Usa, Arabia, petrolio, oro e dollaro proiettano nuove ombre su Wall St.

Il cambio di tendenza al ribasso sui mercati azionari sembra trovare conferma con Wall Street incapace (almeno per ora) di riprendere con decisione quota. E agli indici cinesi che proseguono nella loro ormai storica correzione che ha bruciato oltre tre trilioni di dollari in capitalizzazione.

A gettare nuove ombre su un già di per se perturbato panorama geopolitico le recenti tensioni tra gli Usa ed il loro storico alleato, l’Arabia Saudita, dopo l’omicidio di un giornalista del Washington Post a quanto pare consumato all’interno dell’ambasciata saudita ad Istanbul. L’Arabia Saudita ha riposto con estrema fermezza alle accuse americane, non nascondendo di essere pronta a utilizzare tutti i mezzi a disposizione per rispondere a eventuali sanzioni americane.

La monarchia rompe così una pace che durava da oltre 45 anni (ovvero dal 1973 con l’embargo arabo che causò la prima crisi petrolifera) mettendo sul piatto la sua produzione di petrolio, una carta non da poco visto che il Paese produce il 10% di tutti i barili al mondo detenendo oltretutto la maggior parte della capacità produttiva potenziale atta a contrastare eventuali carenze di greggio, altro elemento assai rilevante specie in un momento in cui le esportazioni iraniane stanno rapidamente azzerandosi in forza delle sanzioni americane.

La nuova frattura sul fronte internazionale aggiunge quindi ulteriore nervosismo in un mercato già per altro deluso dai dati sulle vendite al dettaglio Usa (+0,1% contro 0,6% atteso e -0,1% contro +0,4% nella componente ex auto) e in fibrillazione per l’imminente pubblicazione del PIL cinese per il terzo trimestre atteso venerdì, con stime al 6,6% (contro il precedente 6,7%). E non mancano timori di sorprese negative dopo il pesante downgrade sulle stime di crescita del Dragone portate dal FMI qualche giorno fa.

In questo scenario, se il dollaro non sembra granchè reagire (mentro lo yen di contro continua a confermarsi come la divisa rifugio per eccellenza in questi frangenti) decisamente più spiccata la reazione dell’oro, che ha confermato il soprasso anche dei 1.220 dollari per oncia. Uno scenario che ha già spinto molte case di investimento che iniziano a delineare target compresi tra 1.300 e i 1350 dollari per oncia nell’arco di 6- 12 mesi.

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