Usa e Germania, tassi governativi invariati nell’ultimo mese

La curva per scadenze americana ha mantenuto una modesta inclinazione positiva (10 anni in area 1,8%, 2 anni in area 1,6%), confermando un sostanziale rientro dei timori di recessione mostrati in estate. Il tasso 10 anni Bund è apparso in stabilizzazione a -0,35%, il doppio del minimo assoluto toccato lo scorso settembre (-0,7%). E’ quanto sottolineano gli analisti di Eurizon nella loro view d’investimento mensile.

Spread Italia-Germania in risalita (da 130 a 160 punti base nel mese), a riflettere le tensioni politiche attorno alla Legge di bilancio 2020 e il rischio di instabilità politica in vista delle elezioni regionali di inizio anno. In marginale rafforzamento il dollaro, attestatosi in area 1,10 contro euro. Mercati azionari in rialzo con nuovi massimi assoluti per l’S&P 500, ma finalmente anche per l’Msci All Country World che non segnava nuovi massimi da inizio 2018. I mercati azionari si sono mossi ancora al rialzo grazie al proseguimento dei colloqui Usa-Cina, ma anche sull’onda degli ultimi interventi delle banche centrali. Nel dettaglio, la Fed ha abbassato nuovamente i tassi a fine ottobre, ma soprattutto ha proseguito le massicce iniezioni di liquidità (60 miliardi di dollari al mese tramite acquisti di titoli a breve). In Eurozona, a inizio novembre è partito anche il Qe2 annunciato da Draghi in settembre (20 miliardi di euro al mese).

Le incognite in cerca di soluzione

Secondo gli esperti di Eurizon, le azioni delle banche centrali, combinate con dati macroeconomici ancora complessivamente deboli, spiegano perché i tassi governativi hanno per ora interrotto il recupero dai livelli ultra depressi di settembre. Va comunque notato che, pur in un contesto di dati ancora misti, le indagini di fiducia delle imprese industriali sembrano avere interrotto la fase di peggioramento e stanno dando iniziali segnali di recupero. Sono indicazioni che nei prossimi mesi dovranno consolidarsi e soprattutto dovranno trovare conferma nei dati di attività reale, produzione industriale e scambi commerciali in primo luogo.

Una vera e propria riaccelerazione ciclica richiederà peraltro sviluppi positivi nelle negoziazioni Usa-Cina. La tregua decisa a ottobre sembra per il momento tenere e i colloqui stanno proseguendo. Sembra tuttavia allontanarsi l’ipotesi di un accordo preliminare entro fine anno. In questo caso, l’Amministrazione Usa potrebbe decidere di sospendere le nuove tariffe previste per il 15 dicembre, in modo da non ostacolare il proseguimento dei negoziati ad inizio 2020. Il tema va comunque monitorato con attenzione.

Sul fronte europeo, gli analisti di Eurizon segnalano l’inizio del programma di acquisto da parte della banca centrale annunciato nel mese di settembre. Le prime statistiche rilasciate dalla Bce sembrano premiare oltre le stime, in termini di acquisti, i titoli corporate europei. Tra i temi europei va inoltre ricordato che rimane aperto il capitolo Brexit, con le nuove elezioni nel Regno Unito previste per il 12 dicembre. L’ipotesi “Hard Brexit/no deal” sembra comunque rientrata, a prescindere dal risultato elettorale, e in questo caso il prolungarsi dell’incertezza avrebbe implicazioni solo sul Regno Unito, con limitati effetti sistemici sul resto dell’Europa.

Punti d’attenzione per lo scenario

Il rimbalzo dei tassi governativi e l’accelerazione verso l’alto dei mercati azionari avvenuti nel corso di ottobre e novembre segnalano un significativo calo dei timori di recessione globale e suggeriscono che i mercati stanno già in larga parte scontando l’ipotesi di riaccelerazione ciclica. Da qui in avanti gli investitori cercheranno conferme in questo senso, a fronte di valutazioni, e movimenti di breve periodo, che appaiono un po’ tirati, soprattutto per le attività di rischio. I segnali provenienti dall’economia e gli sviluppi nelle negoziazioni tra Stati Uniti e Cina saranno dunque da monitorare con attenzione nei prossimi mesi.

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