastrutture sarebbe stabile e prevedibile. Tuttavia, ciò è vero solo a condizione di poter contare  su una gestione impeccabile. Il mondo delle infrastrutture è sospinto da una miriade di fattori di rendimento e, analogamente, può risentire di svariati elementi di rischio.

I potenziali rendimenti in questo campo  possono risentire anche  dei cambiamenti a livello politico e normativo. Ad esempio, l’Organizzazione marittima internazionale ha introdotto un tetto dello 0,5% sullo zolfo, che tutte le navi dovranno osservare entro il 2020. Questa novità avrà conseguenze radicali sulle modalità di alimentazione delle navi, ma anche  sulle spedizioni e sul commercio in senso più ampio.

Guardando  al 2019, per gli investitori sarà più importante che mai adottare un approccio lungimirante ed essere pronti a seguire da vicino le evoluzioni politiche e normative. I proprietari di attivi a lunga scadenza impegnati nel campo  della sostenibilità avranno molte più probabilità di avere voce in capitolo dinanzi alle autorità e ai governi rispetto a chi insegue unicamente il profitto immediato.

Gli attivi infrastrutturali acquistati da un gestore in un particolare momento  sono soggetti al cosiddetto “vintage risk”, ovvero il rischio che gli attivi acquistati in un dato punto del ciclo siano difficili da rivendere in futuro, quando  i prezzi sono inferiori. Come illustrato dal grafico sopra, il settore delle infrastrutture non è caratterizzato da performance lineari, bensì da un andamento a zig-zag. Proprio per questo è fondamentale un approccio lungimirante per garantire una crescita sostenuta nel tempo.

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